giovedì 13 ottobre 2016

#LIBRI PREZIOSI / "Le ragioni del No", di Duccio Facchini (recensione di M. Ferrario)

Duccio FACCHINI, "Le ragioni del No. 
Guida al voto per il referendum costituzionale"
Altreconomia, 2016
pagine 69, formato ebook € 1,99

Conoscere per decidere
Se si vuole stare al merito sia di quanto dice la nuova legge elettorale (ieri imposta con voto di fiducia e considerata una legge perfetta, invidiata dall'Europa tutta, e oggi messa in discussione dallo stesso promotore, Renzi, che si dichiara disponibile a far saltare ogni 'paletto' se il Parlamento lo vuole) che di quanto scrive, nei suoi nuovi 47 articoli, la riforma costituzionale Renzi-Boschi oggetto del prossimo referendum, non è facile raccapezzarsi. 
E infatti, anche per questo, è più comodo buttare tutto in propaganda, usando appelli retorici al 'cambiamento', bello di per sé, e drammatizzando le conseguenze, definite apocalittiche, se vincerà "l'altra parte".

Questo breve libro, agile anche perché in formato ebook, curato da Duccio Facchini, giornalista di 'Altreconomia', saggista e attivista civile, aiuta a stare sui contenuti. 
Dichiara la sua posizione con nettezza fin dal titolo, ma cerca di analizzare i testi e di ripercorrere le tappe storiche della loro elaborazione, con l'aiuto di esperti costituzionalisti: senza faziosità, minimizzando la 'partigianeria' e sforzandosi di argomentare le ragioni per cui sarebbe utile votare no. 

In particolare, i 47 articoli della proposta di riforma costituzionale sono indagati uno per uno con un linguaggio che cerca di rendere chiaro e comprensibile anche ciò che nel testo è quanto mai confuso e pasticciato.

In apertura del volume, una citazione di Stefano Rodotà, assai appropriata per i tempi che stiamo vivendo, ha evidentemente ispirato il lavoro: «L’informazione corretta, non falsificata, è premessa indispensabile per il voto consapevole dei cittadini, e chi ha le conoscenze necessarie deve metterle a disposizione di tutti».

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La “revisione” riduce le tematiche sulle quali le Regioni potranno legiferare: un paradosso, perché - a parole - si è appena istituita la Camera rappresentativa delle “istituzioni territoriali”. Invece modificando l’attuale Titolo V della Costituzione (in particolare l’articolo 117) si abolisce la legislazione concorrente e si restringono le competenze legislative delle Regioni. (Duccio Facchini, "Le ragioni del No. Guida al voto per il referendum costituzionale", Altreconomia, 2016)

Lo stato di guerra è in mano alla maggioranza: infatti non sarà più deliberato da entrambe le Camere ma dalla sola Camera dei deputati “a maggioranza assoluta”: ciò significa che, al netto della prassi oggi vigente delle missioni internazionali all’estero decretate dal Governo e ratificate dal Parlamento in spregio all’articolo 11 della Costituzione, l’unica lista “premiata” dall’“Italicum” - poniamo con il 25% di consensi tra i votanti al primo turno - potrà assumere da sola una decisione di questa gravità e portata. (Duccio Facchini, "Le ragioni del No. Guida al voto per il referendum costituzionale", Altreconomia, 2016)

Il meccanismo del premio di maggioranza assegna il 54% dei seggi della Camera dei deputati alla “lista” che al primo turno sopraggiunge alla soglia del 40% dei voti validi o prevale al ballottaggio (senza soglia). “La 'legge truffa' del 1953 - spiega Lorenza Carlassare - era niente al confronto di questa revisione, dato che il premio lo davano alla coalizione - non a un partito - che raggiungeva al 50%. ovvero a chi aveva già la maggioranza. Se nessuno raggiungeva il 50% + 1 il premio non scattava. Il punto chiave non è che la soglia è al 40% ma che si va al ballottaggio, senza possibilità di coalizzarsi. Questo partito si prende con poco più del 20% tutto il potere, con il Governo, influisce sulle più alte cariche dello Stato. Alla Camera i deputati sono 'selezionati' e in gran parte obbedienti”. Inoltre, il premio è del tutto illogico: come spiega l’avvocato Felice Besostri è “inversamente proporzionale” al consenso: se sono sempre 340 i seggi assegnati alla lista “vincente”, il premio sarà paradossalmente tanto maggiore quanto è più bassa la percentuale di voti ottenuti. (Duccio Facchini, "Le ragioni del No. Guida al voto per il referendum costituzionale", Altreconomia, 2016)

Un altro artificio retorico è il “mito” della governabilità: i fautori della riforma rivendicano l’esigenza assoluta della governabilità sostenenendo che “il Parlamento blocca l’attività del Governo”. Ma l’82,1% delle leggi approvate nella XVII legislatura (iniziata il 15 marzo 2013) è partito dall’esecutivo e in ben 52 casi sui Ddl governativi è stata posta la fiducia. Nella XVI, 2008-2013, la quota è stata del 76%. Le statistiche parlamentari ci dicono che nella legislatura 2008-2013 le leggi di iniziativa del governo, che assorbono in massima parte la produzione legislativa, sono arrivate all’approvazione definitiva mediamente in 116 giorni. Addirittura, per le leggi di conversione dei decreti legge sono bastati 38 giorni, 26 per la conversione dei decreti collegati alla manovra finanziaria. (Duccio Facchini, "Le ragioni del No. Guida al voto per il referendum costituzionale", Altreconomia, 2016)

“Il punto più debole di questa riforma - ha sostenuto il presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo - è che è stata fatta da poco di più della maggioranza assoluta; una maggioranza politica momentanea che poi si appella al 'giudizio del popolo'. Invece i Costituenti parlavano di 'casa comune': la Costituzione deve essere qualcosa che viene riconosciuto da tutti”. (Duccio Facchini, "Le ragioni del No. Guida al voto per il referendum costituzionale", Altreconomia, 2016)
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