lunedì 10 agosto 2015

#MOSQUITO / Propaganda, già nel 1928 (Edward Louis Bernays)

La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese.
   
Oggi tuttavia si profila una reazione, la minoranza ha scoperto di poter influenzare la maggioranza in funzione dei suoi interessi, ormai è possibile plasmare l’opinione delle masse per convincerle a orientare nella direzione voluta la forza che hanno da poco acquisito. Un processo inevitabile, data la struttura attuale della società. 
La propaganda interviene necessariamente in tutti i suoi aspetti rilevanti, che si tratti di politica, di finanza, di industria o agricoltura, delle attività assistenziali o dell’educazione. 
La propaganda è l’organo esecutivo del governo invisibile. L’istruzione generalizzata doveva permettere alla persona comune di padroneggiare l’ambiente in cui viveva. Se dobbiamo credere all’ideologia democratica, dopo aver imparato a leggere e scrivere, essa avrebbe avuto le capacità per governare, l’alfabetizzazione di massa invece le ha consegnato una serie di idee stereotipate, sorta di stampini con slogan pubblicitari, editoriali, informazioni più o meno scientifiche, futilità della stampa scandalistica e luoghi comuni attinti dalla storia. Gli stampini sono riprodotti in milioni di copie ed è sufficiente esporli a stimoli identici, perché abbiano tutti la stessa impronta. Può sembrare eccessivo affermare che il grande pubblico americano debba la maggior parte delle sue idee a una tecnica di vendita all’ingrosso, eppure il dispositivo che consente la loro diffusione su grande scala si chiama propaganda, cioè, in senso ampio, ogni attività organizzata per diffondere una credenza o una dottrina particolare.

Questo grande principio secondo cui i nostri atti sono in larga misura determinati da motivazioni che dissimuliamo a noi stessi, è valido sia per la psicologia collettiva che per quella individuale. Il propagandista che vuole avere successo deve scoprire queste motivazioni nascoste, senza accontentarsi delle spiegazioni che gli individui danno per giustificare il loro comportamento. A questo riguardo non basta conoscere bene la meccanica sociale, il gioco dei vari gruppi, i contrasti e i legami. Un ingegnere che sa tutto sui cilindri e sui pistoni di una locomotiva, non riuscirà mai a metterla in moto se ignora come il vapore reagisce alla pressione. Il vapore che fa funzionare la macchina sociale sono i desideri umani. Il propagandista deve studiarli in profondità, solo così riuscirà a controllare quel grande meccanismo, le cui varie componenti sono malamente collegate, ma che costituisce la società moderna.

Visto che in democrazia il gregge, altrimenti detto il gruppo, segue i capi che ha scelto, non sarebbe allora opportuno insegnare ai giovani che si preparano a svolgere un ruolo dirigente, le tecniche dell’autorità, oltre a quelle che si rifanno ai grandi ideali?

La propaganda esisterà sempre e le persone intelligenti devono capire che essa offre uno strumento moderno da adoperare per finalità positive: creare l’ordine partendo dal caos.

*** Edward Louis BERNAYS, 1891-1996, pubblicitario statunitense di origine viennese, fondatore delle Public Relations (con Ivy Lee, 1877-1934), Propaganda. Della manipolazione dell'opinione pubblica in democrazia, Horace Liveright, New York, 1928, traduzione di Augusto Zuliani, Lupetti editore, 2013

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dalla prefazione dell'edizione italiana:
Un aneddoto che contribuisce a definire il personaggio Bernays riguarda il trattamento riservato al proprio autista, a completa disposizione per 24 ore, ma pagato solo 25 dollari la settimana e con mezza giornata di ferie ogni due settimane, e a chi gli faceva notare che era un’ingiustizia, rispondeva ironicamente: «Ma questo accadeva prima che le persone acquistassero una coscienza sociale».


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