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giovedì 29 dicembre 2022
domenica 25 dicembre 2022
#QUADRI / Mercatino di Natale (Georg Janny)
sabato 24 dicembre 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Tre formiche per cinque allievi (Massimo Ferrario)
venerdì 23 dicembre 2022
#FAVOLE & RACCONTI / La pasta frolla della vecchia signora (Massimo Ferrario)
giovedì 22 dicembre 2022
#FAVOLE & RACCONTI / L'insegnamento dello stregone (Massimo Ferrario)
Falce di Luna si rivolse allo Stregone, chiedendogli una pozione da far bere alla bambina perché accettasse il suo amore. Lo Stregone ascoltò con attenzione.
“Quale, Stregone? Farò qualunque cosa.”
“Devi portarmi tre peli dei baffi del Leone che abita la foresta.”
“Tre peli dei baffi del Leone? Ma è impossibile, Stregone! Come potrò avvicinarmi? Mi divorerà appena mi vede”.
“Io ho parlato, Falce di Luna. Decidi tu. Se vuoi la magia, questo è il compito”.
All’alba del quarto giorno, mentre era seduta fuori dalla tenda a guardare il sole nascente, ebbe l’idea. E partì subito verso la foresta, portando sul capo una grande pentola piena di carne fresca. Giunta al limitare della foresta, pose la pentola a terra e se ne tornò al campo. Il giorno dopo fece lo stesso, spostando la pentola di almeno un miglio verso il punto in cui doveva essere la tana del Leone. Fece così ogni mattina: e ogni volta lasciava la pentola di carne più avanti. Il quinto giorno il Leone, che aveva sentito il profumo della carne sin dalla prima volta ma non aveva osato avvicinarsi, si decise: aveva raggiunto la pentola, l’aveva scoperta e aveva divorato in pochi bocconi tutto il contenuto.
Trascorse un mese. Il trentunesimo giorno Falce di Luna era arrivata davanti alla tana: aveva depositato la pentola a terra, come sempre, ma per la prima volta non se n’era andata. Stava ritta in piedi, ferma: osservava il Leone senza mostrare paura. L’animale, guardandola, a passi lenti avanzò verso la pentola: la rovesciò e si avventò sulla carne. Poi, fissando Falce di Luna con sguardo che addirittura sembrava riconoscente, ritornò nella tana.
Il giorno decisivo il Leone finì di mangiare e si leccò i baffi. Fu in quel momento che la ragazza si avvicinò e, sempre sorridendogli, riuscì a strappargli tre peli dei baffi. Il Leone probabilmente se ne accorse, ma lasciò fare. E fu a quel punto che Falce di Luna corse a perdifiato dallo Stregone, mostrandogli i tre peli che aveva appena conquistato.
Lo Stregone non fu stupito: era sicuro che la ragazza avrebbe assolto il compito, tanto era l’amore che aveva per la piccola.
“Mi chiedi la magia, Falce di Luna? L’hai appena fatta tu. Hai i tre peli dei baffi del Leone. Io non servo”.
“Come non servi, Stregone? Mi avevi fatto una promessa precisa: allora mi hai ingannata. Ho rischiato la vita per nulla: sei un impostore, Stregone”.
*** Massimo FERRARIO, L’insegnamento dello stregone, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di una antica favola, probabilmente etiope, diffusa in più siti online.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui
domenica 18 dicembre 2022
#FAVOLE & RACCONTI / L'Albero Magico (Massimo Ferrario)
#SGUARDI POIETICI / La bimba fiorita (Vivian Lamarque)
sabato 17 dicembre 2022
#INEDITI / Si può solo scriverne (Massimiliano Caccamo)
giovedì 15 dicembre 2022
#FAVOLE & RACCONTI / Benvenuto tra i guerrieri (Massimo Ferrario)
Il Grande Capo Alba Rossa e il Consiglio dei Saggi avevano deciso: i sette giovani indiani della tribù avrebbero dovuto trovare, rigorosamente nel tempo di una mattinata, la penna dell’Aquila Nera nascosta sulla montagna al di là del Lago d’Argento. Era la prova che quell’anno gli Anziani avevano individuato per segnare il passaggio allo stato di adulti dei sette giovani del campo. All’alba della mattina seguente i ragazzi sarebbero partiti con quattro canoe: avrebbero attraversato il lago e avrebbero perlustrato la montagna in lungo e in largo, seguendo i numerosi segnali disseminati nei boschi. La conquista della penna dell’Aquila Nera era indispensabile per essere ammessi tra i guerrieri della tribù.
I sette giovani, per l’eccitazione, non dormono la notte. E alla mattina sono pronti ai remi delle canoe.
Vede i ragazzi che stanno per avviare le canoe e li supplica: “Ragazzi, è il dio dei vecchi che vi manda. Ho bisogno del vostro aiuto. Ho cacciato tutto ieri e devo raggiungere il villaggio là a est, dall’altra parte del Lago d’Argento. A piedi dovrei fare ancora parecchie miglia, costeggiando il lago. Ma se qualcuno di voi mi desse un passaggio in canoa, eviterei il cammino di una giornata.”
I sette giovani si guardano in faccia. La loro educazione li ha abituati a rispettare gli anziani, ma accontentare Cavallo Zoppo significa ritardare la prova. E sanno che il Consiglio dei Saggi non ammette scuse: al culmine del sole i giovani dovevano presentarsi al campo con o senza la penna dell’Aquila Nera. Uno dopo l’altro, quindi, sia pure usando le parole più cortesi, rifiutano, spiegando che hanno un compito importante da assolvere: certo, anche loro dovevano attraversare il lago, ma il villaggio di Cavallo Zoppo non si trovava davanti a loro e la deviazione a est avrebbe impedito di portare a termine la prova nei tempi previsti.
Il vecchio indiano mostra delusione, ma non osa insistere e si incammina lentamente con il suo zaino, lungo il sentiero che costeggia il lago.
Nuvola Bianca però non è convinto della decisione dei compagni e decide di dissociarsi dal gruppo.
“Vieni, Cavallo Zoppo: ti porto io. I miei sei compagni hanno tre canoe, sufficienti per loro. Io, con la mia, allungherò la strada, ma la prova può attendere. Se non sarò io a trovare la penna dell’Aquila Nera, la troverà qualcun altro. Rispondere a chi ha bisogno è più importante”.
Il vecchio indiano sale sulla canoa di Nuvola Bianca e il ragazzo inizia a vogare con forza e regolarità, in direzione del villaggio di Cavallo Zoppo, che lo guardava di sottecchi, felice. Trascorrono almeno due ore, durante le quali più volte Nuvola Bianca, ripensando ai compagni che già avevano raggiunto il bosco e iniziavano la caccia alla penna dell’Aquila Nera, si chiedeva se davvero avesse fatto bene a soddisfare il bisogno del vecchio. Ma poi scrollava le spalle, cacciava i dubbi e riconfermava, tutto contento, la scelta.
La canoa arriva al villaggio di Cavallo Zoppo. Ed è qui che il vecchio, prima di scendere, chiede a Nuvola Bianca di aprire la mano: ha da consegnargli una cosa preziosa, con la quale avrebbe dovuto subito far ritorno al campo, presentandosi al Consiglio dei Saggi.
Nuvola Bianca si guarda il palmo della mano: e ovviamente vede la penna dell’Aquila Nera. Subito fissa in faccia Cavallo Zoppo, con gli occhi che sono insieme due punti interrogativi e due punti esclamativi.
“Ieri sera,” spiega il vecchio “Alba Rossa, il capo del tuo villaggio, mi ha chiesto se stamattina presto avrei potuto trovarmi sulla riva del Lago d’Argento per chiedere a voi sette di portarmi al mio campo sull’altra sponda. A chi l’avesse fatto, avrei dovuto consegnare la penna dell’Aquila Nera. Tutto qui”.
La sera davanti al Consiglio dei Saggi è festa grande.
Nuvola Bianca è pubblicamente elogiato: tutti applaudono.
“Meriti la penna d’oro – dice il grande Capo Alba Rossa - perché hai mostrato generosità. Era questa la vera prova e tu l’hai superata. Il guerriero sa combattere in battaglia, ma la battaglia più dura è quella che si vince con se stessi: quando si sa contenere il proprio io, che mira ad affermarsi sempre e comunque, e si sa privilegiare la solidarietà, la disponibilità all’aiuto e la benevolenza verso gli altri. Non sono parole: sono fatti. E tu questo hai fatto, Nuvola Bianca: benvenuto tra i guerrieri.”
*** Massimo FERRARIO, Benvenuto tra i guerrieri, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura di un breve racconto di autore ignoto.