lunedì 13 luglio 2015

#LIBRI PREZIOSI / Stato di minorità, di Daniele Giglioli (recensione di M. Ferrario)

Daniele GIGLIOLI, "Stato di minorità", Laterza, 2015
pagine 108, € 14,00, ebook € 8,99

Un piccolo libro che è una chicca.
Pensieri fastidiosi, come appunto devono essere i pensieri che fanno pensare.
Una scrittura lucida, che impegna il cervello: presuppone basi minime, ma non scontate, di consapevolezza culturale, ma soprattutto voglia di riflettere attorno al concetto di 'impotenza', lo 'stato di minorità' in cui ci troviamo a vivere (sopravvivere?) anche, e soprattutto, per la grave malattia in cui versa la politica, ormai pressoché moribonda. Gli effetti li misuriamo quotidianamente: il mondo sembra procedere senza di noi, ci sfugge ogni presa sulla realtà e il nostro ruolo di cittadini, le (poche) volte in cui proviamo ad affermarlo, risulta ininfluente, come pestassimo acqua nel mortaio.

Lo spunto è un'analisi serrata, precisa, acuta, davvero ricca di rivoli problematici, di una delle ultime opere di José Saramago, Saggio sulla lucidità (2004).
Scrive in apertura Daniele Giglioli: «Non propongo diagnosi né ricette, e nemmeno mi interessa trasformare l'analisi in una sentenza. Non porto argomenti per decretare che oggi l'agire sia impossibile, e se li avessi non li direi e non scriverei; così non è, in ogni caso. Mi limiterò a mostrare cosa accade quando viene avvertito come tale. Non per questo però la descrizione sarà neutra. L'obbiettivo di questo saggio non è tanto la constatazione quanto l'elaborazione di un lutto.»

Lo svolgimento del tema è in linea con la promessa. L'autore non è neutro, ma cerca di mantenersi rigorosamente fedele all'analisi, senza cadere in sentenze e senza proporre soluzioni.
Stabilire se questo processo di indagine, intelligente e brillantemente argomentata, serve alla 'elaborazione del lutto' deve essere lasciato, ovviamente, al singolo lettore: forse qualcuno può trarne giovamento, ma forse qualcun altro potrebbe trovare argomenti per alimentare la sua sconsolazione e restare ulteriormente 'incistato' dentro questa 'perdita'.
Personalmente, ripeto sempre una mia (banale, ma ferma) convinzione: anche quando la consapevolezza non risolve, in genere aiuta. A produrre, anche e soprattutto nei confronti della 'negatività', uno sguardo più 'forte' e dunque anche meglio attrezzato a governare i dati di realtà, specie se spiacevoli.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura


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Diversamente da quanto in genere si crede, infatti, non è il trauma a generare l’impotenza, ma l’impotenza a generare il trauma. Trauma non si dà di per sé quando accade qualcosa di negativo, ma quando il soggetto esposto al negativo non si trova nelle condizioni di elaborare una risposta (psichica, linguistica, culturale, politica...). Per questo i traumi infantili sono i più incurabili – in-fante è colui che non ha accesso al potere del linguaggio. Il trauma rende bambini, e chi è più impotente del bambino? Non ogni esperienza del negativo viene affrontata in termini di trauma: a determinarlo non è la qualità dell’evento, ma l’impossibilità di organizzare una reazione. (Daniele Giglioli, Stato di minorità, Laterza, 2015)

C’è trauma dove non è possibile l’azione. Il trauma è una condizione di minorità, l’esatto opposto del motto della modernità sintetizzato da Kant nel 1784: camminare eretti, divenire adulti, uscire dallo stato di minorità. La sua funzione, la sua utilità, il tornaconto che promette (nel senso in cui Freud parlava di «tornaconto secondario della malattia») è la possibilità di trovare un mito di fondazione al senso di impotenza: non posso farci nulla, sono traumatizzato; come potrei, come potreste pretendere qualcosa da me? Un mito la cui verità si legge in trasparenza nel contrario: mi traumatizza non tanto il negativo – che c’è oggi come sempre c’è stato; non viviamo mai né i tempi migliori né i tempi peggiori – ma il fatto di non poterci fare nulla, di non poter cioè includere la negatività, che non è solo distruzione ma anche trasformazione, nella mia posizione soggettiva. (Daniele Giglioli, Stato di minorità, Laterza, 2015)
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