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domenica 22 novembre 2020

#SENZA_TAGLI / Le chat del calcetto (Andrea Colamedici)

 Voi l’avete mai vista una chat del calcetto?
Avete idea di quale cloaca siano moltissime chat, anche di avvocati, intellettuali, uomini per bene uniti da una partitella o un incontro settimanale di altro tipo?

Io sì, ne ho abitate parecchie negli anni e, salvo rare eccezioni, manifestano tutte l’assenza di educazione sentimentale e pulsionale degli uomini.
In cinque o sei casi il benvenuto a un nuovo membro l’ho visto fare con foto di tette, rigorosamente molto grandi.
“Ma fa ridere! Fa colore!”

Le chat del calcetto sono a tutti gli effetti estensioni dello spogliatoio e ne reiterano la presunta goliardia, il cazzeggio, il cameratismo, il gusto per l’esagerazione e una radicale e ostentata ignoranza sentimentale, con in più la possibilità di avere corpi femminili da scambiarsi in foto o video, come fossero figurine.
Quando qualche membro della chat prova a criticare la modalità di utilizzo, viene tacciato di essere un pesantone o uno che non si sa divertire. Perché “non c’è niente di male, sei proprio un bigotto”. Ma il problema è il desiderio maschile, che non è educato, non è consapevole, è grezzo e resta tale, e non prende in considerazione l'Altro se non come oggetto passivo.
In quelle chat non c’è quasi mai spazio per il confronto, per il dialogo diretto, per disagi o dolori esistenziali: oltre alle sfide e alle ironie verso chi perderà la partita successiva, in spogliatoio e ancor più in chat i discorsi sono incentrati su prestazioni erotiche particolarmente riuscite, allusioni sessuali e grasse risate “politicamente scorrette”. 

Sembrerà un ritratto grottesco e caricaturale, me ne rendo conto, e senz’altro c’è chi ne ha un’esperienza più sana, ma per me e per le tante persone a cui ho chiesto un parere è semplicemente la norma.
In tutti quei casi si perde un’occasione per fare autocoscienza, per confrontarsi, per parlare davvero, e ci si trincera dietro l’ansia di essere grandi tori da monta calcistica ed erotica, senza macchia e senza paura.
Una volta, in una chat del calcetto di cui facevo parte qualcuno mandò il solito video di spogliarelli, ma in quel caso c'era un dettaglio diverso. Nessuno notò che tutti quei corpi femminili non avevano la testa. Quando lo feci notare mi risposero: “Embè?”
Erano sono solo corpi, pensati e tagliati per il piacere maschile e niente di più: non dovevano essere nient’altro. Corpi decapitati, simbolo chiarissimo dell’incapacità di entrare davvero in relazione con l’Altro in generale e con le donne in particolare.

In questi giorni in una chat di calcetto è stato diffuso senza consenso il contenuto intimo di una donna, maestra d’asilo, da parte del suo ex fidanzato. L’insegnante è stata licenziata e l’opinione pubblica e i giornali si sono concentrati su di lei e non su chi ha diffuso il video.
Non è così strano che in chat venga diffuso senza consenso il contenuto intimo di una donna da parte del suo ex fidanzato. In questo momento centinaia di migliaia di uomini stanno cercando online tracce del video della ex maestra (fonte Pornhub). Milioni di maschi italiani si scambiano contenuti come quello tutti i giorni in varie chat (non solo del calcetto), perché pensano di averne il diritto, senza considerare che stanno commettendo un reato.
E senza capire che in quel modo stanno devastando la vita degli altri, e anche la propria.

*** Andrea COLAMEDICI, facebook, 1\9 novembre 2020, qui


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