Ve lo ricordate quando a Schettino hanno augurato lo stupro? No, perché nessuno l’ha fatto.
Vi ricordate quando a un uomo politico, magari di sinistra, anche favorevole ai porti aperti, hanno augurato di essere stuprato da un branco? Nemmeno io.
Eppure questo è ciò che è accaduto ieri sera a Carola Rackete, la capitana della Seawatch 3, quando è sbarcata a Lampedusa. Voci disumane le hanno augurato, urlando, in vari modi, di essere stuprata. Da neri, possibilmente.
Questa chiara manifestazione di miseria umana è la prova definitiva - casomai vi servisse - che lo stupro, col sesso, non ha niente a che fare.
Non ha a che fare con la lunghezza delle gonne, né con l’altezza dei tacchi, né con le dimensioni del seno o di qualunque altra parte del corpo.
Non c’entra nulla con l’essere provocante e non ha a che vedere con la bellezza.
Ma chi augura ad un altro essere umano di vedere calpestata la propria dignità, con la violenza per giunta, la propria dignità l’ha già persa.
Chi arriva a considerare gli altri come oggetti è esso stesso un oggetto, poiché di umano ha già perso tutto.
A chi si è ridotto così posso augurare solo un lieto fine come quello di Pinocchio: di addormentarsi burattino e, perdonato (da una donna) risvegliarsi bambino.
*** Chiara SFREGOLA, facebook, 29 giugno 2019, qui
Disegno di Paola Formica, facebook, qui
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