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mercoledì 17 ottobre 2018

#SPILLI / Battutine pseudoscientifiche in salsa americana (Massimo Ferrario)

via linkedin, 14 ottobre 2018, qui

Vanno di moda gli aforismi, i pensieri corti. 
Anch'io li amo e cedo spesso alla tentazione di costruirne.
Il rischio è sempre alto: è impresa impossibile dire in poche battute la complessità della realtà ed è inevitabile che si lasci fuori qualcosa. E magari questo qualcosa è più importante di quello che si è messo dentro.

Come stavolta. 

Le percentuali, specie quando sono dirette al mondo dei professional e dei manager, danno la sensazione di precisione: abbiamo imparato dagli americani. Che misurano anche ciò che non è misurabile. E spesso si inventano pure le misurazioni. Facendo passare per risultato scientifico ciò che è una loro credenza. Oppure trasformando un esempio preso dal campo ('un' nel senso di 'uno solo') in teoria scientificamente fondata valida sempre e comunque. Con tanti saluti alla sana teoria della contingenza.

In questo caso, data la firma italiana, sembra che gli americani non c'entrino. Ma bastano tre secondi su google per capire che, anche stavolta, c'entrano eccome: la frase, di autore anonimo, è riportata da molti siti (internet italiano) e talvolta compare (internet inglese) attribuita a un certo Lou Holtz, 1937, statunitense, già giocatore di football, allenatore e consulente motivazionale, oppure anche a un certo Chuck Swindoll, 1934, statunitense, pastore evangelico ed educatore.

Ma il punto non è questo: nell'ambiente consulenziale (soprattutto italiano, ma evidentemente non solo) si è abituati al fenomeno dell'appropriazione indebita, magari anche ambigua (nell'immagine sopra riportata, le virgolette potrebbero far pensare a una citazione anonima e non al pensierino-slogan di chi ha firmato...).

Il punto è che la frase è sciocca: perché riduce e quindi distorce. 
Certo, vuole sottolineare che per il 90% la vita dipende da noi. Da come reagiamo. Ma al di là del fatto che, come sempre, è impossibile far capire a chi si inventa il titolo di coach motivazionale che non tutto dipende da noi e che pensarlo è onnipotenza e non motivazione, in questo caso è l'esclusività attribuita al verbo 'reagire' che non mi persuade. 
Perché io, non essendo né americano, né men che meno filo-amerikano, non conosco le percentuali e sono abituato a non dare i numeri, ma mi limito a notare che l'esperienza che tutti viviamo suggerisce che è anche possibile 'far accadere le cose' e non soltanto 'reagire alle cose'. E anche questo, può accadere in misura diversa: in minima parte, quasi trascurabile, o in massima parte, nel senso che talvolta riusciamo ad essere dei veri creatori di cose o di fatti, piccoli, o perfino grandi. 
Dove mettiamo questa azione che contraddistingue la nostra iniziativa più personale, che incide sulla vita, modificandola, e che, se non è sempre possibile, spesso è però più che possibile? Nell'oltre il 100% indicato da Lou Holtz e da Chuck Swindoll, facendo così sballare il totale che non può andare, in una percentuale, oltre 100?

In genere provo irritazione per la retorica che accompagna il mantra con cui si ripete, nelle convention e nelle aule, la necessità, in qualunque situazione, di 'pro-agire': l'ennesima ricetta per tenere insieme, secondo i cantori del pensiero positivo, successo-e-felicità. Mi viene sempre da ribattere che si potrebbe sostituire benissimo 'pro-agire' con 'vivere': basterebbe. Se uno 'vive' (e per esempio non 'sopravvive', quindi utilizza un minimo di auto-consapevolezza), è in grado di decidere da solo come comportarsi: qualche volta agisce, qualche volta re-agisce, qualche volta pro-agisce. E qualche volta addirittura non-agisce: per non far danni (ce ne sarebbe bisogno). O perché, più banalmente ma realisticamente, non può agire (per le condizioni al contorno che non glielo consentono) e deve ammettere (terribile, ma può accadere anche ai manager più narcisisti) la sua impotenza.

Conclusione?
La realtà (la vita) è sempre più ampia, ricca, articolata di ogni nostra possibile battuta che creda di pappagallare un aforisma. Specie se la battuta è solo una battutina. 
Con buona pace di chiunque abbia fatto la gara a intestarsene la proprietà: una italiana o due americani.

*** Massimo Ferrario, Battutine pseudoscientifiche in salsa americana, per Mixtura

In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui

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