martedì 10 marzo 2020

#FAVOLE & RACCONTI / Una vita di canne (Massimo Ferrario)

Una vita di canne: la marijuana era la cosa che più gli piaceva.
Appena poteva, si faceva uno spinello.
Per il resto aveva avuto la fortuna di un lavoro che gli consentiva di pagarsi grandi divertimenti: sesso, musica, viaggi in tutto il mondo, alberghi lussuosi, vestiti firmati, vacanze faraoniche.
E poi tutte le trasgressioni possibili: più erano vietate, più godeva nello sperimentare il brivido.

Un giorno, ancora giovane, muore per infarto. 

Sale al cielo e l'Angelo del Cancello, guardando nel registro e leggendo della sua vita dissoluta, scuote il capo.
"Mi spiace, sei ancora un bel giovane, ma hai buttato via la tua vita. Il tuo destino purtroppo è segnato e io non posso mutarlo. Qui, nel librone, in rosso e a tutte maiuscole, c'è scritto 'inferno'."  
E gli indica un grande portone alle sue spalle.

Il giovane in fondo se l'aspettava. 
Va verso il portone e lo apre. 

Immaginava di vedere fuoco e fiamme dappertutto, con grandi diavoli che inforcano le anime tra lamenti, pianti, urli. 
Niente di tutto questo.
Solo un campo immenso, sconfinato. Tutto di marijuana: alta, rigogliosa, verdeggiante. 
In mezzo un piccolo diavolo: che gli sorride per dargli il benvenuto. 

Il giovane, stupito, si stropiccia gli occhi.
"Ma è questo l'inferno?"
Il piccolo diavolo annuisce.
"E tutto questo campo? Tutta questa erba?"
"Marijuana: della migliore qualità. A perdita d'occhio."
"Ma è incredibile", commenta il giovane.

Si lascia cadere in mezzo al campo: supino, braccia e gambe aperte, a guardare l'azzurro intenso del cielo. 
Continua a non crederci. 
"L'inferno, questo?".
E pensare che ogni tanto, in vita, aveva dovuto scacciare l'immagine minacciosa di quello che avrebbe potuto capitargli dopo la morte. Gliel'aveva inculcata la madre, povera donna tutta casa-e-chiesa, quando lo ossessionava ripetendogli: 'caro il mio figliolo, se non ti darai una regolata, finirai  tra le fiamme all'inferno".

Scivola in un dolce torpore. Si addormenta.

Quando si sveglia, impiega qualche secondo per recuperare cosa gli è accaduto e dove è finito. 
Si alza, ricorda, sorride.
Si guarda in giro.
Ai margini del grande campo, coperti da panni per meglio conservare il contenuto, sono impilati dei sacchi.
Si avvicina ad uno di questi: toglie il panno. E' tabacco, di ottima qualità.
Accanto, altri sacchi: marijuana tritata.

Se non fosse già arrivato in cielo, come si usa dire, sarebbe al... settimo cielo.

Non rimane che controllare in tasca: c'è tutto l'occorrente.
Recupera le cartine.
E, con calma, pregustando il godimento del dopo, si rolla un cannone. Enorme.
Poi se lo appoggia sulle labbra, soddisfatto.

E' a quel punto che ha un colpo.
Rimette la mano in tasca, rovista bene.
Niente.
Frena una bestemmia: anche se è all'inferno, forse non è il caso, pensa...

Cerca con lo sguardo il diavolo col quale ha parlato appena arrivato e lo individua a un centinaio di metri di distanza: finge di essere distratto, ma non ha perso un fotogramma.
Il giovane si tranquillizza: con la canna in bocca, gli si avvicina tutto felice: 'problema risolto', si dice, convinto.
"Scusa, amico, con me ho sempre tutto, ma stavolta, non so perché, mi manca l'accendino. Hai da accendere?"

Il diavolo era preparato: in questa sezione di inferno succede sempre così.
E' il suo divertimento: prima ancora di rispondere, ha la risata pronta.

Il giovane non capisce: un po' si irrita.
Il diavolo ritorna serio.
"No, ragazzo, per accendere ci vuole il fuoco. E questo, che è uno strano inferno, non ha fuoco. Tu capisci: se l'avessimo, sarebbe un paradiso." 

*** Massimo Ferrario, Una vita di canne, per Mixtura - Riscrittura di una barzelletta diffusa in internet


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