sabato 1 agosto 2015

#RITAGLI / Anoressia, ma il bersaglio vero non è il cibo (Sarantis Thanopulos)

L’anoressia è un disagio psichico così rappresentativo della società che si affaccia al nuovo millennio, da poter essere usata come metafora del suo modo di funzionamento più profondo. Rappresenta la regressione dell'isteria patologica verso un crinale melanconico e porta il narcisismo, che ha dominato la scena sociale nella seconda metà del novecento, ai suoi aspetti più mortiferi, devitalizzanti.
È una perversione della soggettività che fa della negazione del desiderio la ragione prima dell'esistenza. Censura severamente la relazione erotica con la vita, nel punto in cui essa è ferita profondamente. Sancisce un disconoscimento radicale dell'oggetto desiderato e si difende dal conseguente effetto depressivo, promuovendo una trasformazione fallica estrema della struttura psicocorporea, che va ben al di là dell'androginia per raggiungere la sua più profonda essenza.   
Per quanto si manifesti come rifiuto del cibo, il bersaglio vero dell'anoressia sono l'intensità,  la profondità  e l'espressività erotica della struttura psicocorporea, che è prosciugata e contratta nella sua componente femminile. Il dimagrimento estremo tende verso la configurazione di un’esistenza spogliata della sua materia viva e funzionante come  principio spirituale, energia pura. La psiche tende a dissociarsi dal corpo ed è sedotta dal l'ideale di un'esistenza autocratica che può sfidare la morte.
L'anoressia è affrontata come patologia dell'alimentazione perché si perde di vista che ciò che è represso, in realtà, è  il desiderio sessuale alle sue radici. (...)

La cura dell'anoressia secondo parametri puramente cognitivi che puntano sull'interesse materiale (ai valori nutritivi e di salute) e ignorano la ferita della soggettività desiderante, è fallimentare (senza nulla togliere all'impegno necessario dei medici a garantire la sopravvivenza del  malato). Crea un compromesso minimo che da una parte garantisce un'attività limitata di vita e dall'altra salvaguarda le ragioni dell'anoressia: la prevalenza dello scheletro sulla carne viva.
La cultura dominante nella terapia dell'anoressia, che tratta i soggetti che ne soffrono come una madre che cura i figli privilegiando i fattori quantitativi, riflette l’ossessione della dieta corretta, l’ “ortoressia” del vivere che della società attuale è una struttura portante. La coltivazione di un corpo sempre più  disincarnato nella sua deriva salutistica, che non riesce a vedere nell'anoressia il suo perturbante riflesso.

*** Sarantis THANOPULOS, psicoanalista, Ortoressia del vivere, 'pol.it - psychiatry on line Italia', 26 luglio 2015

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