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martedì 31 gennaio 2023

#MOSQUITO / L'uomo d'affari e lo statista (Harold J. Laski)

E' significativo che in tutta la storia della democrazia parlamentare non ci sia stato in alcun paese un grande statista che fosse un uomo d'affari. 

Uomini come Bonar Law in Inghilterra, Loucheur in Francia hanno coperto dei posti elevati, e magari altissimi, ma non si sa che ve ne siano stati i quali siano riusciti ad esercitare sui loro contemporanei l'influsso che esercitarono uomini della statura Washington, Lincoln, Gladstone, Bismarck, o Cavour. 

La ragione, io direi, è semplicemente questa, che l'opinione pubblica non ha mai potuto ammettere la pretesa del capitalista di essere il fiduciario dell'interesse pubblico. Essa l'ha sempre considerato per quello che è, come uno specialista nel far danaro, e non ha mai effettivamente creduto che abbia senso di responsabilità fuor dell'ambito ristretto della sua classe. Egli non ha mai considerato la legge come un complesso di principi che stanno al di sopra del gretto interesse che lo concerne, ed ha sempre cercato, con mezzi leciti o illeciti, di farla interpretare ai suoi propri fini. Certo, per la sua strada egli ha dimostrato di essere tutto dedito al suo compito e coscienzioso, e non v'è ragione di dubitare della sua sincerità quando crede che il suo benessere privato combaci col bene pubblico. Quando, come in America, egli ha comprato giudici, governatori di Stato, e magari i presidenti stessi, l'ha fatto convinto che il renderli pieghevoli strumenti ai suoi fini era per il popolo americano il meglio. Egli si difese nell'unico modo che credeva adatto, perché egli credeva effettivamente nel suo diritto divino di comandare.

*** Harold J. LASKI, 1893-1950, esponente della sinistra del Labour Party e professore alla London School of Economics, Democrazia in crisi (George Allen & Unwin, 1933), 1935. Citato da Maurizio Viroli, La libertà dei servi, Laterza, 2010, nota p. 18


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lunedì 23 gennaio 2023

#MOSQUITO / Oh i bei cretini di una volta! (Leonardo Sciascia)

E' ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino. Ma di intelligenti c'è stata sempre penuria; e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in aretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l'olio e il vino dei contadini. 

*** Leonardo SCIASCIA, 1921-1989, scrittore, giornalista, saggista, Nero su nero, Einaudi 1979, Adelphi, 2014. 


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domenica 15 gennaio 2023

#FAVOLE & RACCONTI / L'arco e il potere del pensiero (Massimo Ferrario)

Kao Pin era il campione dei campioni di tiro con l’arco: nessuno ricordava un suo tiro sbagliato. 

Quel giorno il Maestro era con uno dei suoi allievi prediletti, a quattrocento passi dal bersaglio. Credeva nel giovane: leggeva in lui un grande potenziale, ma lo giudicava dispersivo, spesso sconcentrato, troppo disimpegnato.

“Bendami”, disse Kao Pin al ragazzo porgendogli un fazzoletto nero di seta.

Il ragazzo eseguì. Il Maestro sollevò l’arco e incoccò la freccia. Attese qualche secondo. Poi tirò.
Mentre si toglieva la benda dagli occhi, chiese al ragazzo se aveva fatto centro.
Il giovane era imbarazzato. Aveva assistito per la prima volta nella storia a un tiro fallito del Maestro: come dirglielo? 
“Allora?, non mi rispondi?”, insistette Kao Pin.

“E’ terribile Maestro, ma avete fallito”.
“Davvero ho fallito, ragazzo?”

L’allievo non capiva: e non aveva parole. La freccia era finita nella boscaglia: il bersaglio era rimasto intatto. Come poteva Kao Pin sostenere di non avere fallito?
“Quante volte mi hai visto colpire il bersaglio da questa distanza?”
“Sempre, Maestro. Tutti sanno che ogni tuo tiro è un bersaglio colpito. Per questo sono costernato. Pensavo mi volessi dimostrare che con la forza del pensiero si centra qualunque bersaglio. Tutti sappiamo che sei un mago: quando ti concentri, puoi tutto”.
“Infatti. E’ appunto questo che ti ho voluto mostrare”.

Il giovane non riuscì a trattenersi.
“Ma non hai colpito nulla, Maestro. Non sappiamo neppure dove sia finita la freccia.” 

Kao Pin, benevolmente, mise una mano sulla spalla dell’allievo.
“Ti ho sempre parlato del potere del pensiero, ragazzo: se ti concentri, il pensiero si unisce alla freccia e la orienta, con una forza insuperabile e irresistibile, al centro del bersaglio. Oggi ti ho insegnato la lezione più importante. Quando vuoi conquistare un obiettivo, devi concentrarti solo su questo. Ci dev’essere solo l’obiettivo nella tua testa: tutto il mondo diventa quell’obiettivo. Ma per concentrarti su quell’obiettivo, devi vederlo, l’obiettivo: perché nessuno potrà mai colpire un bersaglio che non vede. Troppi dei tuoi tiri sono come il mio di prima: non hai la benda sugli occhi, ma è come se l’avessi. Non vedi, sei distratto, non ti concentri. E non concentrandoti, non piloti la freccia: non le dai né la spinta potente né la direzione esatta. E la freccia va dove è andata la mia. Nel bosco, fuori bersaglio. L’unica magia è la concentrazione, ragazzo: ricorda”.

*** Massimo Ferrario, L’arco e il potere del pensiero, ‘Mixtura’, 15 gennaio 2023 – Libera riscrittura di un breve testo di autore anonimo.

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giovedì 12 gennaio 2023

#MOSQUITO / Scuola (George Bernard Shaw)

Ciò che non può l'iniziativa privata dei genitori, può essere fatto ben più efficacemente per mezzo di educatori organizzati in grandi istituzioni create a tale scopo. Poiché, quando se lo possono permettere, i genitori consegnano i figli alla scuola. Ma non c'è, nel complesso, niente al mondo, per dei poveri innocenti, tanto orribile quanto la scuola. Tanto per cominciare è una prigione, ma sotto certi aspetti è anche più crudele. In prigione, per esempio, non siete obbligati a leggere libri scritti da secondini e direttori (che naturalmente non sarebbero secondini e direttori se sapessero scrivere libri leggibili), né siete picchiati o altrimenti tormentati se non sapete ricordarne il contenuto, del tutto impossibile da mandare a memoria. In prigione non siete obbligati a sedere e ad ascoltare carcerieri che trattano, senza fascino o interesse, argomenti che non capiscono e non apprezzano, e sono pertanto incapaci di farveli capire o apprezzare. In prigione possono tormentare il vostro corpo, ma non torturano il vostro cervello e potete difendervi dalla violenza e dall'oltraggio dei compagni di prigione. A scuola non avete questi vantaggi. Con gli scaffali di tutto il mondo, carichi di libri affascinanti e ispirati, vera manna mandata dal cielo per nutrire le vostre anime, voi siete forzati a leggere l'odiosa impostura chiamata «testo scolastico», scritto da un uomo che non sa scrivere; un libro da cui nessun essere umano può imparare alcunché, un libro che, sebbene lo possiate decifrare, non sapete leggere con altro profitto se non questo, che lo sforzo che vi viene imposto vi farà detestare la semplice vista di un libro per tutto il resto dei vostri giorni. Con i milioni di acri di boschi, di valli e colline, con il vento, l'aria, gli uccelli, i ruscelli, i pesci e ogni genere di cose istruttive e sane facilmente accessibili, o con alla porta le strade, le vetrine dei negozi, le folle, i veicoli e ogni tipo di delizie cittadine, voi siete forzati a sedere, non in una stanza abbellita con una certa grazia e confortevolmente arredata, ma in un serraglio con un mucchio di altri bambini, puniti se parlate, puniti se vi muovete, puniti se non vi è possibile dimostrare, rispondendo a una domanda idiota, che anche quando siete scappati dal canile e dallo sguardo del carcere eravate ancora agonizzanti su finti libri detestabili, invece di osare a vivere. 

*** George Bernard SHAW, 1856-1950, scrittore e drammaturgo irlandese, premio Nobel per la Letteratura nel 1925, estratto da School, Prefazione a Misalliance, 1910, in George Bernard Shaw, Manuale del rivoluzionario. Libertà significa responsabilità. Ecco perché la maggior parte degli uomini la teme, estratto da Il taccuino del rivoluzionario, II, Sull’educazione, Piano B Edizioni, 2014, traduzione di Alessandro Miliotti 


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mercoledì 11 gennaio 2023

#SGUARDI POIETICI / Vita e sapere (Massimo Ferrario)

Il sapere dà gioia: 
amplia le conoscenze, 
dilata l’orizzonte, 
dà vita all’altro da sé. 

Il sapere dà dolore: 
squaderna le contraddizioni e le sofferenze 
del mondo, 
impossibili da ignorare 
se non rinchiudendosi
in una bolla 
ombelicale
che le neghi. 

Governare questo ossimoro 
è il prezzo ineludibile di una vita 
non amputata.
Che integri e tenga insieme 
gioia e dolore
e, a entrambi riconoscendo pari dignità,
da gioia e dolore si faccia 
attraversare:
egualmente, ma non equamente,
a tutti regalando godimento 
e dispensando sofferenza. 

E' il corollario implicito e inesorabile 
di una vita che sia vita, 
e non sopravvivenza. 
Una vita che sia esistenza consapevole, 
e non cieco 
- magari anche confortevole - 
meccanico funzionamento.

Una vita scrutinata:
viva e in ogni momento 
vissuta, 
feccia compresa

*** Massimo Ferrario, Vita e sapere, per Mixtura


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domenica 1 gennaio 2023

#FAVOLE & RACCONTI / Tre metafore per la serenità (Massimo Ferrario)

“Wu Zhi: ti chiediamo della serenità. Come si raggiunge? Quando si raggiunge?” 

Il vecchio saggio era abituato a essere interrogato dagli allievi. Più volte si era schernito: “Non sono il saggio che credete. Saggio è chi ancora domanda; invece chi ha le risposte, credendo appunto di averle e di sapere, forse sa qualcosa, ma difficilmente è saggio.”

Ma i giovani discepoli avevano ragione a insistere. Chi è giovane brama un sapere che ‘bruci’ l’esperienza: quella risorsa che un giovane avrà solo ‘dopo’, quando se la sarà fatta. Ma intanto?

Wu Zhi cedette alle loro richieste. E indicò un’ape.
“Sentite il ronzio? Quando smette questo brusio del volo?”
“Quando l’ape si posa sul fiore”, rispose un allievo.
“Esatto. Allora l’ape sugge il nettare. E il ronzio cessa”.

Poi Wu Zhi prese una brocca d’acqua. L’avvicinò al rubinetto, lo aprì e vi versò dentro un filo d’acqua.
“Sentite il gorgogliare dell’acqua nella brocca? Quanto dura?”
“Finché la brocca è tutta piena.”
“Esatto. Allora l’acqua si quieta e ogni rumore cessa.”

 Wu Zhi invitò il gruppo degli allievi a spostarsi verso la cucina.
Accese il fuoco. Mise dell’olio nella padella. Sul tavolo, già infarinati e pronti, erano di-stesi dei pesci.
“Ne basta uno, per ora. Mettetelo nella padella”.
Si alzò un leggero sfrigolio.
“Quando smetterà?” chiese Wu Zhi.
“Quando il pesce sarà pronto: ben cotto”, rispose un discepolo.

“Esatto. Cosa ci dicono, in modo banale, questi tre esempi? Che le cose raggiungono la calma quando ‘si compiono’. Quando arrivano alla ‘giusta fine’. E’ il 'ben fatto', potremmo dire: fare bene le cose, secondo il loro fine intrinseco, significa far raggiungere loro la tranquillità. Non è molto diverso per noi umani: la tranquillità è la serenità di quello che portiamo a compimento. Una suggestione di pace: di stabilità ‘secondo natura’. Ecco, non vi ho dato la risposta chiara e netta che voi vorreste avere. Anch’io la vorrei: ma non ce l’ho. Vi ho segnalato solo tre metafore: l’ape, l’acqua, il pesce che cuoce. Ispiratevi a queste: è il massimo che ho saputo fare.”

*** Massimo FERRARIO, Tre metafore per la serenità, per ‘Mixtura’ – Libera riscrittura creativa di un breve racconto di autore ignoto di ispirazione zen


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#BIGLIETTI AUGURALI / 30 anni di Pensieri Augurali (Massimo Ferrario)

Ripropongo qui di seguito la cronologia dei miei 30 anni di 'pensieri augurali' (da dicembre 1993 a dicembre 2022), inviati ogni fine anno a un gruppo selezionato di amici e conoscenti.

Possa un dio qualche volta / mentre percorri diritta l’autostrada / suggerirti all’orecchio / la tortuosa bellezza dei viottoli: / che errano per i campi /e tornano alle case, / tra gli uomini. 
(dicembre 1993)

Lasciati sedere / sulla soglia di casa / ad assaporare il molle tepore / del sole novello: / forse non sarai primo / al traguardo, / ma vedrai, anche quest’anno, / la primavera verrà da sé / e l’erba crescerà verde, /come sempre. 
(dicembre 1994)

Ci sia di orientamento una bussola, / ma sia una ruota / a darci spinta e pace. / A rammentarci che l’andata / può essere ritorno, / pur se il ritorno è sempre altrove. / E che il compito dovuto è esplorazione, / ma anche attesa: / che il giro si compia. / Per ricominciare. 
(dicembre 1995)

Propizio ci sarà / il dio che ci abita / se ogni tanto, / anziché cilici e penitenze, / ci offriremo / con un fiore di campo / l’intimo sorriso della riconoscenza: / ricorderemo così, / finalmente, / di volerci bene / e più dolce e sereno / disporremo il nostro cuore / aperto all’altro. 
(dicembre 1996)

Venga un re / a stringere la mano al buffone: / un acrobata renderà possibile / l’impossibile; / e un nano svelerà l’ultimo / mistero; / e un folle, baciandolo, guarirà / il sano / dalla sua normalità.
(dicembre 1997)

Proveremo / a dare tempo al tempo. / Scopriremo / che è come dare vita alla vita. / E capiremo /- così, finalmente - / che appunto questa è la / vi(t)a. 
(dicembre 1998)

Ci aiuti / il nuovo vecchio tempo che verrà / a prendere e lasciare / le tante strade / che ci portano a stare /sulla nostra unica / vera giusta strada. 
(dicembre 1999)

Chini / ad ascoltare il respiro delle cose / metteremo amore nel farle. / E le cose / ci riusciranno bene / anche perché / ci vorranno bene. 
(dicembre 2000)

Calerà la sera / e siederemo davanti al fuoco:/ brucerà il ceppo nel camino / e cento faville cercheranno le stelle, / mentre fuori, come in cartolina, / saranno fiocchi di neve nell’aria. / Risentiremo, dentro, / il bambino che siamo (stati): / faremo pace e staremo bene. / Saranno i nostri auguri. 
(dicembre 2001) 

... riflettere analizzare capire / decidere pianificare agire / monitorare ascoltare problematizzare / sentire intuire /immaginare fantasticare sognare... // Vivere // Voci del verbo ‘Prendersi Tempo’. 
(dicembre 2002)

Mettiamo comodi i cuori: / ci sorprenderemo nel risentirli / battere.
(dicembre 2003)

Se metteremo anima / nei nostri pensieri / potremo ragionare meno / e vedere di più. 
(dicembre 2004)

Sogniamo. / Ancora. / Finalmente. /Ma che siano sogni / nostri. 
(dicembre 2005)

Due parole / che non siano parole, / non da dire, ma da attuare. / ‘ti ascolto’. / Promettiamoci di / provare. 
(dicembre 2006)

Non chiediamo al mondo / di volersi bene. / Se ci impegneremo /- noi con noi - / a volerci meno male, / forse il futuro sarà meno cattivo: / perfino abbastanza buono. 
(dicembre 2007)

Togliamo la ‘esse’ alle cose / s-contate. / Allora le cose, / di nuovo tenute in conto, / torneranno a contare. 
(dicembre 2008)

Smetteranno di correre, / gli anni che passano, / quando smetteremo di corrergli dietro. / Se gli faremo compagnia, / ci faranno compagnia. 
(dicembre 2009)

I pensieri ci sono / e possono ancora farci pensare. / Dobbiamo solo ritrovarli: / facciamogli spazio e torneranno / a respirare. / Hanno bisogno /- abbiamo bisogno - / di aria. 
(dicembre 2010)

Avvolti da parole che fanno / rumore: / urgono parole che facciano / silenzio. / E nuovamente siano parole / che non dicano solo parole. / Se ci toccheranno / (qui dentro), / forse riusciremo a trasformarle in fatti  / (là fuori). 
(dicembre 2011)

Coltiva / la tua anima / di sogni / se un giorno vorrai dare / anima / al tuo sogno. 
(dicembre 2012)

Siamo in attesa /che i nostri sogni si sveglino. / E comincino a camminare / con noi: / per terra, / sui marciapiedi, tra i sentieri / Aiutiamoli: / apriamo gli occhi. 
(dicembre 2013)

Ti auguro di ‘de-siderare’. / Tanto. / Di godere di una / lunga / ‘attesa attiva’. / Tanto lunga e tanto attiva / da far cadere / dal cielo / la stella che ti è destinata. / E allora la stella resterà con te in tasca / - accesa - / tutto l’anno. / E oltre. 
(dicembre 2014) 

Auguriamoci / di nutrire sempre in cuore / almeno un sogno sognato da noi: / anche per non rischiare / di incontrare domani qualcuno  / che ci spinga a sognare i suoi. 
(dicembre 2015)

Auspico giorni che siano ‘tuoi’: / (s)pensierati, se vorrai. / Ma se cancellerai la esse, / ti auguro di poter pensare / solo pensieri ben pensati, / che dentro te si sentano a casa: / facciano anima alla tua anima / e la aiutino a generare cose buone / per il domani che desideri. 
(dicembre 2016)

Riempire di vita la vita: / allora la vita ci vorrà bene / e ci regalerà vita. // Più facile dirlo che farlo: / ma provarci è forse aver trovato la / vi(t)a. 
(dicembre 2017)

Ce lo ricorda il piccolo segreto / che mantiene vitale la vita: / non è mai troppo tardi / per legare un progetto / al volo del nostro aquilone. 
(dicembre 2018)

Scambiamoci l’augurio / di saper coltivare progetti fecondi: / ispirati dal desiderio / e scaldati dal cuore. / Degli altri diffidiamo: / anche se producono risultati, / sono sterili. 
(dicembre 2019)

Di nuovo ci verremo incontro: / deporremo circospezione e diffidenza / e abbandoneremo al vecchio anno / distanze e mascherine. / Ci faremo prossimi: / per ritrovare la vicinanza / dei fiati che affiatano gli umani ancora umani. / Subito reimpareremo / ad abbracciare ed essere abbracciati. / E dolce riassaporeremo, / nelle strette di chi ci vuol bene, / l’incanto del mondo /che grati ci accoglie. 
(dicembre 2020)

Una testa salda: / che ci aiuti a far tesoro dei sogni / e sappia convertire le buone utopie in progetti. // Un cuore generoso: / che ci spinga oltre la ‘vista piccola’ / e risvegli quel pensare ‘largo-e-lungo’ / che troppo spesso giace assopito in noi. // E un’anima mai pacificata: / che in ogni momento ci rammenti, / ispirandosi al Cielo, / che è nostro compito / fecondare e trasformare e migliorare / la Terra. 
(dicembre 2021)

Se per l’anno che verrà / ci prenderemo l’impegno / - semplice e perciò difficilissimo - / di essere diversi / - almeno un po’ e per quel che possiamo - / da come siamo stati nell’anno che se ne va, / daremo più probabilità / all’Anno Nuovo / di essere / un Nuovo Anno. 
(dicembre 2022)
Jamie Perry, 1962
artista statunitense

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