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sabato 1 aprile 2017

#FAVOLE & RACCONTI / Il cane, il padrone, il macellaio (M. Ferrario)

E' l'una, e lui sta per chiudere.
Oggi, lo ricorda perfettamente, a pranzo ci sarebbe stato il suo piatto preferito e lui già le pregusta, le sue melanzane alla parmigiana: quelle che la mamma gli faceva quando era piccolo. Ne mangerà almeno due porzioni, per primo e per secondo: come sempre, un po' avrebbe rimpianto quelle della sua infanzia, ma anche stavolta non l'avrebbe detto, anzi, avrebbe fatto i complimenti alla cuoca, perché sa con quanto amore la moglie gliele prepara una volta alla settimana.

L'uomo esce dal bancone, prende il giaccone e si avvicina alla porta: deve solo spingere un bottone e la saracinesca si abbasserà. 

Già, le melanzane, che grande piatto. 
E poi un pisolino.
Magari non da solo... 
Erano sposati da una decina d'anni, ma l'affetto e la voglia erano rimasti intatti: come fosse il primo giorno.

Il cane era è entrato senza che lui neppure se ne fosse accorto.
Stringe una busta in bocca e muove la testa su e giù per farsi notare.
Non ce n'è bisogno, per la verità: è un lupo, splendido e imponente, impossibile non ammirarlo.

Il macellaio si lascia andare ad uno sbuffo: proprio ora che sta per chiudere.
Indica la porta all'animale, con decisione, ma anche con affetto: ripete spesso che preferisce le bestie a molti umani. 
Si avvicina al lupo e gli carezza il muso con dolcezza: lui si divincola, preoccupato che gli caschi ciò che ha in bocca.
L'uomo sorride e mentre gli parla cerca di spingerlo verso l'uscita: gli dice quanto è bello, ma che è tardi e lui deve andare a casa. E poi, i cani in macelleria non devono entrare.
Il cane è riottoso, ma si fa accompagnare fuori senza opporre grande resistenza, sempre preoccupato di non perdere ciò che trattiene con i denti: reagisce con qualche guaito, come per impietosire l'uomo. Poi, appena fuori, prima ancora che il macellaio possa schiacciare il pulsante per abbassare la saracinesca, si sfila dalle sue mani che tentano di spingerlo lontano lungo il marciapiedi e con un balzo si reintroduce nel negozio. E subito corre all'interno, a cercare il punto più buio e più lontano dall'uscita.
Il macellaio lo insegue e lo raggiunge: alza la voce, finge di arrabbiarsi.
Niente.
Allora ha un lampo: va dietro il bancone e recupera un osso.
Lo sceglie tra quelli più grossi, con attaccata ancora della carne e un po' di grasso: qualunque cane sarebbe impazzito per poterselo prendere.
Lo fa baluginare davanti al muso del lupo, in modo che ne senta tutto l'odore.
Poi si dirige verso l'uscita, e lo invita a seguirlo, con parole dolci, suadenti.
«Vieni, Bobby. Lo vedi che osso incredibile ho preso per te? E' tuo, basta che tu ti decida a uscire da qui. Su da bravo...».
Il cane osserva la scena, ma non si muove.
Anzi, impassibile, depone la busta a terra, mentre scuote il muso più volte ed emette qualche mugolìo: facendo chiaramente capire all'uomo che deve aprire la busta. 

L'uomo si arrende, sorpreso dalla capacità del cane di non farsi comprare da un osso tanto succulento. Anche stamattina, appena sveglio, ha visto il telegiornale e non può non scacciare un confronto con il solito scandalo quotidiano: una retata di manager, funzionari della pubblica amministrazione, politici. I cani sanno resistere, gli affaristi no.

«D'accordo, cane testardo: hai vinto. Vediamo cosa c'è qui dentro. Però poi te ne vai, capito?, perché io devo chiudere... E poi cos'è questa novità: io ti conosco e quando vieni con il tuo padrone, aspetti sempre fuori».

Raccoglie la busta da terra.
La apre.
Un biglietto: con un fermaglio e una banconota da 50 euro.
«Sono Franco Spinotti, da tempo suo cliente. In genere vengo col cane, ma stavolta ho un'emergenza: sono chiuso in casa per finire un progetto da consegnare domattina. Come lei sa, abito un po' lontano dal suo negozio e così le ho mandato Bobby: di solito si trattiene fuori dal negozio, ma lei ha avuto modo di conoscerlo. Stasera ho gente a cena. Ho bisogno di cinque costate di manzo e dieci salsicce. Prima qualità, naturalmente. Metta tutto in un sacchetto: il cane se lo prenderà in bocca e entro mezz'ora me lo farà avere. Conosce la strada e sa che mezzi prendere. Credo che la banconota allegata da 100 euro sia sufficiente: inserisca pure il resto in busta insieme con lo scontrino».

Il macellaio si ricorda del cliente: sempre un po' sbrigativo e ispido nei suoi modi di fare, un artistoide, un tipo strano, si occupa di musica, gli piace mangiar bene. Da un po' non si fa vivo, ma in genere viene con regolarità, pur abitando dall'altra parte della città: segno che è soddisfatto della qualità della sua carne.
Rilegge il bigliettino. Non dubita che l'animale, come tutti i cani, abbia orientamento, ma cosa significa "sa che mezzi prendere"? Gli pare impossibile.

Il lupo si è seduto su due zampe: attende paziente, sicuro che sarà servito.

L'uomo fa un lungo sospiro.
Doveva capitargli anche questo: per la prima volta nella sua vita, servirà un cane. Metterà costate e salsicce in un sacchetto, l'animale se lo prenderà in bocca e poi... è proprio curioso di vedere cosa accadrà.

Il macellaio si guarda in giro: sceglie il pezzo di carne di maggior pregio, con la solita abilità taglia le cinque costate, stacca dieci salamelle dalle tre catene che pendono dal soffitto, batte lo scontrino, inserisce il resto nella busta e chiude tutto in un sacchetto.
Che pone per terra, accanto al cane.

«Ecco, Bobby. Adesso fammi vedere cosa sei capace di fare».
Il lupo, pronto, afferra il sacchetto con i denti.
Struscia con il muso il pantalone della gamba sinistra del macellaio, come per ringraziarlo e salutarlo, e, a questo punto soddisfatto, se ne esce dalla macelleria.

L'uomo afferra il cellulare e chiama la moglie.
«Cara, ho un'urgenza. Ti chiedo scusa, ma farò tardi.»
La moglie è preoccupata, ma lui la tranquillizza:
«Nessuna cattiva notizia: tutto bene. Arrivo appena possibile. Intanto comincia pure a mangiare...».
Lei gli ricorda melanzane e pisolino.
In effetti, per un attimo lui tentenna: ma la curiosità è più forte.
«Vorrà dire che riaprirò più tardi nel pomeriggio. Poi ti racconterò tutto. A melanzane e pisolino naturalmente non rinuncio...».

Il macellaio si infila il giaccone, pigia il pulsante della saracinesca ed esce seguendo da lontano il cane.

Il lupo arriva al primo incrocio.
C'è un flusso di auto interminabile.
Il semaforo è sul verde fisso per le auto: i pedoni, se vogliono passare, debbono premere il pulsante apposito.
Bobby si ferma accanto al semaforo: lascia per terra il sacchetto. Si alza sulle due zampe per raggiungere l'altezza necessaria, poi con il muso schiaccia il bottone per i pedoni. Quindi riprende il sacchetto in bocca proprio mentre il semaforo illumina il verde e, con calma, attraversa la strada trotterellando.

Il macellaio, naturalmente, non lo perde di vista.

Bobby percorre un centinaio di metri, sino alla fermata dell'autobus.
Sotto la pensilina, una grande mappa segnala le linee e i percorsi.
Il cane, sempre con il sacchetto in bocca, si rizza sulle zampe e osserva la cartina.
Poi si mescola tra la gente.
Arriva un autobus, sopra il conducente lampeggia in grande il solito numero che indica la linea.
Il cane guarda e non sale.
Si preannuncia il secondo autobus: ha un numero diverso dal precedente.
C'è molta gente pronta a non lasciarselo scappare.
Bobby si mescola tra le tante persone, in corrispondenza dell'apertura della porta posteriore.
Quando finalmente l'autobus accosta al marciapiede e si ferma, il cane sale, stando ben attento a non farsi vedere nello specchietto dall'autista.
Dietro di lui, il macellaio lo segue.

Una ventina di minuti, almeno sei fermate.
Prima della settima, il cane con una zampa prenota la discesa, sempre curando di restare nascosto alla vista del conducente.
Quando l'autobus raggiunge la fermata, il cane scende.
E il macellaio dietro.

Il quartiere è residenziale: sui vialetti affacciano villette a uno o due piani.
L'animale trotterella sicuro lungo il marciapiede per un centinaio di metri.
Poi svolta a destra e quindi a sinistra.
Ancora pochi metri: sulla destra una villetta con giardino.

Il cane si avvicina al portoncino.
Da dentro, una musica a tutto volume.
Bobby depone il sacchetto: con le zampe bussa più volte, curando di non rigare con le unghie il legno lucido della porta.

Attende.
Nulla.
Riprova.
Nulla.

Comincia ad abbaiare: più volte.
Niente.
Prende la ricorsa e si butta con tutto il corpo contro il portoncino.
Niente.
Il sacchetto è sempre lì per terra, sullo zerbino.

Bobby  allora decide di aggirare la villetta.
Con un salto raggiunge il davanzale della finestra del salotto: attraverso le inferriate, con la zampa, tocca più volte il vetro.
Dall'interno la musica di colpo si spegne.

Un uomo in ciabatte e ancora con le cuffie nelle orecchie apre la porta della villetta.
Vede il sacchetto sullo zerbino e lo scavalca con noncuranza.
Urla il nome di Bobby.
«Non si può mai lavorare in pace, dannazione. Devo consegnare il nastro per domani...».
E' infuriato.

Appena il cane, sceso dal davanzale della finestra, si presenta al portone e fa per entrare riprendendosi in bocca il sacchetto per lasciarlo sul tavolo di cucina, l'uomo imprecando comincia a menar botte sulla schiena di Bobby.

Il macellaio ha assistito alla scena.
Trasecola.
Interviene in soccorso.
«Ma, scusi, è impazzito? Cosa sta facendo?».

L'uomo guarda il macellaio, neppure lo riconosce.
«Come cosa faccio? Lo vede no?. Si fa così coi cani per fargli capire come devono comportarsi. Lo sto punendo. Così si deciderà a imparare, una buona volta».
Il macellaio è sconcertato.
«Lo sta punendo? Ma vuole scherzare? Punendo per cosa? Lei ha un cane incredibile: l'ho seguito fin qui dal negozio. E' un genio, il suo Bobby. Più unico che raro. Ha fatto cose che neppure un essere umano...».

Il padrone di Bobby non riesce a contenere la rabbia.
«E' la terza volta, caro signore: la terza volta in due settimane... Eppure ormai dovrebbe averlo imparato: ho seguito il manuale di addestramento alla lettera. E questo è il risultato...».
Il macellaio capisce sempre meno.
«La terza volta?».
L'uomo scuote la testa: inutile, è imperdonabile il comportamento di Bobby.
Cerca complicità.
«Davvero non so come fare...».

Il macellaio è sbalordito: non ha parole e a stento frena la rabbia.
L'uomo si china a raccogliere il sacchetto per rientrare in casa: non lo apre e non saluta neppure.
Prima di scomparire dietro la porta, fissa negli occhi il macellaio. Ma continua a non riconoscerlo.
Bofonchia:
«Bobby: un genio, lei dice? Vorrei vederla al mio posto. Cosa devo fare perché si ricordi che quando esce di casa deve prendersi le chiavi e infilarle nel sacchetto?».

*** Massimo Ferrario, Il cane, il padrone, il macellaio, 2017 per Mixtura. Libera rielaborazione di uno spunto contenuto in un testo diffuso via internet.


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