In tempi recenti sono morti Umberto Eco, Paolo Poli, Carlo Azeglio Ciampi e, ieri, Dario Fo. I quattro hanno in comune diversi aspetti, riassumibili nel fatto di aver dato lustro come nessun altro al nome dell’Italia nel mondo nei loro rispettivi campi. Non è un caso che la stampa di tutto il pianeta abbia riportato e commentato la loro scomparsa, dall’Europa alla Nuova Zelanda, con lunghi articoli anche molto toccanti, in certi casi.
Nella mia infinita ingenuità sono portato a pensare che quando scompaiono personalità così somme, per le quali il termine di “genio” non è usato, per una volta, a sproposito, l’umanità intera venga investita da un universale sentimento di sconforto per la perdita e di celebrazione del profilo di questi immensi Maestri.
Oggi però, rispetto al passato, esistono i social network. Sono uno strumento tecnologico che consente a tutti, ma proprio a tutti di rendere nota la mondo la loro opinione su qualunque cosa, magari infarcendola di pure sciocchezze, bugie, falsità create per diffamare. Strumenti che consentono a qualche milione di frustrati di vomitare tutta la loro fiele e invidia contro chiunque, nella vita, ha saputo mettere a frutto il proprio talento, magari non comune, e ha giustamente raggiunto il successo. (...)
*** Sciltian GASTALDI, scrittore e giornalista, Facebook, quando gli haters continuano a insultare anche post mortem, 'blog ilfattoquotidiano.it', 14 ottobre 2016
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