martedì 17 novembre 2015

#SGUARDI POIETICI / La bestemmia (M. Ferrario)

Quando Dio è con noi
non è lui:
è solo il nostro 
dio.

Se un dio ci fosse
starebbe con tutti:
e allora sarebbe 
Dio.

Ma se Dio ci fosse
- è stato già detto mille volte -  
si renderebbe visibile 
in modo chiaro e inequivocabile:
non giocherebbe a nascondino
con la sua onnipotenza e la sua infinita bontà
e non se ne starebbe assente 
- indifferente o complice - 
a contemplare le nostre 
carneficine.

Siamo solo 
soli,
soli con noi stessi:
incapaci di accettare 
la solitudine umana che è umana
e incapaci di stare 
- semplicemente, 
difficilmente -
noi tra noi 
con noi.

Siamo fatti di terra per la terra:
e i sogni di cielo
ci sono indispensabile nutrimento
per camminare sulla terra 
- anche insieme - 
e con l'anima accesa.
Non per altro: 
il cielo resta in cielo
e noi restiamo qui sulla terra per tornare 
terra.

Tutti custodiamo in cuore
- preziosamente -
un sano e naturale bisogno di 
dio.
Ma il bisogno di dio non è 
Dio.
E non abbiamo ancora imparato 
che crederlo 
porta spesso - troppo spesso - 
alla bestemmia.

Troppe volte la fede oltre noi 
è diventata motore di scempi
di anime soffocate e di corpi dissanguati.
Troppe volte noi che siamo terra 
abbiamo - comodamente, 
colpevolmente - delegato al cielo
- al semplice costo di qualche preghiera
che non costa -
ciò che dalla terra è 
indelegabile.

Forse solo l'utopia - concreta, 
terrena e rigorosamente minuscola -
di una fiducia in quell'umano che è in noi
- il limite, ma anche la possibilità;
il destino, ma anche la responsabilità -
potrà farsi testardo 
incoraggiamento 
una vita di eguali e diversi:
l'unica vita per cui sia valore 
vivere.

Allora non sarà cielo: 
ma avremo piedi ben piantati dentro la terra
e lo sguardo tutto orizzontale
e sarà - finalmente - 
(con)vivere.

*** Massimo Ferrario, La bestemmia, per Mixtura, 16 novembre 2015. In occasione degli attentati di Parigi della notte del 13 novembre 2015.

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