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sabato 15 luglio 2017

#RACCONTId'AUTORE / La rivelazione (Piero Ferrucci)

C’era una volta un uomo che odiava il suo lavoro. Era un tagliapietre, e doveva faticare tutto il giorno per una misera paga. 

«Che orrendo modo di vivere» pensava. «Come mi piacerebbe essere un riccone che può oziare tutto il giorno.» 
A un certo punto il suo desiderio divenne così intenso che si tramutò in realtà. Il tagliapietre sentì una voce che diceva: «Tu sei ciò che vuoi essere». 
Divenne ricco e poté avere subito ciò che aveva da sempre desiderato: una casa bellissima, cibo squisito, svaghi meravigliosi.
Era felice, ma dopo un po’ vide passare il re in una processione e pensò: «Lui è più potente di me, come vorrei essere io nei suoi panni!». 
Di nuovo udì la voce e, come per magia, divenne il re. Era diventato l’uomo più potente del mondo. Ah, che ebbrezza il potere! Tutti gli obbedivano, tutti lo temevano. 
Era felice, ma non completamente. A poco a poco si fece strada in lui una certa insoddisfazione che lo solleticava maligna. «Voglio ancora di più»" pensò. Voglio voglio voglio. Vide il sole nel cielo, e pensò: «II sole è ancora più potente di me, voglio essere il sole!». 
Ed ecco che divenne il sole. Luminoso, grande, fortissimo. Dominava il cielo e la terra. Nulla e nessuno poteva esistere senza di lui. Che felicità! E che importanza! Però poi si accorse che sotto di lui le nuvole gli impedivano di vedere il paesaggio. Erano mobili e leggere. Invece di stare fisse nel cielo, potevano assumere infinite forme e al tramonto si coloravano di tinte stupende. Vivevano senza preoccupazioni ed erano libere. Che invidia. 
Ma l’invidia durò poco. Sentì di nuovo la voce: «Tu sei ciò che vuoi essere». E fu subito nube. Era un piacere essere sospesa nell’aria, mobile, vaporosa. Si divertiva a prendere forme sempre diverse, ora spessa e opaca, ora bianca e ricca, ora sottile come un ricamo. Ma la nuvola d’un tratto dovette condensarsi in goccioloni di pioggia, che andarono a colpire una roccia di granito. 
Che impatto. La roccia era lì da millenni. Dura e solida. E invece le misere gocce di acqua si rompevano sul granito e poi scorrevano fino a essere assorbite dalla terra e scomparire per sempre. Come sarebbe stato bello essere roccia, pensò. 
Subito divenne roccia. Per un po’ si godette la vita. Finalmente aveva trovato la stabilità. Ora si sentiva sicuro. «È la sicurezza che cercavo, dopo tutto, e di qui non mi muove più nessuno.» Le gocce di pioggia lo colpivano e scendevano lungo i suoi fianchi. Era un massaggio piacevole. Un omaggio. Il sole l’accarezzava con i suoi raggi. Com’era bello venire riscaldati! Il vento lo rinfrescava. Le stelle lo guardavano. Aveva raggiunto la completezza.

Un giorno, però, vide una figura che si stagliava all’orizzonte. Era un uomo un po’ curvo con un grosso martello. Un tagliapietre. Incominciò a battere con il martello su di lui. Più che male sentì sgomento. Il tagliapietre era ancora più forte e poteva decidere del suo destino. «Come vorrei essere il tagliapietre» pensò. 

E così il tagliapietre fu di nuovo tagliapietre. Dopo essere stato tutto ciò che avrebbe voluto essere, divenne di nuovo ciò che era sempre stato. Ma questa volta era felice. Tagliare le pietre era diventato un’arte, il suono del martello era musica, la fatica alla fine della giornata era il benessere di chi aveva fatto bene il suo lavoro. E quella notte in sogno ebbe una meravigliosa visione della cattedrale che le sue pietre avrebbero contribuito a formare. Gli pareva che non ci fosse niente di meglio che essere ciò che era. Era una rivelazione bellissima che, sapeva, non lo avrebbe mai abbandonato. Era la gratitudine. 

*** Piero FERRUCCI, 1946, psicoterapeuta e filosofo, esperto di psicosintesi, La forza della gentilezza. Pensare e agire con il cuore fa bene al corpo e allo spirito, 2004, Mondadori, Milano, 2005.


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