lunedì 16 gennaio 2017

#RITAGLI / Colloqui di lavoro, i candidati non sanno presentarsi (Stefano Innocenti)

(...) I candidati non sanno presentarsi in un contesto professionale, non sanno raccontarsi. Questo almeno secondo i dati della ricerca “Your Story @Work 2016” commissionata da LinkedIn a Censuswide: il 48% rivela di avere difficoltà a spiegare bene il proprio profilo professionale ed il 66% tende a svalutare le proprie competenze per timore di apparire “vanitoso”. Soprattutto, molti tendono a presentarsi utilizzando parole così abusate da suonare ormai vuote e prive di qualsiasi significato: sempre LinkedIn segnala infatti annualmente le buzzwords, ovvero le parole usate un po’ da tutti all’interno dei propri profili e che sarebbe più conveniente evitare.

E’ chiaro che presentarsi come tutti gli altri non possa giovare alla propria candidatura. Ma intendiamoci, la colpa non è certamente solo dei candidati. Ogni volta che un nuovo sito, applicazione o start-up promettono di rivoluzionare il recruiting attraverso le magie di qualche misterioso algoritmo capace di fornire il match perfetto fra candidato e azienda solo sulla base dell’analisi dei dati e senza alcun bisogno di fare un colloquio, non posso che farmi la stessa domanda: “Perché?”. Che le aziende vogliano ridurre i costi della selezione, in termini di tempo e risorse impiegate, è perfettamente comprensibile. Un po’ meno che lo si voglia fare con il supporto del freddo calcolo, andando a trasformare tutti gli elementi coinvolti nella scelta finale in parametri rigidamente numerici, cercando di ottenere una sorta di oggettività che possa promettere un qualche tipo di risultato sicuro in una attività che di “meccanico” ha ben poco. (...)

*** Stefano INNOCENTI, consulente, esperto di personale, Ai colloqui di lavoro non si assume una check-list. Statisticamente, i candidati non sanno presentarsi come dovrebbero e i selezionatori fanno le domande sbagliate. Aneddoti e consigli, senzafiltro', 11 gennaio 2017

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