domenica 1 maggio 2016

#RITAGLI / Utilitarismo, razionalismo, autismo sociale (Miguel Benasayag)

[D: Viviamo in una società schiacciata dal peso e dai “limiti dell’utile”. Non solo il discorso economico preso in sé, ma anche la scuola, la formazione dei giovani, persino la “cura” intesa in senso lato, sono oramai improntati a standard di mera efficienza e funzionalità. Non se ne esce, sembra. C’è un modo per sottrarsi a questa logica “triste” che antepone cifre e calcoli alla persona umana?]
Il problema di questa visione utilitaristica, oramai dominante, è che rende assoluta una dimensione comunque reale, ma relativa. L’utilitarismo vorrebbe presentarsi come l’unica realtà possibile, cogliendo però una sola dimensione della vita. Per resistere a questa logica bisogna sviluppare e valorizzare altre dimensioni molteplici della vita sociale e personale. Soprattutto ora, in un momento di forte crisi, recuperando, ad esempio, la dimensione del dono e del gratuito. Il legame sociale è sempre stato fondato sulla logica del dono e del contro-dono, non solo su quella dell’utile. Quando lo studioso francese Marcel Mauss studiò questa logica, negli anni Venti del secolo scorso, mise in evidenza il complesso rapporto tra la libertà del donatore e l'obbligo morale del ricevente. La consegna del dono si svolgeva all'interno di un rito, Mauss studiò infatti il potlàc, ossia la cerimonia che fondava l’economia del dono in alcune tribù indiane del nordamerica, ma presto comprese che la logica del dono era conservata anche nelle società più moderne, le sue tracce erano pero nascoste a una “profondità antropologica” profonda. Anche oggi possiamo affermare che ogni società, non solo quelle arcaiche, mantiene come modalità di regolamento del legame sociale pratiche più o meno “sacrificali”: si dona, sacrificando parte delle proprie ricchezze, rinunciando a parte del proprio possesso, garantendo al sistema di non divorarsi da sé.

[D: Crede sia davvero possibile questo ritorno al dono? La nostra è una società molto, molto più complicata - non dico meno complessa, dico più "complicata" - rispetto a quelle scoperte e descritte dagli scienziati sociali nella prima parte del XX secolo... Allora, un altrove sembrava ancora possibile. Oggi anche immaginarselo come utopia, questo altrove, è impresa da folli... Ma forse nemmeno i folli sanno più sognare, sono ridotti a deliri da rotocalco...]
Sicuramente è così, ma aggiungerei che in quanto uomini della cosiddetta tarda modernità siamo parte di una società che per la prima volta nella storia pretende di non essere in nulla e per nulla dedita al sacrificio, una società che si dichiara e si vuole integralmente razionalista. Ciò implica che il nostro mondo – ricco, edonista, occidentale – sia sempre più legato a un scambio “razionale”, avendo apparentemente espulso da sé la logica del dono. Il sistema del sacrificio, però, non può essere superato semplicemente ignorandolo, come pretendono i “nostri” economisti, per questa ragione il dono risiede ancora – rimosso e negato a parole – sotto forme e modalità sinistre, pericolose e perverse. Il nostro lavoro consiste nel portare in piena luce questo contenuto rifiutato, spiegando che la vita si muove su molteplici livelli di complessità che si allontanano dalla logica utilitaristica. Il pensiero della gratuità è certamente una porta, e non la minore, per accostarsi alla comprensione di questa complessità. (...)

[D: Non le pare vi sia una tendenza generale all’apatia e all’autismo sociale e il conflitto venga invece accettato solo quando assume tratti autodistruttivi e non trasformativi?]
Personalmente penso che ci sia una perdita di potenza a tutti i livelli. Questa diminuzione di potenza assume la forma di una perdita della dimensione del conflitto.
Il problema, però, risiede nel fatto che la nostra società convoglia tutte le dimensioni del conflitto nella lotta. Può sembrare un paradosso, ma per diminuire la violenza in circolazione bisogna al contrario sviluppare la molteplicità dei conflitti, sottrarli a quell'unica dimensione.

*** Miguel BENASAYAG, 1953, psicoanalista argentino, intervistato da Marco Dotti, 'vita', 23 settembre 2015
https://it.wikipedia.org/wiki/Miguel_Benasayag

LINK intervista integrale qui


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