Circola da tempo sul web la cosiddetta "Preghiera della Gestalt" di Fritz Perls. (*)
Eccola:
Fritz Perls (1893-1970) è stato un grande psicoterapeuta tedesco naturalizzato statunitense, che ha elaborato la Gelstalt-Therapie.
Non mi permetto di entrare nel merito dei suoi lavori, che hanno influenzato tanta parte della psicologia e della psicoterapia contemporanea.
Mi limito a esprimere il mio dissenso, netto e convinto, sulle poche righe sopra riportate.
So che quando ci si concentra su un estratto, specie se di un grande autore, si rischia il travisamento, riducendo la complessità di un pensiero, soprattutto quando ampio e anche utilmente provocatorio, in sintesi forzate e semplicistiche: come si dice volgarmente, pur senza volerlo, può capitare che nella interpretazione venga attivato il meccanismo che 'impicca' l'autore alla radicalità di poche sue frasi.
Però questo breve brano pare sufficientemente chiaro, netto e compiuto per suscitare un commento critico.
Lo leggo e mi nasce immediata un'immagine: non di due esseri umani (cui qui ovviamente si allude), ma di due biglie disposte su un piano.
Ognuna è separata e si muove per sé stessa: ambedue possono incontrarsi, oppure no. Nessuna attesa reciproca, nessun influenzamento reciproco. E comunque, se per avventura avviene l’incontro, com'è logico che possa accadere se qualcuno sospinge le biglie in direzione contraria, quel che ne scaturisce è un contatto: non una relazione. Un incontro meccanico, del tutto in-umano: dove conta la materialità fisica, non la sensibilità emozionale di una psiche che non c’è.
Se con questa evocazione si vuole sottolineare il rispetto reciproco per le decisioni che gli esseri umani assumono nel corso della vita, evitando intromissioni e manipolazioni (anche e soprattutto intenzionate a fin di bene) nelle rispettive esistenze, ci sto: da sempre penso che troppo spesso ci facciamo male anche quando (soprattutto quando) pensiamo di volerci fare del bene.
È scontato che rispetto è non esercitare un potere che oggettiva l’altro.
Rispetto è non creare riconoscenza/dipendenza, anche affettiva, che limita la libertà dell'altro, di fatto sottomettendolo.
Rispetto è non pretendere onnipotentemente di cambiare l'altro, a misura delle nostre aspettative.
Ma che ognuno abbia il diritto/dovere di interagire con l'altro, così necessariamente influenzandolo senza per questo coartarne la libertà, nel momento in cui sente desiderio di farlo anche in base alle pulsioni umane che ci fanno, appunto, umani, mi sembra un assunto assolutamente da preservare.
Le biglie non provano sentimenti: gli esseri umani, sperabilmente, sì.
Le biglie possono disinteressarsi del comportamento reciproco: gli esseri umani si incontrano e non si incontrano anche in base alle legittime scelte, che liberamente compiono, di attrazione e repulsione.
Le biglie non corrono in soccorso: gli esseri umani dovrebbero. Tanto che quando non lo fanno, voltando la testa dall'altra parte, sono oggetto di sana critica, che li richiama, se non al senso umano, almeno al senso di civile convivenza.
Temo che il testo sopra riportato non sia un 'preghiera', se si intende per preghiera qualcosa che si invoca come augurabile che accada. Ma sia invece, da tempo e oggi più che mai, la fredda registrazione di ciò che avviene e si moltiplica ogni giorno.
Le 'relazioni', non solo per la dominanza ormai crescente della dimensione virtuale (che tra l'altro è realtà concreta tanto quanto quella fisica), sono quotidianamente degradate a 'contatti'. Perdono lo stato, più o meno stabile, di ‘interazione prolungata’, assimilabile alla dinamica di un 'film' (un ‘processo’ in divenire), in cui più persone investono eros, a tassi di affettività/intimità diversi, ingaggiandosi reciprocamente in uno stare insieme che vada oltre il presente. E lasciano il posto, in prevalenza, ai ‘contatti’: che sono 'fotogrammi' (istanti di per sé compiuti), non necessariamente connessi in una storia e legati da un senso e da un fine.
È così che il rapporto, profondo e significativo, cede all’attimo, breve, superficiale, provvisorio, casuale: all'insegna dell''oggi qui, domani là' e dell''oggi con te, domani chissà'.
Forse dovremmo riflettere su questo processo di deriva che ci sta accompagnando: i contatti non ci bastano per essere umani.
Non siamo monadi autosufficienti.
Ci servono relazioni: anche non definitive, anche revocabili, ma vive, intense e vitali, almeno per il tempo della loro durata, nelle quali i soggetti giochino con deciso coinvolgimento la loro parte mettendo se stessi (corpo e psiche) dentro una dinamica di libero e rispettoso influenzamento reciproco.
Pregare di diventare biglie mi sembra il massimo della perversione.
*** Massimo Ferrario, Preghiera della Gestalt, non siamo biglie, per Mixtura. Su Fritz Perls, vedi qui
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui