Proiettili veri contro persone che non erano una minaccia immediata. Decine di morti, vittime colpite alla testa e al torace. Migliaia di feriti: e ricordiamo che qui "ferito" può significare avere le articolazioni colpite e distrutte da un proiettile ad alta velocità, per fare un solo concreto esempio; ferito, in guerra, spesso vuol dire che non guarirai mai più.
"Siamo di fronte una violazione degli standard internazionali e, in alcuni casi, a quelle che paiono uccisioni intenzionali che costituiscono crimini di guerra" dice Amnesty International, rinnovando l'invito alla comunità internazionale a sospendere la fornitura di armi a Israele.
Difficile non essere d'accordo. Quella di ieri è stata una strage. E le violazioni dei diritti umani commesse dai cosiddetti Stati democratici non riguardano solo le vittime dirette, le migliaia di famiglie che piangono i morti e i feriti di ieri. Con tutto quello che si portano dietro - la svalutazione della vita umana, la segnaletica "dagli al civile, tutto è permesso e nessuno paga mai!", la generazione di sofferenza e odio - questi crimini ci riguardano tutti, sono una minaccia alla pace a alla sicurezza di tutti.
*** Cecilia STRADA, sociologa, saggista, già presidente di Emergency, facebook, 15 maggio 2018, qui
Vedi articolo di Nicolò Canonico, Israele spara e uccide decine di palestinesi nel giorno dell'ambasciata Usa a Gerusalemme, 'L'Espresso', 14 maggio 2018, qui
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