Sono caldi.
Sono appassionati.
I nostri baci sanno parlare.
La lingua della vicinanza.
E sanno cantare.
Il canto dei sospiri.
I nostri baci possono durare a lungo.
Non hanno smania di andare altrove.
In fondo nessuno li scaccia o perseguita.
E noi due non li spartiamo con nessuno.
Semmai con il bianco cuscino delle nuvole.
Può darsi con la rugiada che disseta le labbra dell’alba.
Forse con l’aurora che con foga apre la finestra della sera.
I nostri baci.
La lingua della vicinanza e il canto dei sospiri.
*** Marko MATIČETOV, 1984, poeta sloveno, I nostri baci, dalla raccolta In ogni cosa c’è una donna, Ljubljana 2006, traduzione di Jolka Milic, in 'Fili d'aquilone', n. 50, settembre-dicembre 2018, qui
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Testo originale (Najini poljubi)
Najini poljubi so mehki.
So topli.
So strastni.
Najini poljubi znajo govoriti.
Jezik bližine.
In znajo peti.
Pesem vzdihov.
Najini poljubi lahko trajajo dolgo.
In prav nikamor se jim ne mudi.
Saj jih nihče ne preganja.
In midva jih ne deliva z nikomer.
Mogoče le z belo blazino oblakov.
Mogoče z roso, ki odžeja ustnice jutra.
Mogoče z zarjo, ki s strastjo odpre okna večeru.
Najini poljubi.
Jezik bližine in pesem vzdihov.
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