martedì 12 marzo 2019

#RITAGLI / Usa, ma la letteratura deve creare disagio (Jhumpa Lahiri)

Credo che la letteratura debba creare disagio. Nelle università degli Stati Uniti abbiamo smesso di leggere libri che ci mettono in discussione. Un romanzo come Lolita di Nabokov è stato accantonato. Mi chiedo dove arriveremo di questo passo. Finiremo per bandire Ovidio o Shakespeare?.

[D: Accade anche nel suo ateneo, a Princeton?]
Una volta, stavo tenendo un corso su Primo Levi, un mio studente di origine ebraica si è rifiutato di leggere Se questo è un uomo. Diceva di trovarlo troppo disturbante. Cosa fare?.

[D: Spiegargli il valore di Levi?]
Rimane però il timore che lo studente possa lamentarsi, raccontare di essere stato costretto a leggerlo. Qualche tempo fa avrei voluto tenere un corso su Ágota Kristóf, un mio collega mi ha dissuasa. Pensaci bene - mi ha detto - è roba forte. È questo il clima nelle università americane. La scorsa primavera ho parlato in aula di Hemingway. Grande scrittore, ma con un atteggiamento controverso verso l'universo femminile. In clima post #MeToo la scelta era delicata, tanto più che le lezioni erano seguite da tutte donne.

[D: Si applica all'arte uno schema morale troppo rigido?]
Come la vita, la letteratura è lì per ricordarci che non tutto è sotto controllo, che anche una bestia può essere guardata come un essere umano. Non deve rassicurarci, semmai avere un potere straniante.

***  Jhumpa LAHIRI, 1967, scrittrice statunitense di origine indiana, intervistata da Raffaella De Santis, Jhumpa Lahiri: da noi in America anche Primo Levi rischia la censura, 'la Repubblica', 9 marzo 2019, qui


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