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lunedì 1 luglio 2019

#MOSQUITO / Edith Stein, ciò che possiamo fare (Lella Costa)

Se la vita intera di Edith è una battaglia, la sua morte è un paradosso. Aveva rifiutato ben due volte la religione in cui era nata, prima con l’ateismo, poi con la conversione. In compenso aveva abbracciato con fervore la sua patria, ne aveva curato i feriti, galvanizzato le donne, arricchito il pensiero. Quella patria la uccide in quanto ebrea: lei, cattolica. Per questo, perché Edith incarna così nitidamente l’insensatezza di ogni persecuzione, dobbiamo tenere la sua foto sul nostro metaforico comodino di europei. Tutti: cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, atei, non sa/non risponde. La guerra di Edith fonda il nostro progetto di pace. Ed è straziante pensare che a farle compagnia non ci siano né una rosa né un tulipano, e nemmeno mille papaveri rossi. L’unica cosa che possiamo fare per renderle omaggio è mantenere viva la sua memoria. 
Come dice Emily: «Essere ricordati è quasi come essere amati / ed essere amati è il Paradiso».

*** Lella COSTA, 1952, attrice, scrittrice, Ciò che possiamo fare. La libertà di Edith Stein e lo spirito dell'Europa, Solferino, 2019
Edith Stein (in religione Teresa Benedetta della Croce, Breslavia, 1891–Auschwitz, 1942) è stata una monaca cristiana, filosofa e mistica tedesca dell'Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah. Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo che durava dall'adolescenza. Venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa, terziaria carmelitana scalza, venne trucidata. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II la proclamò santa e l'anno successivo la dichiarò patrona d'Europa.


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