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venerdì 14 febbraio 2020

#MOSQUITO / Rottura dell'unità del genere umano e teoria della razza (Marco Aime)

Nella Bibbia c’era un’unità del genere umano: essendo l’uomo, nella sua accezione piú ampia, creato a immagine di Dio, non c’erano differenze tra gli abitanti del pianeta. Le teorie della razza, però, nascono da una triade: pensare, classificare, gerarchizzare gli esseri umani. Pertanto, sottraggono l’uomo al suo statuto biblico di imago Dei e mettono in discussione l’idea che gli esseri umani appartengano allo stesso gruppo. Cosí, a partire dalla fine del Settecento, la ricerca della distinzione tra le “razze umane” diventerà l’argomento primario contro l’unità della nostra specie. Si tratta soprattutto di una ricerca ossessiva di confini per determinare dove finiscono gli uni e dove iniziano gli altri. O meglio dove finiamo “Noi” e dove iniziano gli “Altri”. (...) 

Nel Medioevo prevalse per lungo tempo il mito classico dei tre continenti, Europa, Asia e Africa. Non sempre gli autori medievali riconducevano gli esseri umani a tipi coincidenti con questi territori; è però significativa la rappresentazione dell’epoca dei tre re Magi, tramandataci fino a oggi. Melchiorre è un re tipicamente bianco e non a caso porta l’oro, il dono piú prezioso; Gaspare, rappresentato con un turbante, è un asiatico e porta incenso, dono di valore, ma inferiore all’oro; infine Baldassarre, il cui volto nero tradisce le origini africane, porta la mirra, dono amaro, che simboleggia la durezza della vita. Quei tre personaggi rappresentano la visione dell’epoca e mettono in evidenza una gerarchia fondata sull’etnocentrismo.

*** Marco AIME, 1956, antropologo, saggista, docente presso l'università di Genova, Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità, Einaudi, 2020


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