Renzi - presupponendone la buona fede - si conferma un analfabeta della stessa legge elettorale che il suo partito ha proposto e votato.
In un sistema proporzionale le elezioni non le vince nessuno, a meno che non prenda il 51 per cento.
Certamente, nel nostro caso, non le ha vinte Salvini, che ha preso meno voti del Pd.
Ma nemmeno il M5S che rappresenta meno di un terzo dell'elettorato.
Non ha quindi nessun senso, in un sistema proporzionale in cui nessuno ha avuto la maggioranza assoluta - dire "chi ha vinto governi".
Basta vedere gli altri sistemi proporzionali: in Germania governa anche l'Spd che preso il 20 per cento, in Portogallo il partito arrivato primo è stato messo all'opposizione dai tre partiti che singolarmente hanno preso meno voti, ma insieme superano il 50. In Italia col proporzionale abbiamo avuto premier di partiti attorno al 10-11 per cento (Craxi) e perfino al 4-5 (Spadolini). E partecipavano al governo pure partiti poco sopra l'1 per cento come il pli. Malagodi non si sarebbe mai sognato di dire che voleva stare all'opposizione perché aveva preso l'1,5.
Renzi, fosse onesto, non menerebbe il torrone con queste sciocchezze da analfabeta del proporzionale ma direbbe semplicemente che non vuole andare a fare maggioranze come junior partner di un governo a centralità M5S perché non gli piace e perché ritiene che non gli convenga. Quindi che preferisce che governi il M5s con le destre, sperando di raccoglierne i frutti dall'opposizione. E che questo obiettivo perseguirà perche ha abbastanza senatori per farlo.
Sarebbe una posizione forse cinica ("il Paese vada pure alle destre perché mi conviene") ma almeno limpida, onesta, sincera.
Invece si inventa la palla che "chi ha vinto deve governare": che, in un sistema proporzionale in cui nessuno ha preso il 51, è un'ennesima finzione.
Ciò che sottovaluta è che le finzioni troppo evidenti puzzano - e vengono al nodo presto.
*** Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, facebook, 29 aprile 2018, qui
Amai teneramente dei dolcissimi amanti senza che essi sapessero mai nulla. E su questi intessei tele di ragno e fui preda della mia stessa materia. In me l'anima c'era della meretrice della santa della sanguinaria dell'ipocrita. Molti diedero al mio modo di vivere un nome e fui soltanto una isterica.
*** Alda MERINI, 1931-2009, poetessa, aforista, scrittrice, da Fiore di poesia, Einaudi, 2014. Segnalato in 'larecherche.it', 27 febbraio 2018, qui
Quando mi dissero che il cadavere di Mussolini era stato portato a piazzale Loreto, corsi con mia moglie e Filippo Carpi. I corpi non erano appesi. Stavano per terra e la folla ci sputava sopra, urlando. Mi feci riconoscere e mi arrabbiai: ‘Tenete indietro la folla!’. Poi andai al Cln e dissi che era una cosa indegna: giustizia era stata fatta, dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri. Mi dettero tutti ragione: Salvadori, Marazza, Arpesani, Sereni, Longo, Valiani, tutti. E si precipitarono a piazzale Loreto, con me, per porre fine allo scempio. Ma i corpi, nel frattempo, erano già stati appesi al distributore della benzina. Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue. Io, il nemico, lo combatto quando è vivo e non quando è morto. Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra. Però, Oriana, bisogna anche capirlo il popolo. Bisogna capirla la plebe che ha sofferto infamie e miserie e prepotenze e, appena può, infila in una picca la testa della contessa di Lamballe. Bisogna allargare le braccia e dire: «Te lo sei voluto, contessa di Lamballe». Succederà lo stesso in Spagna quando si desteranno. Succederà lo stesso in Grecia, in Cile. È la nemesi della storia. E quando io parlo di socialismo...
[D: Pertini, cosa significa per lei la parola socialismo?]
Significa libertà. E libertà significa giustizia. Perché non può esserci libertà senza giustizia sociale e non può esserci giustizia sociale senza libertà. (...)
*** Sandro PERTINI, 1896-1990, 7^ Presidente della Repubblica (1978-1985), intervistato da Oriana Fallaci, 'L’Europeo', 27 dicembre 1973
Avere un nemico è una vera comodità. È strumentale a diversi disagi.
Intanto, lo si può accusare di tutto ciò che ci va storto. Ci possiamo sentire migliori di lui, più intelligenti, più illuminati. E se le cose vanno male, non è certo colpa nostra.
Possiamo odiarlo perché è così diverso da noi da avere sicuramente torto. Anche la situazione attuale del mondo è di certo colpa del nemico, non nostra. Il nemico ci dà la possibilità di compattarci fra noi, che la pensiamo in maniera simile, dandoci man forte a vicenda.
Tra l'altro, il nemico più comodo è quello senza volto: quando posso odiare "essi", è tutto più facile, più soddisfacente. Essi me li posso immaginare particolarmente brutti e cattivi, dato che la fantasia non ha limiti. E così, se essi sono bruttissimi e cattivissimi, io mi posso sentire ancora migliore.
Forse non ce ne rendiamo sempre conto, ma molte persone si sentirebbero sperdute, rimanendo senza un nemico. Insomma, è quasi una necessità che ci sia sempre un "essi" da odiare, con adamantina convinzione e tenacia.
*** Vera GHENO, sociolinguista, facebook, 28 aprile 2018, qui
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Si diventa scemi insieme per la vita col tempo ci si assomiglia. Si regola il passo per attraversare la strada, si finisce di mangiare contemporaneamente. Voglio diventare scemo con te guardare i fiori esplosi sul davanzale far crescere la terra con i sogni. Essere insieme lo spettacolo del giorno che comincia.
*** Valerio GRUTT, 1983, poeta, performer, Si diventa scemi insieme, da Dammi tue notizie e un bacio a tutti, Interno Poesia, 2018
La storia, di solito raccontata dal nonno di famiglia, era infallibile durante le serate di provincia, non come semplice divertimento dei piccoli innocenti, ma come opera fondamentale di un buon sistema educativo, precursore, in qualche modo, del giuramento con cui i testimoni si rivelano, o rivelano, per essere sinceri, tutta la verità e nient’altro che la verità. (...)
Ora, la storia del nonno raccontava di un giovane pastore di pecore che, forse per far passare le sue solitarie ore sul monte, decise un giorno di gridare “al lupo, al lupo”, di modo che la gente della campagna, armata di bastoni, spranghe e qualche carabina della penultima guerra, uscisse di corsa per difendere le pecore e, sulla strada, il pastore che le sorvegliava. Alla fine il lupo non c’era, era scappato per le grida, disse il ragazzo. Non era vero, come menzogna, però, era abbastanza convincente. Soddisfatto dal risultato della sua mistificazione, il nostro pastore decise allora di ripetere lo scherzo e, ancora una volta, i contadini risposero in massa. Ma niente, del lupo neanche l’ombra. La terza volta, però, nessuno mosse un piede fuori casa, si era capito che il pastore mentiva con tutti i denti che aveva nella bocca, gridi pure, si stancherà. Il lupo prese le pecore che voleva, mentre il ragazzo, abbarbicato su un albero, assisteva impotente al disastro.
Nonostante il tema di oggi non sia questo, colgo l’occasione per ricordare le volte in cui molti di noi gridano “al lupo, al lupo!”. Erano molti di più quelli che negavano l’arrivo del lupo, ma alla fine è venuto e portava una parola sul collare: crisi.
*** José SARAMAGO, 1922-2010, scrittore e poeta portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998, Al lupo! Al lupo!, blog ‘Quaderno di Saramago’, versione italiana del blog portoghese ‘O caderno de Saramago’, traduzione di Massimo Lafronza, 24 marzo 2009, qui
Cinque uomini stuprano una ragazza di diciotto anni. Ma non è una violenza, è un abuso. Perché i giudici spagnoli (lo stupro avvenne nel 2016 a Pamplona) sentenziano che la ragazza non si ribellò, non oppose resistenza. Quindi non è violenza, ma abuso.
Difficile pensare a tanta stupidità, difficile non capire come quella ragazza era paralizzata dal terrore. Come del resto fu trovata poco dopo. Una sentenza che ha scosso molti. Perfino una comunità di suore di clausura, che in una bellissima lettera solidarizzano e ribadiscono il diritto di ogni donna di poter essere libera.
"Noi viviamo in clausura, indossiamo un vestito che arriva quasi alle caviglie, non usciamo mai la notte (tranne le emergenze), non andiamo alle feste, non beviamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità. E' una scelta che non ci rende migliori o peggiori di nessuno, sebbene paradossalmente ci rende più libere e felici di molte. E proprio perché è una scelta libera, difendiamo con tutti i nostri mezzi a nostra disposizione (e questo è uno di quelli) il diritto di tutte le donne di fare liberamente il contrario senza per questo essere giudicate, violentate, intimidite, assassinate o umiliate. Sorella, io sì ti credo".
La miglior cosa da fare stamattina per sollevare il mondo e la mia specie è di stare sul gradino al sole con la gatta in braccio a far le fusa. Sparpagliare le fusa per i campi la valle la collina, fino alle cime alle costellazioni ai mondi più lontani. Fare le fusa con lei - la mia sovrana. Imparare quel mantra che contiene l'antica vibrazione musicale forse la prima, quando dal buio immoto per traboccante felicità un gettito innescò la creazione.
"Se trovassi 100 euro li prenderesti? Anche a un senzatetto che dorme?": queste le provocatorie domande alla base del nuovo esperimento sociale dello youtuber milanese Kiko.Co. Che questa volta si è calato nei panni di un clochard addormentato all’angolo di una strada, apparentemente ignaro del fatto che qualcuno gli abbia lasciato ben 100 euro nel piattino di fronte al suo giaciglio improvvisato. Le banconote sono false, ma i passanti – le cui reazioni sono state filmate di nascosto – non lo sanno. Un video che fa riflettere, specialmente nella parte finale.
Immagini Facebook/Kiko.Co.Official (a cura di Lucia Landoni, qui)
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A distanza di quasi due mesi dal voto, con il persistere del nulla di fatto in tema di possibile governo, come ognuno dei 40 milioni di cittadini italiani adulti sono ben contento di non dovermi trovare nei panni del Presidente della Repubblica. Il garbuglio è tale che anche la soluzione del 'governo del Presidente', immaginata come ultima carta, appare sempre più improbabile, per il facile rifiuto, già anticipato, dei due partiti 'vincitori' e per la disponibilità ad oggi non scontata, e peraltro numericamente insufficiente anche se concessa, di ogni altra forza parlamentare. Altamente probabile, invece, si prospetta l'ipotesi di nuove elezioni, tra l'altro ad oggi in assenza di una legge elettorale che mandi al macero il rosatellum: una norma che, se pure non è colpevole dello stallo in cui siamo, resta comunque uno strumento pessimo, oltre che per aver sottoposto agli elettori dei nominati, impedendogli di scegliere chi eleggere, anche (e forse soprattutto) per non aver trovato il 'giusto' equilibrio fra le due esigenze oggi entrambe avvertite come critiche in un sistema elettorale e che dovrebbero tenere insieme rappresentatività con governabilità.
In questi giorni, comunque, dopo la chiusura del fronte M5S-CentroDestra, sembra attivarsi il fronte M5S-PD.E l'idea di un governo possibile fra due partiti che per cinque anni si sono sparati insulti quotidiani suscita reazioni vivaci e crescenti in ambedue le basi elettorali.
Credo sia comprensibile. E ancora più comprensibile penso sia la resistenza, quando non il rifiuto aprioristico, dei renziani.
Non ho problemi ad affermare questo perché chi mi conosce non può dubitare del mio antirenzismo radicale, negli anni diventato sempre più virulento. Renzi e i suoi accoliti, rappresentati da un ceto pseudodirigente 'uso ad obbedir tacendo', quando non ad applaudire il capo sempre più tronfio e arrogante ad ogni sconfitta, hanno distrutto tutto il distruttibile, partito compreso: mescolando dosi perverse di scelte politiche sbagliate e modalità di azione autoriferite e strafottenti, in una ricerca impudente di potere percepito vantaggioso solo per un gruppo di privilegiati. Eppure, anche se Renzi e i suoi più stretti seguaci non esistessero numerosi come sono e capaci di condizionare il partito, l'ipotesi di un accordo di governo tra PD e M5S continuerebbe ad apparirmi assai improbabile.
Sì, Di Maio ha spiegato con chiarezza la differenza tra 'contratto' e 'alleanza', cercando di tranquillizzare le due basi di M5S e PD sulla rispettiva reciproca alternatività delle impostazioni di fondo. Ma questa rassicurazione non scioglie i dubbi: stare al governo con visioni diverse, tanto distanti da essere su molti punti opposte, come oggettivamente è tra M5S e PD, renderebbe quanto meno problematica la realizzazione di qualunque 'contratto', per quanto dettagliato e 'alla tedesca'. Anche perché 'alla tedesca' significa appunto che il 'contratto' non sarebbe 'tedesco', ma 'alla italiana'. E questo farebbe la differenza sostanziale. E poi, particolare fondamentale finora sottaciuto da ogni commentatore, il patto sarebbe siglato senza essere preceduto da una aperta e abbondante autocritica, da parte della dirigenza e della base, circa le politiche e le prassi fin qui adottate dai due partiti, sia rispetto ai contenuti (fino a ieri promossi con grande strepito di fanfare, nella convinzione assoluta e dogmatica che avrebbero 'salvato l'Italia'), sia rispetto alle reciproche relazioni, fin qui ostentatamente tenute sulla punta delle armi ogni giorno dell'anno da cinque anni. Insomma, tutto si può fare: anche rivoltare a U visione, valori, politiche, comportamenti. Ma ci vuole tempo per digerire e far digerire il cambiamento quando si vuole mettere in campo una inversione e non un adattamento, o, peggio, un camuffamento opportunistico. Altrimenti, nel migliore dei casi è forzatura 'innaturale' che implode alla prima occasione; e nel peggiore dei casi è (auto)inganno, con relativa presa in giro di militanti, elettori, cittadini. E allora, che si fa? Che si fa, soprattutto, per impedire la saldatura, al momento evitata ma mai scongiurata, tra M5S e Lega: un'accoppiata pericolosa, soprattutto per le spinte populisticamente xenofobe, sovraniste e antieuropee di cui Salvini si è fatto interprete e promotore attivo lungo tutto lo Stivale?
Mi è già capitato di dire che, ferma restando, a mio parere, l'estrema improbabilità del successo di un accordo in forma di 'contratto' tra M5S e PD, io vedrei almeno due condizioni indispensabili perché comunque si tenti questa strada: (1) La prima è la preventiva messa fuori campo sia di Di Maio che di Renzi, ambedue simboli incandescenti del contrasto storico fra i due partiti. (2) E la seconda è l'abbandono, da subito, dell'idea di un governo a due M5S-PD e la sua sostituzione con lo sforzo di costruire un monocolore M5S con appoggio esterno PD. So le obiezioni: (a) I due, Di Maio e Renzi, non si tireranno mai indietro. (b) L'appoggio esterno PD lascerebbe il M5S appeso al filo del possibile continuo ricatto PD.
Entrambe le obiezioni sono più che fondate e rischiano di chiudere la strada prima ancora che venga aperta. Tuttavia credo che la condizione del monocolore M5S, per quanto improbabile, sarebbe l'unica possibile che un PD, anche finalmente derenzizzato, potrebbe accettare senza dover capitolare di fronte alla sua immagine e alla sua storia. Senza contare che un coinvolgimento di potere del PD in un governo con M5S in ruoli ministeriali, a maggior ragione se 'pesanti', se pure spingerebbe il PD ad esercitare una forza stabilizzante, farebbe a cazzotti con il disastro elettorale subìto dal partito il 4 marzo scorso.
Tutto questo, comunque, senza che venga dimenticato un dato oggettivo di sfondo, non rimuovibile: al di là della riuscita di ogni 'contratto' (oggi M5S-PD, domani, chissà, M5S-Lega, essendo del tutto svanita l'ipotesi M5S-Centro-Destra, ma non l'ipotesi di uno sganciamento di Salvini da Berlusconi), i numeri parlamentari per le due eventuali tipologie di fiducie restano quanto mai risicati: e questo renderebbe qualunque navigazione di governo in balìa di venti continui, capaci di rovesciare vascelli di qualunque carico.
Come si vede, è alta l'eventualità che il Presidente della Repubblica sia presto chiamato ad esercitare la sua prerogativa, non invidiabile, di stabilire i tempi e i modi per nuove elezioni.
Forse non è una drammatizzazione dire che il 'sistema' (che anche noi abbiamo contribuito a mettere in campo) sta scherzando con il fuoco e sperare che il finale sia meno oscuro e inquietante di come al momento ci appare.
*** Massimo FERRARIO,M5S-PD, e un appoggio esterno?, per Mixtura
Sto scrivendo da un tempo diverso, dove tutte queste cose non sono piú importanti. Ho sempre ferma in testa un’immagine di me da bambino, e i suoi occhi sono buoni. Vorrei che fosse l’unica immagine del libro, ma è soltanto una mia proiezione, qualcosa che si è perso. Scriverlo non significa salvarlo ma tornare ad avere i suoi occhi per un attimo; ripercorrere i movimenti della sua natura, starlo a sentire, perdonare il suo futuro.
*** Simone BURRATTI, 1990, poeta, Sto scrivendo da un tempo diverso, da Progetto per S., Nuova Editrice Magenta, 2017. Segnalato in 'ipoetisonovivi.com', 8 gennaio 2018, qui
Alla fine aver messo sullo stesso piano Lega e Pd si rivelerà la mossa sbagliata del M5s. Non si può essere europeisti o euroscettici, per la Fornero o contro, per la flat tax o l'imposizione progressiva (e la lista sarebbe lunga) a seconda dell'alleato che ti dà i voti per andare a Palazzo Chigi. Non è ciò che il movimento ha predicato in questi cinque anni, e si avvicina sempre più al paradosso del Pd: che fece il governo con Forza Italia perché il M5s lo aveva rimbalzato, con ottimi argomenti che però ha nel frattempo dimenticato. Tutti a turno hanno una sana vocazione maggioritaria: ma quando poi i voti non bastano si diventa cultori delle alleanze...
*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, facebook, 25 aprile 2018, qui
Anche qui per il principiante c’è il serio pericolo di cadere nel ruolo di consigliere e di distribuire suggerimenti. Per il paziente, gli sforzi che il medico compie in questo senso sono molto comodi, e quindi corruttori. In questa importante circostanza, come sempre nella psicoanalisi, bisogna lasciare la precedenza e la guida al paziente e ai suoi slanci, anche nel caso che la via seguita apparisse una falsa pista. L’errore è una condizione di vita non meno importante della verità.
*** Carl Gustav JUNG, 1875-1961, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, Freud e la psicoanalisi, Opere 4, Principi terapeutici della psicoanalisi, Bollati Boringhieri,edizione digitale 2015
Non puoi fidarti della scienza quando credi che possa salvare Alfie e non fidarti quando ti dice che i vaccini sono indispensabili.
Non puoi approvare che sia data la cittadinanza italiana ad un bambino morente per accoglierlo e tentare di salvarlo e non preoccuparti dei bambini che potresti accogliere e salvare allo stesso modo.
Non puoi protestare perché sia data a genitori disperati la libertà di scegliere e poi opporti se una persona disperata vuole scegliere secondo le norme sul fine vita.
*** Anna MALLAMO, giornalista e blogger, facebook, 24 aprile 2018, qui
In Mixtura i contributi di Anna Mallamo qui In Mixtura ark #SenzaTagli qui
Non c'è rumore di lacrime. State quieti. Nessun chiasso fa il pianto.
*** Pietro INGRAO, 1915-2015, politico e militante comunista, intellettuale, poeta, Bilanci, da Cinque poesie inedite di Pietro Ingrao (anni 2001-2008), in 'centro riforma dello Stato', 29 marzo 2018, qui
Ora anche molti economisti che si erano definiti tecnottimisti cominciano a riconoscere che «stavolta è diverso»: nelle rivoluzioni precedenti le braccia dell’agricoltura erano passate all’industria e quando anche qui erano arrivati i robot, quelle delle fabbriche erano emigrate verso lavori di maggior contenuto cognitivo. Ma ora l’intelligenza artificiale comincia a sostituire anche molte mansioni intellettuali degli addetti ai servizi e di varie categorie di professionisti: analisti, medici, commercialisti, agenti di viaggio, giornalisti, perfino avvocati. Le diagnosi di cancro e l’individuazione della terapia più appropriata per ogni singolo paziente cominciano a essere fatte, anziché dall’oncologo, da Watson, il supercomputer di IBM che aveva esordito nel 2011 battendo gli umani nel videoquiz Jeopardy!. Ma ormai ci sono anche i tribunali americani nei quali l’entità di una pena e quella della cauzione da pagare per rimettere un imputato a piede libero vengono decise servendosi dell’intelligenza artificiale, mentre le arringhe difensive vengono costruite utilizzando la capacità del computer di scandagliare la casistica giudiziaria scovando i processi basati su casi simili e analizzando i risultati ottenuti dagli altri avvocati. E poi gli articoli scritti da giornalisti-robot e molto altro ancora (IBM sta sviluppando versioni di Watson per le biotecnologie, la farmaceutica e l’editoria). Nessuno può dire con precisione fin dove arriverà questo processo di sostituzione, se e quanto sarà possibile salvare posti di lavoro insegnando all’uomo a lavorare meglio in simbiosi con le macchine (per ora Watson viene presentato come un collaboratore dell’oncologo al quale, però, resta solo da controllare la correttezza della diagnosi e delle terapie prescritte). E, comunque, non si può ignorare il rischio di terremoti sociali e politici: se l’impoverimento dell’America di mezzo ha prodotto il fenomeno Trump, cosa potrà accadere quando l’autista-robot sostituirà i tre milioni e mezzo di americani che si guadagnano da vivere guidando un veicolo, sia esso un camion o un taxi?
*** Massimo GAGGI, 1953, giornalista, saggista, Homo premium. Come la tecnologia ci divide, Laterza, 2018
Fu un amore, amici, che doveva finire; credemmo che gli uomini fossero santi, i cattivi uccisi da noi, credemmo diventasse tutta festa e perdono, le piante stormissero fanfare di verde, la morte premio che brilla come sul petto del bambino la medaglia alle scuole elementari. Con pena, con lunga ritrosia, ci ricredemmo. Rimane in noi il giglio di quell'amore.
*** Mario TOBINO,1910-1991, scrittore, poeta, psichiatra, Fu un amore, amici, epigrafe a Il clandestino, Mondadori, 1962
La legge morale non è altro che una manifestazione esteriore dell’impulso, innato nell’uomo, a reprimere e domare sé stesso. Questo impulso all’addomesticamento о alla civiltà si perde negli insondabili e oscuri abissi della storia dell’evoluzione, e non potrà perciò mai e poi mai venire considerato come la conseguenza d’un insieme di norme imposte dall’esterno. È l’uomo stesso che si è creato le sue leggi, obbedendo a un suo istinto. Perciò non possiamo capire i motivi dell’ansiosa repressione del problema sessuale nel bambino se teniamo conto solo degli influssi morali dell’educazione. I motivi reali sono radicati molto più profondamente nella natura stessa dell’uomo, nel suo sia pure tragico conflitto tra civiltà e natura, о tra coscienza individuale e sentimento collettivo.
*** Carl Gustav JUNG, 1875-1961, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, Freud e la psicoanalisi, Opere 4, Un caso di nevrosi di una bambina, Bollati Boringhieri, edizione digitale 2015
La chiusa angoscia delle notti, il pianto delle mamme annerite sulla neve accanto ai figli uccisi, l’ululato nel vento, nelle tenebre, dei lupi assediati con la propria strage, la speranza che dentro ci svegliava oltre l’orrore le parole udite dalla bocca fermissima dei morti “liberate l’Italia, Curiel vuole essere avvolto nella sua bandiera”: tutto quel giorno ruppe nella vita con la piena del sangue, nell’azzurro il rosso palpitò come una gola. E fummo vivi, insorti con il taglio ridente della bocca, pieni gli occhi piena la mano nel suo pugno: il cuore d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.
*** Alfonso GATTO, 1909-1976, poeta e scrittore, 25 aprile, da Tutte le poesie, Mondadori, 2001. Anche in 'interno poesia', 25 aprile 2017, qui
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Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come.
*** Pier Paolo PASOLINI, 1922-1975, poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, scrittore, regista, citato da Luisella Re,Pasolini: Il nudo e la rabbia, Stampa sera, 9 gennaio 1975, segnalato in 'wikiquote', qui