lunedì 18 maggio 2015

#TAVOLE #RITAGLI #SOCIETA' / L'Italia e la curva del Grande Gatsby (Fabrizio Bernardi)


Curva del Grande Gatsby, da 'Il Venerdì', 14 maggio 2015 

elaborata da Miles Corak nel 2013. 
In orizzontale, la diseguaglianza nella distribuzione del reddito 
In verticale, la 'somiglianza' tra reddito dei padri e reddito dei figli
Maggiore è l'immobilità, maggiore è la somiglianza.


La Curva lo mostra con chiarezza: là dove la disuguaglianza sociale aumenta, come sta accadendo negli ultimi anni, la mobilità sociale tende a diminuire. 

[D: Ai figli si dice: «Studia e riuscirai nella vita». Dovremmo smetterla?]
Di solito si pensa che la scuola sia l'ascensore sociale e che basti salirci sopra con fiducia e tenacia. Ma le cose non stanno del tutto così. Il discorso che il presidente George W. Bush tiene agli studenti di Yale nel 2003 è esemplare. Va nell'università dove si è laureato, e ai ragazzi si rivolge così: «A chi di voi ha ricevuto onori e premi e si è distinto, io dico benfatto, ma a chi prende tutte C rammento che può anche diventare presidente degli Stati Uniti». Gli studenti C sono quelli con i voti più bassi. Lui stesso era stato uno studente mediocre. Però era riuscito a entrare a Yale. 

[D: Sorprendente, ma non troppo]
Fu ammesso solo perché suo nonno e suo padre si erano laureati lì ed erano poi stati generosi donatori. Questo esempio ci insegna che la scuola conta, sì, ma fino a un certo punto: è la famiglia d'origine a fare la differenza.

[D: In Italia, tra raccomandazioni, cooptazioni e spintarelle, sarà anche peggio]
Fra gli italiani dai 30 ai 40 anni, il 60% dei laureati ha genitori laureati; il 15% ha genitori con la licenza media. Il punto essenziale è che, se sei in gamba, a scuola andrai avanti a prescindere dal punto di partenza. Se però hai voti scadenti, recupererai lo svantaggio solo se la tua famiglia avrà risorse sufficienti per sostenerti. Non per caso, il reddito di un medico laureato di seconda generazione - ma vale anche per dirigenti, avvocati, ecc. - è tendenzialmente più alto di quelli di un laureato di prima generazione. La differenza media è di circa 300 euro al mese. 

[D: Per curiosità, parla anche per esperienza personale?]
Nonno contadino, papà medico: sono un laureato di seconda generazione. Perfettamente in linea con i dati sull'Italia.

[D: Non soltanto una questione di soldi, comunque]
No, certo. Quando si parla di risorse, si intendono anche le relazioni sociali, il prestigio, la possibilità di viaggiare, di accedere agli eventi culturali. E il sistema che permette di compensare lo scarso rendimento scolastico dei figli è lo stesso che, in periodi di alta disoccupazione, aiuta a trovare un posto di lavoro. Ma non è solo un fenomeno italiano. In Germania intorno ai dieci anni si verifica una prima selezione in base ai risultati scolastici, per cui vieni incanalato in itinerari diversi, più o meno prestigiosi. Si è visto che i bambini di famiglie benestanti hanno statisticamente più probabilità degli altri di recuperare gli svantaggi, e di cambiare presto canale di studi per passare a un livello superiore.

[D: La Curva del Grande Gatsby mostra che nei Paesi nordici va meglio]
La disuguaglianza educativa lì è diminuita perché lo Stato sociale ha colmato il divario economico.

[D: Sembra di capire che, per lei, la strada da percorrere sia questa. O no?]
Purtroppo la risposta non ce l'ho. Thomas Piketty propone di tassare rendite e capitale. Ma non sarebbe sufficiente. Servirebbero misure complessive: garantire un salario minimo, riformare l'amministrazione pubblica... Proprio ciò che fecero i Paesi scandinavi negli anni 50 e 60. Ora anche lì lo Stato sociale è messo in discussione, ma questo contratto di cittadinanza - per cui ti senti parte della società e paghi volentieri le tasse perché tutto funziona - è ancora in vigore. 

[D: La lotta alla disuguaglianza oggi non è al primo posto nell'agenda dei governi]
C'è stata una lunga fase, gli anni Reagan-Thatcher, in cui si riteneva che la disuguaglianza, lungi dall'essere un fattore negativo, potesse rappresentare la spinta per gli individui a impegnarsi e a migliorare. Ma, se ci pensa, nemmeno la la Terza via di Tony Blair e Gerhard Schroder collocava la lotta alla disuguaglianza tra le priorità. Ora il clima è cambiato, mi sembra sia tornata al centro del dibattito politico. Sono speranzoso.    

*** Fabrizio BERNARDI, sociologo, docente allo European University Institute di Fiesole, intervistato da Claudia Arletti, Poveri per sempre: per guadagnare più di mamma e papà studiare non basta, 'Il Venerdì di Repubblica', 15 maggio 2015.

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Sempre sulla Curva del Grande Gatsby, in questo blog, un articolo di Roberta Carlini del 5 settembre 2013, su 'L'Espresso', qui

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