sabato 10 gennaio 2015

#SOCIETA’ #POLITICA / Destra, sinistra. E 'oltre'

E' vero, il mondo è sempre più complesso.
Disorientato e disorientante.

Ragione di più per avere una bussola.
Con una bussola non hai risolto: perché poi devi decidere dove andare. Ma almeno hai una posizione. 'Ti sei' posizionato.

Dire che sono saltati tutti i paradigmi ha un senso. Perché ti aiuta ad abbandonare vecchie fedi. E la fede, se serve (per chi ci crede) per andare nell'aldilà, è pericolosa quando si voglia stare ben saldi nell'aldiqua. Perché non si concilia con la ragione. Ti obbliga a credere a prescindere. Indipendentemente da. E non ti spinge a sottoporre alla dura critica del reale le tue convinzioni: ossificatesi in convenzioni

Magari ti riempi la bocca della solita retorica: che esalta l'importanza dei feedback. Ma poi, quando i risultati smentiscono con la forza dei fatti (e i 'gufi' qui non c'entrano) le tue 'ideologie' (che naturalmente dici di aver lasciato al passato: ora sei ‘pragmatico’), neghi i feedback.

Gli esempi non si contano. Ce n'è per tutti. 

Anche per i liberisti, vecchi e nuovi, e per i fondamentalisti dell'austerity: non c'è 'mattonata nei denti' che li sconvolga e gli faccia nascere un dubbietto. 
Avanti così. Et pereat mundus.

Ma oggi s'avanza una nuova tendenza: che in nome del nuovo (peraltro, come capita sempre quando se ne è ossessionati, più vecchio che mai) afferma di dover rottamare tutto. 
Persone e cose.

Non ci dovrebbe esser bisogno di stigmatizzare l’uso di questo verbo se applicato alle persone. Dice bene i tempi: in cui le persone, dopo essere state magnificate, nei convegni aziendali, come risorse umane, sono diventate pedine. Da usare. E quindi, quando si siano usate o non si vogliano più usare, da gettare. Nel più perfetto stile Usa-e-getta, appunto. 
E con buona pace di Kant: che invitava a trattare gli esseri umani sempre come fini e mai come mezzi
Ma si sa: la filosofia è roba da perdenti. Gente che non agisce. Quindi non vince. E se non agisci (in fretta e senza quel pensare che fa perder tempo), non ‘servi’. 
O, chissà, potresti diventare 'cieco': come gli adulti raccontavano una volta ai ragazzini per distoglierli da certe pratiche adolescenziali.

Ma fermiamoci alle ‘cose’: in questo caso intese come teorie, concetti, visioni.
Ad esempio. 
Si ripete, ormai come un mantra, che destra e sinistra sono categorie superate. 
Inattuali. Inservibili. 
E che bisogna assolutamente (subito, senza indugio) andare ‘oltre’
Naturalmente, se chiedi ai fan dell'oltre in quale paradiso si collochi questo oltre, prima diventano tautologici (oltre, ti ridicono, e gli sfugge uno sguardo di superiorità misto a compatimento). Poi, se insisti, si spazientiscono e ti abbandonano al tuo destino: non capisci il nuovo-che-avanza e forse stai manifestando i primi segni di Alzheimer.

Io non ho certezza di cosa siano, oggi, destra e sinistra. Anche se, francamente, nonostante la post-fazione al libro di Norberto Bobbio su destra e sinistra redatta dal sedicente rottamatore alla moda  chiamato Matteo Renzi (°), continuo a credere che le pagine, appunto di Bobbio, sulla questione, non vadano archiviate nell'altro secolo, ma continuino ad essere un ottimo supporto di riflessione. E servano, anche nel nuovo millennio, quanto meno per ‘instradarsi’.

Insomma: conservo una cocciuta certezza (felice prigioniero di un pensiero che procede ‘in direzione ostinata e contraria’) che destra e sinistra costituiscano, oggi più che mai, una bussola.

Certo, dicevo anche più sopra. Una volta che ti sei collocato rispetto a queste due ‘banali’, ma tuttora fondamentali categorie (forse pure stradali, ma sicuramente di geografia culturale e politica), non solo devi decidere la via specifica da prendere, ma devi anche capire sempre meglio la mappa che si dipana a partire dalla tua scelta di collocazione. Perché una volta la strada era (o si credeva che fosse) capita una volta per tutte, anche perché si giurava fosse unica e indefettibilmente destinata a far brillare il sole dell'avvenire; mentre oggi la comprensione, l’esplorazione, la riflessione, la correzione sono (devono essere) continue.

Però il 'posizionamento' è condizione indispensabile. E' legato ai principi che hai deciso di seguire. Ed è sulla base di questi che costantemente ripenserai ai valori che informano la tua scelta.
Infatti, è sperabile che ognuno di noi costruisca e alimenti, lungo tutta la vita, una sua 'visione del mondo'. Che è poi l'equivalente del termine ideologia. Una parola oggi demonizzata, ma la cui etimologia, come sappiamo, allude a un 'sistema di idee e valori', di cui ogni essere umano, in quanto distinto da un animale, dovrebbe essere provvisto.
Principi, valori, ideologia saranno quindi oggetto costante di monitoraggio. L''aggiustamento' avverrà volta a volta: in base al terreno, vario e movimentato, che in corso d'opera troveremo e tentando di conciliare la coerenza di fondo della nostra visione con la flessibilità e la mediazione che fanno parte del 'processo'. Cioè del vivere.
E, soprattutto, visto che l'Io, benché ormai sempre e solo pensato in maiuscolo, non abita autisticamente isolato su un bricco fuori dal mondo, del convivere.

Se ci muoveremo in questo modo, cercheremo di 'governare' vita e realtà. 
Altrimenti, saremo alla mercé. 
Gestiti dagli eventi. Senza paradigmi. 
Ma falsamente liberi.

E finiremo fuori strada.
Proprio come quelli che dicono che destra e sinistra non contano più. 

Per la verità in genere, lo sappiano o meno, sono già finiti fuori strada.
E se guardiamo bene li troviamo tutti lì.
A destra.

* * * Massimo Ferrario, per 'Mixtura' on line.   
(°) Norberto Bobbio, 1909-2004, filosofo, giurista, storico, politologo e senatore a vita. Destra e sinistra, Donzelli, 1994, nuova edizione con prefazione di Matteo Renzi, 2013





Nessun commento:

Posta un commento