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martedì 23 luglio 2019

#SENZA_TAGLI / La bolla del mattino (Vera Gheno)

Più che un treno, questo sembra un lungo bus. Vedo i movimenti del capotreno nella cabina di guida mentre la neo-littorina sfreccia silenziosa lungo le rotaie in pianura, da un paesino all'altro. Cassola, Castello di Godego, Piombino Dese, Maerne di Martellago: dev'esserci un generatore random di nomi di paeselli veneti. Sono le sei di mattina; il trenino raccoglie una quantità sorprendente di persone. Studenti assonnati che spippolano sui loro cellulari. Quattro signore africane, con dei turbanti coloratissimi in testa, parlano animatamente nella loro lingua. Un uomo all'apparenza pachistano sonnecchia di fronte a me. Indossa una di quelle t-shirt con le scritte sbagliate che si trovano a volte nei negozi molto economici. Una famiglia accanto a me discute fitto fitto in dialetto veneto. Il loro amico interviene di tanto in tanto in un siciliano altrettanto stretto. Eppure si capiscono. Mi diverto ad ascoltarli. Passa la controllora, è una ragazza giovane e carina con un paio di occhialoni dalla montatura nera. Svolge il suo lavoro con fermezza e precisione, senza esitazione anche davanti ad alcuni energumeni dall'aria poco raccomandabile.

Sale un manager azzimato, lascia una nebbiolina di profumo di alto bordo. È così elegante da stonare con la popolazione già presente sul vagone. Si tiene addosso gli occhiali neri. O è una star oppure un vampiro, chissà. Accanto a lui, un ragazzo con una rimarchevole barba hipster perfettamente sagomata ascolta musica con due cuffie fuori misura. Il volume è così alto da travalicare i confini delle sue orecchie.

Apprezzo il momentaneo senso di precaria comunità creato nella bolla in movimento del trenino mattutino. Mi serve per ricordarmi della bellezza delle piccole cose.

*** Vera GHENO, sociolinguista e saggista, facebook, 12 luglio 2019, qui


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