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giovedì 18 maggio 2017

#SENZA_TAGLI / Migranti e 'ndrangheta (Anna Mallamo)

Pensavo a questa orrenda cosa calabrese: ai migranti - proprio quelli che qualcuno passa ai raggi X, e accusa di vivere da parassiti alle nostre spalle (o li fotografa mentre giocano a calcetto, per documentare la loro "bella vita" a nostre spese) - a cui veniva dato poco cibo, "quello per i maiali", mentre mafiosi e collusi intascavano tutto e giravano in Ferrari. (qui)

Sappiate che la 'ndrangheta e la mafia da sempre fanno esattamente questo ai nostri territori: impoveriscono tutti, e soprattutto i più poveri, lucrano su tutto quello che esiste, cercano di monopolizzare (e spesso ci riescono) tutte le risorse e le attività. Tanto, i poveri sono abituati a essere poveri, a non avere pretese. Come i migranti (che qualche volta, quando hanno protestato per il cibo o il trattamento, sono stati severamente tacciati d'ingratitudine). 

Sappiate che le mafie ingrassano così, grazie a reti di collusione e connivenza gigantesche, che arrivano ovunque: dentro gli uffici, dentro le chiese. 

Sappiate che i migranti, in questa orrenda cosa, sono vittime due volte (come vittime siamo noi che viviamo in queste terre dove il confine tra lecito e illecito è talora così sottile che non basterebbe un muro, per proteggerlo). 

Sappiate che io, come tanti cittadini del Sud, mi vergogno profondamente di questo. Di questa rapina sistematica che coinvolge tutti noi, e oggi anche loro, che hanno la colpa di stare persino più in basso dei nostri poveri. 

Sappiate che sono grata ai magistrati che hanno reso possibile smascherare almeno questa banda (perché ci sono magistrati che lanciano ipotesi e magistrati che eseguono arresti; ci sono magistrati che dicono "forse" ed esprimono pareri personali sui giornali e magistrati che firmano indagini).

Sappiate che mi vergogno a pensare che abbiamo chiamato "accoglienza" - e per qualcuno è già troppo, è indebita, è eccessiva, è da "buonisti" - mettere quei disgraziati in mano alle nostre mafie: renderli, sì, in questo uguali a noi. Nel peggio di noi.

*** Anna MALLAMO, blogger, 'facebook, 16 maggio 2017, qui


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