Non è arrogante né presuntuoso stabilire, per esempio, che il contratto sociale scandinavo è preferibile – perché più equo, solidale, rispettoso – in confronto alle logiche del familismo amorale, del clan, della fedeltà tribale, del patriarcato, della sottomissione al leader, che sono radicate in tante nazioni di religione musulmana. Il discorso politically correct imperante da decenni ci proibisce di usare aggettivi come «superiore» e «inferiore». Ma questo è assurdo, perché rinunciando a stabilire gerarchie di valori precipitiamo noi stessi in un baratro d’insicurezza, smarrimento. Finché la vertigine del caos spinge alcuni di noi nelle braccia dei nuovi autocrati, dell’Uomo forte di turno che si affaccia dal balcone e promette di restaurare l’ordine antico.
*** Federico RAMPINI, 1956, giornalista e saggista, Il tradimento. Globalizzazione e immigrazione, le menzogne delle élite, Mondadori, 2016
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