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domenica 31 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Non basta allargare (Alessandro Bergonzoni)

Non basta allargare
le braccia
né cominciare
a sbatterle,
per volare
Serve saper spiccare.

*** Alessandro BERGONZONI, 1958, scrittore, autore e attore teatrale, comico, rubrica 'il pensato del giorno', 'Robinson', 16 gennaio 2021


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#VIGNETTE / E alla fine tornarono insieme (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'il Fatto Quotidiano', 30 gennaio 2021, via facebook, qui

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sabato 30 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / L'orsetto di pezza (Massimo Ferrario)

Siano le nostre parole
pure come cristallo
e taglienti come diamante: 
eppure morbide e calde
come per un bimbo
l’orsetto di pezza
quando gli accarezza la guancia.

Il bimbo vuole bene
al suo orsetto.

Anche noi, 
forse,
un giorno,
impareremo
a voler bene
alle parole.

E allora le parole non saranno solo 
parole.

*** Massimo Ferrario, L’orsetto di pezza, 2014-2020, per 'Mixtura' 


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#QUADRI / Inverno a New York (Paul Cornoyer)

Paul CORNOYER, 1864-1923
pittore statunitense
Inverno a New York, 1921
facebook, 3 gennaio 2021, qui

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#VIGNETTE / In caso di disastro (Riccardo Mannelli)

Riccardo MANNNELLI
'il Fatto Quotidiano', 29 gennaio 2021, qui

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venerdì 29 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / La pioggia, controvento (Massimo Salvadori)

La pioggia, controvento
prende strane direzioni.
È strano come l'acqua fa rumore
quando piove è strano
nella notte
alla finestra
stare soli.

*** Massimo SALVADORI, poeta e insegnante, facebook, 25 gennaio 2021, qui


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#SPOT / Evoluzione? (Dran)

DRAN, 1979
street artist francese
dalla rete, qui

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#VIGNETTE / Mandato esplorativo (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
facebook, 28 gennaio 2021, qui

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giovedì 28 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / La speranza (Maria Letizia Del Zompo)

Ne ero certa.
Sarei annegata.
Troppo alte le onde
troppo piccola la nave
troppo lontana la costa
troppo spaventata la mente.
C'era un odore di fine
ed era estraniante il sollievo.
Finalmente smettere di lottare
di disperare
di soffrire.
Ma qualcosa dentro
si dimenava in agonia
e non riusciva a morire.
La speranza 
è un dolore che non si arrende


*** Maria Letizia DEL ZOMPO, La speranza, da Passi. Versi di un incontro, Edizioni Nulla die, 2017, in facebook, 23 gennaio 2021, qui


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#EX_LIBRIS / Nell'ordinato guardaroba dell'autocontrollo (Håkan Nesser)

È così che funziona il vino rosso in sangue rosso, e ho avuto l’impulso improvviso di ubriacarmi, ma proprio pesantemente, in compagnia di Ludmilla Kovacs. Alla stessa maniera spensierata come facevamo da giovani, tanti anni fa, quando la vita poteva ancora contenere un pozzo seducente di possibilità, sogni, speranze per il futuro o qualunque altra cosa ci stesse allora nelle nostre teste sinistrorse sotto l’influenza dell’alcol. Ma era un mercoledì sera a K., più di due decenni dopo, il giovedì era giorno lavorativo, e noi eravamo rispettivamente una madre di due bambini e un fresco vedovo, per cui l’impulso andò a impiccarsi pieno di sensi di colpa nell’ordinato guardaroba dell’autocontrollo. O come lo si voglia dire.

*** Håkan NESSER, 1960, scrittore svedese, Gli occhi dell'assassino, Guanda, 2021 


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#VIGNETTE / Ursula (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 27 gennaio 2021, via facebook, qui

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mercoledì 27 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Adesso io ho una nuova casa, bella (Beppe Salvia)

Adesso io ho una nuova casa, bella
anche adesso che non v’ho messo mano
ancora. Tutta grigia e malandata,
con tutte le finestre rotte, i vetri
infranti, il legno fradicio. Ma bella
per il sole che prende ed il terrazzo
ch’è ancora tutto ingombro di ferraglia,
e perché da qui si può vedere quasi
tutta la città. E la sera al tramonto
sembra una battaglia lontana la città.
Io amo la mia casa perché è bella
e silenziosa e forte. Sembra d’aver
qui nella casa un’altra casa, d’ombra,
e nella vita un’altra vita, eterna.

*** Beppe SALVIA, 1954-1984, poeta, da Cuore (cieli celesti), Rotundo, Roma, 1988, in 'poesia in rete', 19 gennaio 2021, qui


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#FAVOLE & RACCONTI / Il sesto cucciolo (Massimo Ferrario)

La bambina ci passava ogni mattina andando a scuola.
"Vendo 5 cuccioli".
Il cartello, appena apparso in mezzo agli zainetti e ai libri per ragazzi, stonava: non era un negozio di animali, ma la cartoleria presso la quale di solito si fermava a comprare i quaderni e i pastelli colorati.

Incuriosita, entrò.

Il signor Adelmi era pronto a consegnarle i soliti fogli a righe per la quinta elementare.
«Allora, abbiamo il compito in classe oggi?»

La bambina sorrise. 
«E' settimana prossima. Oggi volevo solo sapere dei cuccioli.»
«Dei cuccioli?». 
Il cartolaio si era dimenticato del cartello.
«Sì, leggo che ne vende 5. Non sapevo che stesse cambiando mestiere. Oppure è la sua Akemi che ha deciso di fare i cuccioli?»
«Infatti. Proprio lei. E non li posso tenere. A parte uno, sono davvero speciali: chi li vede non può non innamorarsene. Vuoi che te li mostri?»
Laura annuì.
«Sono in anticipo sull'orario di entrata, posso spendere qualche minuto per accarezzarli».

Il signor Adelmi fece un fischio. 
Dal retrobottega, Akemi arrivò subito, trotterellando: dietro di lei, 6 cagnolini.
Laura li contò.
«Ma ce n'è uno in più: lei ne vende cinque?»
«Uno lo regalo. Forse non ti sei accorta, ma uno zoppica. Il veterinario dice che ha un'anca difettosa: un difetto che purtroppo pare non si possa correggere».

La bambina aveva subito notato il sesto cucciolo: nella corsa era rimasto dietro gli altri, poi aveva cercato la mamma e aveva nascosto il musetto tra le tette, annusandole.

Il cartolaio aveva capito che Laura era interessata: forse, se fosse riuscita a convincere la mamma...

«Li vendo a poco: anche se Akemi ha il suo pedigree, non voglio guadagnarci più di tanto. Mi interessa solo che chi li acquista si prenda davvero cura di loro.»

La bambina pensò al suo salvadanaio: quello classico, in terracotta. 
Tornata da scuola, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata di romperlo.

Chiese il prezzo.
Il cartolaio si mostrò incerto. 
«Pensavo sui 200 euro l'uno, ma per i bambini che amano i cani posso fare uno sconto speciale».

La bambina ringraziò: le sembrava una cifra irraggiungibile, ma non sufficiente a farle mettere da parte il desiderio. 
Anzi, ora, dopo che aveva visto i sei cagnolini, era quanto mai determinata.

Salutò: 
«Adesso devo proprio andare, o farò tardi a scuola.»

Tornò nel pomeriggio.

«Non mi dire che sei qui per i cuccioli», scherzò il signor Adelmi.
«Sì. Ho preso una decisione».
Il cartolaio volle assicurarsi:
«Ne avrai parlato con la mamma, immagino.»
«Certo. Lei è d'accordo: però mi ha detto che dovrò occuparmene io. Figuriamoci: è proprio quello che volevo. E' che poi mi ha posto una condizione: devo usare i miei risparmi. Solo che...».

Il signor Adelmi si grattò il capo, come quando sentiva che sarebbe arrivato un problema. 
Era sicuro: la bambina non poteva permettersi di spendere la cifra che lui richiedeva.

Aiutò la bambina a proseguire:
«Solo che?»
Laura si lasciò uscire la confessione tutto d'un fiato. 
«Io adesso ho solo 48,50 euro. E' tutto quello che ho trovato nel mio porcellino in terracotta.» 

Il cartolaio fece trascorrere qualche secondo di silenzio, finché la bambina riprese.
«Però, mi posso impegnare a pagarle altri 5 euro al mese. Per un anno, se lei è così generoso da farmi lo sconto. Sa, io posso contare soltanto sulla paghetta che mi dà il mio papà: non la spenderò per nient'altro. Ma sarò puntuale nei pagamenti: glielo prometto.»

Il signor Adelmi ci pensò su: quella bambina gli piaceva. 
Era sicuro che avrebbe fatto di tutto per mantenere la promessa. 
E poi, se ci sono padroni ideali, questi sono i bambini: sono gli adulti che abbandonano gli animali in autostrada.

«D'accordo, qua la mano. Dimmi quale dei cinque vuoi.»

Laura prima fece un gridolino di gioia e poi abbracciò il cartolaio.
«Scelgo il sesto».

Il Signor Adelmi credette di non aver capito.
«Il sesto?».
«Sì, il sesto». 
«Ma il sesto è quello con il difetto all'anca. Quello mica lo vendo: chi lo vorrebbe? Zoppica, non può correre. Se proprio vuoi quello, be' per quello non mi devi dare nulla: te lo regalo.»

Laura non sorrideva più. 
Trattenne un moto di stizza.
Insistette: con cortesia, ma in modo fermo.
«A me va bene lui. Non voglio nessun altro. E intendo pagarlo la cifra che le ho detto. Perché lui è come gli altri cinque. E vale quanto gli altri.»

Il cartolaio manifestava sempre più la sua sorpresa, scuotendo la testa.
Ripeté due volte:
«Non capisco, bambina mia. Davvero non capisco. Forse quel cucciolo non l'hai visto bene: non corre, trascina la zampetta, non è come gli altri.»

Laura allora gli prese la mano e con decisione lo costrinse a posarla sui suoi pantaloncini lunghi di jeans.
«Prema bene. Sente? Adesso saprà perché non mi ha mai visto con la gonna.»

La gamba di sinistra, sotto i jeans, era imprigionata in un'apparecchiatura di ferro. 

Laura recuperò il sorriso.
«Riesco a camminare come gli altri, senza zoppicare. Ho un'andatura magari un po' rigida, ma regolare. Però non posso correre. Eppure sono, e mi sento, una bambina normale. Come quel cucciolo che non può correre. Forse, proprio per questo, avrà più bisogno di essere capito. E nessuno meglio di me lo potrà fare. Eccole 48,50 euro. E dal prossimo mese, ogni mese verrò a portarle i miei 5 euro».

*** Massimo Ferrario, Il sesto cucciolo, per Mixtura. - Riscrittura libera di un testo anonimo diffuso in rete.


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#VIDEO / La memoria della mosca (Valerio Aprea legge Giacomo Ciarrapico)

"La memoria della mosca"
Valerio Aprea legge Giacomo Ciarrapico 
Tvla7, 22 gennaio 2021
video, 6'50''

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#VIGNETTE / La dichiarazione più bella (Pepè)

PEPE' (Beppe Giglio)
facebook, 26 gennaio 2021, qui

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martedì 26 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Semina del polline (Georges Desportes)

Ciò è detto
per chi vuole trarre profitto dall’avvenire
senza nascondersi:
                              camminate dritti
                              e senza tremare
                              gridate forte
                              cantate gridate la vita
                                          lottate
e di giorno e di notte
resistete
io sono con voi

*** Georges DESPORTES, 1921-2016, romanziere, poeta, saggista francese, Semina del polline, da Semina del polline, 1985, in 'il canto delle sirene', 26 gennaio 2021, qui


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#EX_LIBRIS / Dare un nome alle emozioni (Gianrico Carofiglio)

La psichiatra diceva che per affrontare i miei problemi e in particolare la rabbia fuori controllo dovevo imparare a dare un nome ai sentimenti, alle emozioni. «Vede, Penelope» mi aveva detto una volta, «per superare il disagio o addirittura la malattia mentale, un passaggio decisivo sta nel costruirsi un vocabolario preciso per descrivere le proprie sensazioni interiori. Se uno dice indifferentemente: felice o entusiasta; oppure triste e infelice; oppure se dice sono arrabbiato e invece è triste; o viceversa se dice sono triste e invece è solo molto arrabbiato, non potrà mai sottrarsi all’influenza occulta di quelle emozioni e di quei sentimenti che non sa riconoscere. Viceversa, dare un nome alle emozioni negative riduce il loro potere su di noi. Il più potente degli psicofarmaci è un buon vocabolario.»

*** Gianrico CAROFIGLIO, 1961, già magistrato, scrittore, La disciplina di Penelope, Mondadori, 2021


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#VIGNETTE / Suprematisti d'Italia (Mauro Biani)

Mauro BIANI,  1967
'la Repubblica', 24 gennaio 2021, via favebook, qui

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lunedì 25 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Talora giunge un tempo (Maria Letizia Del Zompo)

Talora giunge un tempo
in cui ci si accontenta, 
ci si rassegna all'omissione, 
alla mezza verità, 
alla bugia detta per non ferire
— poi chi? —
ma questo ti spacca dentro
lentamente
come fa l'acqua con la roccia. 
Ti spalanca
nel cuore una bocca affamata. 
E ti ritrovi terra desolata
un paesaggio di calanchi e guglie, 
pietra vulcanica che taglia le vene. 
Sorridi,
ma vorresti dire addio. 
Sorridi, 
ma hai smesso di cantare.
Sorridi —
sposterai le lancette... 
arriverà un altro tempo. 

*** Maria Letizia DEL ZOMPO, facebook, 20 gennaio 2021, qui


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#PIN / Troppi (MasFerrario)

rielaborazione di un tweet del 15 gennaio 2013

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#VIGNETTE / Possiamo ancora parlarne (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 23 gennaio 2021, via facebook, qui

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domenica 24 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Cosa non devo fare (Patrizia Cavalli)

Cosa non devo fare
per togliermi di torno
la mia nemica mente:
ostilità perenne
alla felice colpa di esser quel che sono,
il mio felice niente.

*** Patrizia CAVALLI, 1947, poetessa, da Vita meravigliosa, Einaudi, 2020


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#MOSQUITO / La corruzione del progetto non è il progetto (Donatella Di Cesare)

Non si può ridurre l’ideale comunista di giustizia, che ha ispirato donne e uomini, allo stalinismo, né tanto meno paragonarlo con il nazismo. La corruzione del progetto non è il progetto. Il totalitarismo nazista è stato la perversione progettuale portata a compimento.  

*** Donatella DI CESARE, filosofa, saggista, Coltivare il tempo della rivolta per non soccombere al potere, 'Domani', 18 gennaio 2021, qui


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#SPOT / Casa Bianca, piccoli grandi gesti (Saverio Tommasi)

I piccoli grandi gesti che fanno la differenza!
Immediatamente dopo l’insediamento di Joe Biden, i tecnici che si occupano del sito web della Casa Bianca hanno inserito i pronomi da poter scegliere quando si compila il modulo di contatto.
Una ‘piccola’ correzione, che ha richiesto pochi minuti di lavoro, fa una enorme differenza: include, comprende, offre l’esempio e ci fa sentire tutti un po’ meglio.

*** Saverio TOMMASI, giornalista, facebook, 21 gennaio 2021, qui


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#BREVITER / In Lombardia (Piero Romano)

facebook, 23 gennaio 2021, qui

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sabato 23 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Non so più ciò che sento (Gabriella Leto)

Non so più ciò che sento. 
Perduto ogni concetto 
vorrei non vorrei ti accetterei 
per quello che non sei 
come si prende a volte da un cassetto 
il più abusato - il più liso indumento.

*** Gabriella LETO, 1930-2019, poetessa, scrittrice, traduttrice, Non so più ciò che sento, da Aria alle stanze, Einaudi, 2003


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#FAVOLE & RACCONTI / L'incontro con la nuova ragazza (Massimo Ferrario)

Tutte le volte che si incontravano, lui e i suoi amici milanesi sul lungomare di Santa Margherita, si prendevano in giro a vicenda. Lui a loro dava dei ganassa: sempre a vantarsi delle ragazze che conquistavano e a credere di poter comprare tutto con i soldi. Loro a lui davano del tirchio e lo sfottevano accusandolo di avere il braccino corto: quando c'era da dividere la cena, la sua proposta era sempre di pagare alla genovese, calcolando esattamente il costo delle portate di ognuno e guai a dividere il totale per il numero dei commensali.
 
Quel giorno, però, lui li aveva lasciati più che volentieri a raccontarsi le loro spacconate. 

Aveva conosciuto una nuova ragazza, con cui sperava di costruire una relazione meno effimera delle solite e aveva programmato una gita a Monterosso. 

Erano partiti la mattina presto, poi avevano lasciato l'auto alle Cinque Terre, avevano preso il treno e si erano fermati quasi in ogni paesino, godendosi lunghe camminate sulla costa e girovagando per i sentierini dell'entroterra. 
Le bellezze erano impareggiabili, la giornata sembrava prenotata per l'occasione: cielo netto, clima perfetto, pranzo con scorpacciata di pesce fresco innaffiato da buon vino locale.

Sì, forse la gita avrebbe potuto avere un seguito: i due avevano constatato che si trovavano bene insieme, avevano registrato una forte sintonia su molti pensieri e poi l'attrazione fisica era evidente per entrambi. Ma soprattutto per la ragazza: che ogni tanto faceva trasparire dagli occhi il desiderio, mentre lui, un po' per timidezza e un po' per giocare a stuzzicarla, si teneva sulle sue.

* * *

E' sera, la giornata è volata. 
Entrambi sono al parcheggio per  riprendere l'auto e riavviarsi verso casa. Magari, prima di concludere il bell'incontro, ancora un aperitivo insieme e qualche stuzzichino nel pub dell'amico di Santa Margherita.

Entrano in macchina. 
Si guardano. 

Lei è felice: non le dispiacerebbe se lui tentasse un approccio diretto, lì al parcheggio o magari in un punto riparato lungo la strada del ritorno. 
Ha capito che il ragazzo deve vincere la timidezza, ma per ora attende con pazienza: non vuole essere lei a fare il primo passo.
 
A lui, mentre sta per avviare il motore, cade l'occhio sulla spia della benzina: dovrà cercare un distributore.
Si blocca. 
Fissa la ragazza, poi le si avvicina con il viso. 

A lei batte forte il cuore. 
Sta per chiudere gli occhi. 
E' il momento: immagina il suo primo bacio con lui.

Lui è imbarazzato. 
Pensa agli amici milanesi, alle loro vanterie: a sentirli, cambiano donne come i vestiti. 
Si dice che sì, forse non è il caso: questa ragazza gli piace davvero. 
Poi però vince ogni ritrosia e azzarda.
«Senti, Laura, non è facile per me dirti quello che sto per chiederti. Ma... insomma... mi pare giusto...».

La ragazza pregusta il momento,
Lui riprende: confessa il suo stato d'animo con una certa fatica.
«Ecco, è stata una bella giornata e non vorrei che finisse qui.»

Lei annuisce: ci siamo, pensa.

«Vorrei che ci frequentassimo... Che facessimo altre gite come questa. Altri bei pranzetti come quello di oggi...»

Lei non si trattiene.
«Sono più che d'accordo, Franco. Tra l'altro, non ti ho ringraziato abbastanza: oltre a essere stata bene con te, ho mangiato divinamente.» 
Poi sorride: «E immagino ti sia costato parecchio... ».
Lui si rinfranca. 
«Sì, abbiamo trascorso una giornata stupenda. E altre ne trascorreremo, se tu lo vorrai.».
«Certo. Te lo prometto: abitiamo a pochi chilometri uno dall'altro, neppure dieci minuti di treno. Ci sono le sere della settimana. E poi ci sono i weekend... Ne avremo di tempo da passare, tutto per noi.»

Il ragazzo si convince che allora la domanda è necessaria:
«Ecco, vedi, anche per questo, mi chiedevo: le prossime volte, per la benzina e le cene, possiamo fare a metà...?».

*** Massimo Ferrario, L'incontro con la nuova ragazza, per Mixtura


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#SENZA_TAGLI / Dare spazio alla gamma delle emozioni (Stefano Greco)

Non bisogna sorridere sempre.
Non bisogna far finta di essere allegri.
Non bisogna simulare felicità per autoconvincerci di esserlo. 
Dare spazio alla gamma delle emozioni. 
Paura, rabbia, tristezza, gioia, disgusto, sorpresa non hanno bisogno di finzione. La finzione è consentita solo a teatro per ricordarci che nella vita bisogna essere autentici. Rivogliamo indietro tutte le sfumature emotive perdute dietro gli schermi. Io non voglio sorridere sempre come un ebete. Lacrime e urla, buio negli occhi, labbra serrate. Fronte corrugata. Parole nude distese sul giaciglio sotto i portici di una città dove il tempo è ormai senza fissa dimora.

*** Stefano GRECO, consulente, formatore, saggista, facebook, 21 gennaio 2021, qui



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#VIGNETTE / L'appello (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
facebook, 21 gennaio 2021, qui

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venerdì 22 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / La stretta vuota (Andrea Scivoletto)

Cade la foglia
ed è lì sull’asfalto che striscia
spinta dal vento più freddo
cerca soltanto il ritorno
al suo ramo lontano
che l’ha abbandonata.
Stride e si stringe
secca in un pugno
eppure le sfugge
il vento leggero, il ramo lontano
e piano la vita.
Questo rimane
Di tutte le cose
che il cielo abbandona:
la strada a fare da sfondo
a una stretta.

*** Andrea SCIVOLETTO, La stretta vuota, in 'la rivista intelligente', 22 dicembre 2020, qui


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#QUADRI / Mattina d'inverno (Igor Grabar)

Igor GRABAR, 1871-1960
pittore e architetto russo di origini rutene
Mattina d'inverno
facebook, 20 gennaio 2021, qui

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#MOSQUITO / Democrazia costituzionale, tra oligarchia e populismo (Nadia Urbinati)

Le sfide alla democrazia costituzionale provengono da due parti opposte: i pochi oligarchi, che già controllano molta parte del processo decisionale; e i generici molti, ai quali sembra non restare altra risorsa difensiva contro la loro disparità di potere se non usare la forza del numero, imporre la superiorità della maggioranza sulle altre parti della società e sullo stato. La mutazione oligarchica e la mutazione populista costituiscono minacce opposte e analoghe. In entrambi i casi, è il principio regolativo dell’apertura, della generalità e dell’imparzialità a essere messo in discussione. Se la politica delle regole del gioco è una «falsa imparzialità» che premia il dominio effettivo di coloro che sono socialmente potenti, la stessa legittimità della democrazia costituzionale perde di valore. Se i pochi continuano a prendere decisioni ad personam, perché dovremmo scandalizzarci se anche i molti vogliono fare altrettanto? 
La battaglia tra i molti e i pochi rischia di metter capo all’esito dal quale Aristotele metteva in guardia i suoi contemporanei: l’emergere di un governo fazioso che impone sull’intera società la volontà arbitraria di chi ha più forza (siano questi i pochi o i molti). Paradossalmente, l’ambizione populista di trascendere le divisioni tra destra e sinistra è un indicatore di questo processo di fazionalismo.

*** Nadia URBINATI, 1955, politologa, docente della Columbia University, Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia, Il Mulino, 2020. 


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#VIGNETTE / Un secolo fa (Giò)

GIO' (Giò Rabu)
facebook, 21 gennaio 2021, qui

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giovedì 21 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Vorrei farti felice con questo niente (Giovanna Sicari)

Babbo, vorrei comprarti
tutte queste piccole cose
esposte al mercato,
cose piccole, inutili:
arnesi, cianfrusaglie, biglietti.
Vorrei farti felice con questo niente
che colma il vuoto
con quest’amore che ripara,
tu solo annaffi le piante lievi
lavi e curi ogni cosa
e scavi nella compostezza
della vita, con decisione
raccogli foglioline e altro
tu solo puoi entrare nell’infinito.

*** Giovanna SICARI, 1954-2003, poetessa, Vorrei farti felice con questo niente, da Portami ancora per mano. Poesie per il padre, Crocetti, 2001, in  'internopoesia', 18 gennaio 2021, qui


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#SPILLI / Scontro sì, guerra no (Massimo Ferrario)

Politica è anche dissenso. Argomentato. 
Anche scontro duro. Senza sconti. 
Ma sempre rispetto. 
Dell’altro. Della relazione. Dei contenuti. Di sé stessi.

Il disprezzo personale è insulto di per sé. 
E divide, distrugge: impedisce le mediazioni necessarie. 
Quelle generative. 

Perché rompe e annienta i processi che aiutano a evolvere: soffocando sul nascere la dialettica 'tesi-antitesi-sintesi'. 
Devia sul patologico i conflitti sani, che sono benvenuti: quelli che impattano sui contenuti, sulle posizioni, sulle scelte. Titillando, invece, fino a mostruosamente pomparlo, l'Io narcisistico e malato di priapismo, che aborre il Noi. 
Quel Noi, aperto e non egoisticamente corporativo, che sa e vuole costruire anche attraverso il sale del disaccordo: l’unico che produce vitalità e sviluppo. 

Non è facile sottrarsi alla seduzione dell'aut-aut della guerra: che promette vittoria garantita soprattutto a chi divide il mondo in vincenti e perdenti e quindi, disprezzando gli sconfitti e credendosi imbattibile, si vede sempre e comunque vincente. 
Ma la Guerra è dominata dal dio Thanatos: che, anche quando non uccide, desertifica e umilia.
Dopo il suo passaggio restano solo macerie. Macerie di ciò che prima erano idee, valori, opinioni. Esseri umani.

E' una banalità, questa. Dovremmo saperlo.
Ma lo sappiamo sempre dopo.

*** Massimo Ferrario, Sì anche allo scontro, no alla guerra, per Mixtura


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#QUADRI / Ombre lunghe (Jacqueline Osborn)

Jacqueline OSBORN
artista britannica
Ombre lunghe, 2000
facebook, 16 gennaio 2021, qui

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#FOTO / Robin Williams con il Pensatore di Auguste Rodin (Arthur Grace)

Robin Williams con il Pensatore di Auguste Rodin
foto di Arthur Grace
facebook, 15 gennaio 2021, qui

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#VIGNETTE / Situazione politica (Natangelo)

NATANGELO
'il Fatto Quotidiano', 20 gennaio 2021, via facebook, qui

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mercoledì 20 gennaio 2021

#SGUARDI POIETICI / Prodigio (Anonimo Ojibway)

Mi sono fermato ad ascoltare:
le nubi discorrevano.
Ho detto: «Grande è il vostro potere;
comprendere non posso,
so solo
ciò che mi è stato insegnato: 
che immenso è il vostro potere,
e che ora mi parlate,
Cieli che tutto potete».

Ed è lì che i nostri cuori
sono incastonati,
in questa vastità.

*** Anonimo Algonkin Chippewa, Prodigioda Natives, Canti degli indiani d'America, Oscar Mondadori, 2005. - Tribù di nativi americani propriamente detti Ojibway, chiamati impropriamente dai bianchi Chippewa e appartenenti al gruppo linguistico algonchino. Un tempo stanziati nell'odierno stato del Michigan e sulle coste settentrionali del Lago Superiore e del lago Huron, erano cacciatori, raccoglitori di riso selvatico, il loro cibo principale, e coltivatori di mais.


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#SPILLI / E la chiamano destra moderata (Massimo Ferrario)

 "Ripartire i vaccini anti-Covid anche in base al Pil". 
Così Letizia Moratti, nuova vice presidente della Regione Lombardia e nuova responsabile Welfare Sanità.

Ecco, per chi dice che non esistono più destra e sinistra questa è destra. 
Destra netta e indiscutibile. 

Qualcuno la chiama moderata. 
Ma è solo una destra cinica e inumana come spesso è la destra. Anche se poi chi pronuncia queste oscenità (la ricchezza come criterio di discriminazione) vende un'immagine di sé attenta ai bisogni dei più bisognosi, magari esibendo atti di beneficenza pubblica e convinzioni di fede religiosa.

*** Massimo Ferrario, E la chiamano destra moderata, facebook, 19 gennaio 2021, qui


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#MOSQUITO / Pleonexia, la smania di avere oltre il giusto (Umberto Curi)

Nella storia della filosofia viene analizzata, e spesso anche censurata, la “brama dell’avere”, ma non ci si riferisce al desiderio di possedere. Quest’ultimo non è evidentemente disdicevole. Piuttosto è la sua esasperazione ad esserlo. Il più della volte assume la forma della pretesa di avere più di quanto sia giusto e necessario. Non credo sia corretta una riflessione sulla disposizione di avere in quanto tale: diventa disdicevole solo nel caso in cui essa vada oltre il limite e si configuri come una vera e propria patologia. L’avere è una propensione fisiologica. Di per sè uno stimolo alla crescita e a costruire qualcosa di significativo. Non credo sia immaginabile né desiderabile una condizione in cui non si avesse nessuno stimolo a possedere qualcosa. Perché è evidente che si arriverebbe ad un appiattimento totale della vita dei singoli e anche della collettività. Mentre certamente è criticabile la tendenza patologica a possedere. Possiamo prendere spunti da due autori: nella “Storia del Peloponneso” Tucidide disapprova e considera socialmente pericolosa la rapacità e avidità nel tentativo di accaparrarsi risorse. Per Platone invece in “La Republica” la pleonexia, smania di avere più del giusto, è quanto di più distruttivo e destabilizzante ci possa essere per la società. Possiamo rileggere anche l’Antico testamento e l’episodio che si trova nell’Esodo: il vitello d’oro. Considerato tradizionalmente una delle espressioni più compiute nella smania di accumulare ricchezza.

*** Umberto CURI, 1941, professore ordinario di storia e filosofia, intervistato da Alberto Piccioni, Pleonexia, 16 marzo 2015, qui


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