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sabato 3 agosto 2019

#MOSQUITO / Il fascismo cambia nome e stile e metodi ma non è mai morto (Primo Levi)

Quanto all'Italia, forse qualcosa già sapete. La parte migliore della nostra generazione (nel Nord: a Sud le cose si sono svolte diversamente) ha partecipato alla resistenza contro i tedeschi e i neofascisti, poi alla guerra partigiana e all'insurrezione dell'aprile '45.

Com'è d'uso, i migliori sono scomparsi, e a cose finite la scena è stata invasa dall'ambizione e dalla dubbia fede. Le superstiti coscienze integre sono deluse: il fascismo ha dimostrato di avere radici profonde, cambia nome e stile e metodi ma non è morto, e soprattutto sussiste acuta la rovina materiale e morale in cui esso ha indotto il popolo. Fa freddo, c'è poco da mangiare, non si lavora; fiorisce il banditismo, e mentre si parla di democrazia sociale, crescono mostruosi nuovi capitalismi nati dal traffico nero: è l'aristocrazia più antisociale.

*** Primo LEVI, 1919-1987, scrittore, testimone dei lager, lettera del 26 novembre 1945 ai cugini rifugiatisi in Brasile nel 1938 dopo le leggi razziali, citato da Marco Belpolito, Caro Primo Levi c'è bisogno di te, 'la Repubblica', 31 luglio 2019. La lettera integrale è pubblicata qui


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