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giovedì 13 agosto 2020

#LINGUA_ITALIANA / Il filo rosso dell''argomento fantoccio' (Vera Gheno)

C'è un filo rosso che a mio avviso lega "petaloso", "presidenta", "esci il cane" e la questione dello schwa di questi giorni. Si chiama "argomento fantoccio" (in inglese "straw man argument"); consiste nel prendere una qualsiasi istanza, distorcerla portandola all'estremo, rendendola così davvero irricevibile e, conseguentemente, "darle fuoco", così da demolirla con facilità. Ecco i quattro esempi che cito.

- PETALOSO: "Eh, ma allora se tutte le parole che tutti inventano verranno registrate nel vocabolario, dove andremo a finire!" 
FALSO: Tutti possono inventare parole, ma nel vocabolario finiranno sempre e solo quelle che verranno realmente usate da un numero molto grande di persone per un tempo sufficientemente lungo e possibilmente in contesti differenziati. Per far questo, le opere lessicografiche si avvalgono di strumenti statistici, non scelgono in base al gusto di questo o quel linguista. Non a caso, "petaloso" nei dizionari non c'è.

- PRESIDENTA: "Ecco, Laura Boldrini ha avuto la pretesa di cambiare la lingua italiana con questa forma inventata! Che schifo i femminili che distorcono l'italiano!" 
FALSO: Boldrini ha sempre e solo chiesto di essere chiamata "la presidente" o "signora presidente". "Presidenta" è una forma inesistente in italiano, coniata apposta per prendersi gioco di Boldrini e dell'intera istanza dei femminili professionali: Nessuna persona a favore dell'uso dei nomina agentis al femminile ha mai pensato di usare o introdurre nell'italiano "presidenta" (che pure esiste in spagnolo, per es.).

- ESCI IL CANE: "Ormai i linguisti hanno sdoganato anche 
 'esci il cane', che credibilità possono avere?"
FALSO: qualsiasi linguista ha solo ribadito che l'uso transitivo di verbi che per la norma nazionale sono intransitivi è ben attestato in molti dialetti italiani (e, di conseguenza, è passato anche in molti italiani regionali). Questo significa che in contesti informali o "regionali" non c'è nulla di male a uscire la macchina dal garage o scendere la borsa dal treno: semplicemente, occorre ricordare che ci sono contesti più formali (o fuori dalla regione in cui queste forme sono in uso) nei quali è più rilevante seguire la norma dell'italiano, pena tutta una serie di giudizi negativi sul parlante/scrivente.

- SCHWA: "Si vuole stravolgere l'italiano abolendo i generi e introducendo un unico genere indistinto! Si vuole creare una neolingua orwelliana!"
FALSO: nessuno punta ad abolire i generi; casomai si invita a riflettere su come rendere l'italiano ancora più inclusivo. La riflessione sullo schwa (e l'asterisco, e la chiocciolina, ecc.) riguarda due ambiti estremamente circoscritti, ossia come rivolgersi a una moltitudine mista (invece di "tutte e tutti") e come appellare una persona che non si identifica con il maschile e il femminile. Questa riflessione (che per molti parrà campata in aria, e lo comprendo) non va a toccare la morfologia dell'italiano "come lo conosciamo", ma casomai mette in luce alcuni aspetti che diamo spesso per scontati; per esempio, l'automatismo che ci porta a considerare naturale il maschile sovraesteso (anche se in un consesso c'è un solo maschio a fronte di una frotta di femmine) e altrettanto naturale il binarismo di genere (rispetto al quale mi è stato molto utile incontrare persone che si definiscono non-binarie, devo dire la verità).  
Il problema dell'argomento fantoccio è che, nella sua estremizzazione, porta a reazioni di indignazione (che, se le cose stessero in quei termini, sarebbero anche sacrosante, diciamocelo); le reazioni indignate, però, sono per definizione poco ponderate. L'ulteriore problema è che una volta che una notizia ha iniziato a circolare in certi termini, sollevando un polverone, è quasi impossibile riuscire a controbatterla col buonsenso. La versione originaria, per quanto distorta, sopravvive a qualsiasi tentativo di correzione o confutazione. La sensazione è che a molte persone faccia quasi piacere avere qualcosa per cui indignarsi vibratamente.
E la soluzione, quindi, quale sarebbe? Per me è solo spiegare, spiegare, chiarire, approfondire, spiegare ancora. Per ognuno di questi argomenti posso fornire fonti che confermano quanto ho scritto. Se siete interessati, basta chiedere. Da parte di ogni "utente della lingua" c'è, invece, la possibilità di fermarsi un secondo di più a chiedersi se quanto scritto corrisponde davvero alla realtà dei fatti, o se qualcuno può invece trarre qualche vantaggio da una loro distorsione. Almeno, è l'atteggiamento che io provo a tenere davanti a *qualsiasi* notizia, soprattutto quando mi rendo conto che tale notizia sta titillando in me un certo interesse morboso.

*** Vera GHENO, sociolinguista, saggista, facebook, 10 agosto 2020, qui


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