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mercoledì 23 dicembre 2020

#SENZA_TAGLI / Lo studente arrabbiato (Enrico Galiano)

E poi invece ti capita lo studente sempre arrabbiato. Quello che gli occhi hanno una specie di fuoco sempre acceso, e non si capisce mai con chi ce l'ha, perché in fondo ce l'ha con tutti. Te compreso.
E non sai mai cosa fare, quando ne hai uno così, perché come fai sbagli. E quando sbagli, lui non perdona.
E allora lì c'è solo una cosa da fare.
Ricordarti che sei stato anche tu, dove è lui adesso. Te la devi ricordare, quella rabbia lì, quella sfrontatezza, e perfino quella scemitudine dei tuoi tredici, quattordici, sedici anni.
Sempre: te la devi ricordare sempre.

Non posso dimenticare di quella volta che a sedici anni dopo una partita con un arbitraggio secondo me tutto di parte ho preso sono andato dall'arbitro e ho sputato sulla mano, per poi dargliela.
Quattro mesi di squalifica.

Non posso dimenticare che quando al liceo mi beccavo gli 8 in condotta per qualche cosa che avevo fatto – tipo scappare da scuola, una volta – poi una parte di me era anche felice di quel voto, perché mi sembrava di aver osato, che ne so, perché così mi sentivo speciale, insomma per qualche idea stupida che puoi avere solo a sedici anni.

Non posso dimenticare tutte le volte in cui ho preso e buttato via qualcosa di bello, per motivi che adesso nemmeno saprei dire.
Non puoi mai dimenticartene, quando li vedi fare cose che pensi Ma come è possibile, Ma non ci pensi, Ma sei scemo?

Non puoi dimenticarti – no: non che sei stato “anche tu” così, sarebbe troppo facile, no – ma che sei stato tu, tu eri loro, uguale uguale, non puoi cascarci e farti quello sconto che ci facciamo tutti, quando diventiamo grandi, quel bluff, quel barare le carte e dire che sì, va bene, ho fatto anche io le mie cazzate ma sempre con testa, ma quale testa, la testa chissà dove l'avevo messa, e chissà se l'ho più ripresa davvero, poi.

Perché il momento in cui dimentichi cosa sei stato tu è anche il momento in cui smetti di vedere lui.
E quando smetti di vederlo lui se ne accorge sempre.
Ed è lì che smette di ascoltarti.
Mentre se appoggi sulla cattedra anche un piccolo pezzo di quel te che eri, se ti ricordi che ci sei passato anche tu, e soprattutto se ti ricordi quanta paura fa, avere la sua età, magari poi non ti ascolta lo stesso, però una cosa è certa: tu senti molto meglio quello che dice lui.

*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 18 dicembre 2020, qui


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