mercoledì 12 agosto 2015

#MOSQUITO / Figli, farsi 'vomitare' fuori dai genitori (Claudio Risé)

Per vivere la propria vita, e non quella che altri vorrebbero, non è solo il mondo della madre che l’uomo deve essere disposto a lasciare. 
Spesso il padre è un “padre-padrone”, fortemente possessivo, che tende a inglobare maternamente i figli nel proprio mondo invece di svolgere la sua funzione psicologica: affrancarli ed emanciparli perché trovino la loro strada e le loro forze. È questo un tipo arcaico di figura paterna, non ancora ben differenziato dal femminile e dal materno. Un tipo di padre oggi sempre più diffuso, anche per l’attuale confusione tra i due generi e la pulsione orale a divorare e incorporare gli oggetti d’amore proposti dalla società industriale e del consumo. 
Nella mitologia greca questa fase del mondo maschile e paterno, non ancora separato dal femminile e terrorizzato dalla prospettiva che la vita possa continuare al di fuori del suo controllo, è rappresentato dai primi dèi-padri, Urano e poi Crono, che mangiano i propri figli. Senza smembrarli, ma conservandoli nella propria pancia, come una madre che non accetti il distacco dal figlio, il rischio del suo abbandono e della sua rivolta. 
Come nei miti, i figli di questi padri-madri negativi devono trovare il modo di farsi “vomitare” dal genitore avido, che vuole tenere tutto sotto controllo, per poter iniziare una vita autenticamente personale.

*** Claudio RISE', 1939, psicoanalista di matrice junghiana e saggista, Il maschio selvatico/2. La forza vitale dell'istinto maschile, San Paolo Edizioni, 2015



Sempre in Mixtura, 1 altro contributo di Claudio Risé qui

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