L'analisi richiede, etimologicamente, uno 'scioglimento': presuppone un problema, un intrico, una complessità.
Richiede un processo: non avviene in un 'fiat'.
Può appoggiarsi, anche, a intuizioni, frutto di 'guizzi' improvvisi e quasi 'magici' prodotti dal cervello (o, più realisticamente, ad esso giunti come per 'grazia naturale'): ma l''insight', se e quando si produce, è il frutto di un pensiero ragionante e critico, che ha bisogno di passi successivi, secondo tempi che non sono immediati.
Due 'p' possono aiutare: pazienza e perseveranza.
L'esatto contrario della frettolosità che è il mito tossico di oggi: il 'tutto-subito' conduce all''acting out' e ci illude di aver risolto quando è ancora tutto da capire, spiegare, esplorare.
L'azione, o meglio la sua infatuazione in forma di un dogma perverso come è 'l'azione-per-l'azione', è il principale nemico di un'analisi che sia tale: confonde spesso decisionalità con decisionismo. E ci si rassicura facendoci credere che qualunque decisione sia meglio di una non decisione: così spingendoci a decidere quando ancora non si hanno tutti gli elementi per decidere.
Analizzare esige 'intelligenza'. Quella etimologica.
Che agisce nel duplice senso, verticale e orizzontale, e consente l''intus-legere' e l''inter-legere'. Cioè: l'approfondire e il connettere.
Con una triplice consapevolezza 1) che ogni punto della realtà è in interdipendenza: cause, concause, conseguenze; 2) che tutto è avvolto in sistemi (macro-micro) in relazione fra loro; e 3) che la complessità, prima di essere 'sciolta' (senza che le venga procurata quella violenza riduttiva che spaccia per semplificazione il semplicismo), deve essere 'com-presa': 'abbracciata' ('complector') tutta insieme.
Una tecnica può essere di aiuto: se non diventa un intralcio burocratico, fine a se stessa.
Il pragmatismo statunitense ne ha 'inventate' parecchie e noi spesso, che ci riteniamo creativi anche quando non lo siamo, le demonizziamo.
Ma a torto.
Se perdono di vista l'obiettivo dell'analisi e del risultato che ne dovrebbe conseguire la responsabilità, ovviamente, non è di procedure o tecniche: ma di chi le utilizza, magari così trovando comodo nascondere il cervello, per scaricare altrove la responsabilità e, con essa, il faticoso e rischioso pensare.
***Massimo Ferrario, Dentro le parole,
'Analizzare e Risolvere', per 'Mixtura', da
Massimo Ferrario, 25 Verbi-Chiave di Comportamento Organizzativo, Dia-Logos, 2011-2018, 'Mixtura', 17 gennaio 2015,
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In Mixtura ark #Management&Dintorni di M. Ferrario qui