domenica 19 luglio 2015

#LINK / Felicità e crescita si sono separate (Roberto Petrini)

Un gruppo di economisti dell'Università Politecnica delle Marche ha ricostruito la serie storica del Bes, l'indice del benessere 'equo e sostenibile' dell'Istat. 
Fino agli anni Sessanta, la crescita del Pil andava a braccetto con quella della qualità della vita. Poi la cesura, che rischia di essere irreversibile

(...) La prova scientifica della divaricazione tra crescita del Pil e livello del benessere arriva da uno studio in corso di pubblicazione dell'Università Politecnica delle Marche, "Eravamo poveri ma felici? Il benessere equo e sostenibile in Italia 1861-2011". 
Per la prima volta gli economisti del gruppo che fa capo a Mauro Gallegati, stretto collaboratore di Stiglitz, hanno ricostruito la serie storica del Bes, cioè dell’indice del benessere "equo e sostenibile", che dal 2010 viene elaborato dall'Istat su iniziativa dell’allora presidente Enrico Giovannini e sulla spinta dell’importante movimento scientifico che negli ultimi anni, da Amartya Sen allo stesso Stiglitz, chiede una misurazione più realistica del benessere di una società.

Ebbene, il gruppo di Ancona (composto da Mariateresa Ciommi, Barbara Ermini, Andrea Gentili, Chiara Gigliarano e Francesco Chelli) ha adottato la metodologia ufficiale del Bes-Istat, che considera 134 aspetti, dalle condizioni economiche all’ambiente, passando per salute, educazione, condizioni di lavoro e partecipazione sociale, e l’ha applicata alle serie storiche dall’Unità d’Italia (1861) ai giorni nostri (2011). Centocinquanta anni esatti di qualità della vita.

Il quadro che emerge è sorprendente: per la prima volta si ha l'evidenza storica dell’effetto del Pil sulla qualità della vita o, se vogliamo, sulla felicità pubblica. Dall'Unità d’Italia fino agli Anni Sessanta del secolo scorso più cresceva il Pil procapite, cioè più cresceva l’attività economica misurata in termini di prodotti e servizi, più aumentava la qualità della vita misurata dall’Indice Bes storico, che comprende ambiente, fattori sociali, educazione e salute. Negli Anni Sessanta il meccanismo si inceppa: il Pil continua a crescere, cumulando storicamente sempre un segno 'più', nonostante le crisi, ma il benessere invece entra in stallo, si ferma e comunque non aumenta più trascinato dal Pil. Dagli Anni Ottanta il divario diventa marcato tanto da apparire pericolosamente irreversibile. (...)

*** Roberto PETRINI, giornalista, Si stava meglio quando si stava peggio: felicità e crescita non vanno più di pari passo, 'la Repubblica', 17 luglio 2015

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