venerdì 9 gennaio 2015

#RITAGLI / Islam & noi

Calamita per psicopatici
L'Islam radicale omicida che si autosantifica è diventato una calamita globale per psicopatici.
Non si fa problemi a diffondere la lista di ciò che odia: l'educazione, la tolleranza, la pluralità, il piacere e la libertà di espressione, che sostiene tutte le altre.
Le persone che i jihadisti odiano e hanno ucciso: bambini, studentesse, gay, donne, atei, non-musulmani e molti, molti musulmani. 
E ora lo staff di 'Charlie Hebdo', che sperava di respingere l'odio con la risata. 
In una notte buia per la libertà, fragili punti di luce: le moltitudini determinate che si sono riunite nelle città; la speranza che la ripugnanza generale per questi omicidi possa unire le persone; il fatto che gli psicopatici siano una netta minoranza.
*** Jan McEWAN, 1948, scrittore inglese, Fermiamo questa calamita globale per psicopatici, 'la Repubblica', 9 gennaio 2015.

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Riformare la religione
L'unico modo in cui i musulmani pacifici possono liberarsi degli estremisti che usano violenza e terrore è attuando una riforma della loro religione in modo che ciò non possa più fornire giustificazioni per l'uccisione di persone considerate blasfeme.
Ci vorrà del tempo.
Intanto noi che non aderiamo a quel credo dobbiamo difendere i nostri valori.
La libertà di parola e di stampa. 
Questo è ciò che siamo, questi sono i nostri valori.
Che comprendono la tolleranza verso chi vuole prendere in giro la religione.
Chiedo a tutta la stampa di prendere posizione. 
Un'intera rivista è stata spazzata via. 
Se pensate che un giorno risparmieranno voi solo perché vi siete astenuti dal prendere in giro il Profeta, allora davvero sbagliate.
*** Ayaan Hirsi ALI, 1969, politica e scrittrice somala, naturalizzata olandese, Chiedo una riforma religiosa che non dia giustificazioni,  'la Repubblica', 9 gennaio 2015.

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Dire
Se qualcuno vuole ammazzarti per una cosa che vuoi dire, significa che quella cosa va detta.
*** Ross DOUTHAT, editorialista statunitense, 'New York Times', 8 gennaio 2015, citato da Paolo Mastrolilli, Ma per l'America i disegni sul Profeta mancano di rispetto, 'La Stampa', 9 gennaio 2015. 

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Satira e terrorismo 
[D: A chi parla dei limiti della satira, cosa risponde?]
È tutta la vita che ne sento parlare. Chi invoca questo tipo di limiti in realtà vuole solo imporre i propri limiti agli altri. I cattolici, i musulmani, i tradizionalisti, ciascuno vuole far prevalere le proprie regole. Ma ciò non ha senso. Solo una convinzione ottusa e prigioniera di certezze ideologiche e religiose può sentire il bisogno d'imporre un limite all'ironia. Gli unici limiti concepibili sono quelli che l'umorista, l'artista si pone da solo. Io so che ci sono ambiti su cui non scriverò mai, ma questo lo decido io. Nessuno potrà mai impormi gli argomenti su cui scrivere o meno.
(...)
[D. Come spiega la radicalizzazione di certi giovani che imboccano la strada del terrorismo?]
È il risultato di molti fattori, tra cui il capitalismo odierno che fa la guerra ai poveri e non alla povertà. In questo modo marginalizza una parte della popolazione che si sente esclusa e isolata dalla società. Se a ciò si aggiungono le discriminazioni subite, si comprende come certe persone possano progressivamente radicalizzarsi al punto da odiare la società in cui vivono. Spesso manipolati, costoro diventando disponibili alla violenza e alla follia del terrorismo.
(...)
[D: La cultura può contribuire?]
Mi piacerebbe rispondere di sì, ma purtroppo l'esperienza del passato c'insegna che non è vero. La cultura non ha mai evitato le catastrofi. La Germania aveva la cultura più avanzata, ma questa non ha potuto evitare la Shoah. La cultura può alimentare le coscienze, non può disarmare gli assassini. Il che naturalmente non significa che non si debba continuare a battersi e a lottare contro tutte le forme d'intolleranza e di violenza.
(...)
*** Daniel PENNAC, 1944, scrittore francese, estratto da intervista di Fabio Gambaro, Pennac: «Solo ora capiamo che per le nostre guerre lontane rischiamo di morire qui a casa», 'la Repubblica', 9 gennaio 2015.


IGORT (Igor Tuveri), 1958
Charlie vivrà per sempre, 'Corriere della Sera', 9 gennaio 2015


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