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#FUMETTI / Stelle cadenti(Charles Schulz)

Charles SCHULZ, 1922-2000
fumettista statunitense
(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Sorrisi (Wislawa Szymborska)

Il mondo vuol vedere la speranza sul viso.
Per gli statisti diventa l’obbligo il sorriso.
Sorridere vuol dire non darsi allo sconforto.
Anche se il gioco è complesso, l’esito incerto,
gli interessi contrastanti – è sempre consolante
che la dentatura sia bianca e ben smagliante.

Devono mostrare una fronte rasserenata
sulla pista e nella sala delle conferenze.
Un’andatura svelta, un’espressione distesa.
Quello dà il benvenuto, quest’altro si accomiata.
È quanto mai necessario un volto sorridente
Per gli obiettivi e tutta la gente lì in attesa.

La stomatologia in forza alla diplomazia
garantisce sempre un risultato impressionante.
Canini di buona volontà e incisivi lieti
non possono mancare quando l’aria è pesante.
I nostri tempi non sono ancora così allegri
perché sui visi traspaia la malinconia.

Un’umanità fraterna, dicono i sognatori,
trasformerà la terra nel paese del sorriso.
Ho qualche dubbio. Gli statisti, se fosse vero,
non dovrebbero sorridere il giorno intero.
Solo a volte: perché è primavera, tanti i fiori,
non c’è fretta alcuna, né tensione in viso.
Gli esseri umani sono tristi per natura.
È quanto mi aspetto, e non è poi così dura.

*** Wislawa SZYMBORSKA, Sorrisi, da La gioia di scrivere, a cura di Pietro Marchesani, Adelphi, 2009, segnalata da 'sagarana', gennaio 2014, qui


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#SPILLI / Ministro Madia, la tesi copiata (Libertà e Giustizia, M. Ferrario)

Un'inchiesta del "Fatto Quotidiano" ha documentato che la tesi di dottorato del ministro Marianna Madia contiene intere frasi plagiate da opere di altri autori. Comunque si vogliano conteggiare le percentuali di testo non originale è un fatto molto grave, ed è gravissimo che i grandi giornali italiani non se ne stiano occupando.

Perché qui non si tratta di quantità: si tratta di qualità, si tratta di etica.

Il plagio, anche di una sola pagina, non è consentito dalle regole della comunità scientifica internazionale. Il ministro tedesco dell'istruzione, Annette Schavan, aveva plagiato parti della sua tesi di dottorato: il titolo le è stato revocato dall'università di Düsseldorf dove lo aveva conseguito, e il ministro ha presentato subito le proprie dimissioni.

Anche il codice etico dello stesso IMT di Lucca, dove la Madia ha conseguito il dottorato, correttamente definisce come plagio "la presentazione delle parole o idee di altri come proprie", specificando che rientra in questo comportamento anche l'"appropriarsi deliberatamente del lavoro di altri o non citare correttamente le fonti all'interno del proprio lavoro accademico". Per questo appaiono sconcertanti le dichiarazioni del prof. Pietro Pietrini, direttore dell'IMT, per il quale si tratterebbe della dimenticanza di "quattro parentesi" e di critiche dettate da una "ossessione delle citazioni". Altro che ossessione! Lo strumento della rete è stato usato dalla dottoranda in modo intellettualmente scorretto e inconciliabile con l'etica della ricerca.

Ora, questo comportamento – in sé grave e censurabile – diventa gravissimo quando riguarda chi ora è un ministro della Repubblica. Ed è politicamente insostenibile quando riguarda un ministro che ha proposto una riforma della Pubblica Amministrazione che brandisce il vessillo della "meritocrazia" e si propone la caccia ai "furbetti".

Ora la ministra Marianna Madia ha la possibilità di migliorare davvero la Pubblica Amministrazione: dimettendosi.

*** Libertà e Giustizia, il consiglio di Presidenza 
(Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Roberta De Monticelli, Paul Ginsborg, Tomaso Montanari, Valentina Pazè, Elisabetta Rubini, Salvatore Settis, Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky)

---
Sottoscrivo in pieno. 
Naturalmente sarà un'occasione in più perché sia tacciato di moralismo.
Ma io vorrei solo appartenere ad un altro Paese: dove per cose del genere politici e ministri se ne vanno. O spontaneamente o 'spintaneamente'.

Qui poi si tratta di una ministra che ha chiesto sanzioni (giuste) per i 'furbetti del cartellino' e che vuole insegnare il buon comportamento a tutta l'amministrazione pubblica.

E il comportamento di chi non mette fra virgolette i testi che cita in una tesi di laurea come lo definiamo? 
A essere benevoli, almeno altrettanto 'furbetto'. 

*** Massimo Ferrario, 'facebook', 30 marzo 2017, qui

da 'Il Fatto Quotiiano', 28 marzo 2017

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#SENZA_TAGLI / Immigrazione, decreto Minniti, un voto ideologico-populista (Stefano Catone)

La stampa di destra esulta. La Lega è spiazzata. Una sedicente sinistra, uscita dal Partito Democratico per continuare a sostenere le peggiori politiche di questa legislatura, imbarazza.

Stiamo parlando del voto al Senato sul cosiddetto decreto Minniti-Orlando (altro imbarazzo, per il ministro della Giustizia che si candida a spostare il PD a destra riducendo i diritti dei migranti), tenutosi ieri, e che ha visto palesarsi la più ristretta fiducia al Senato dell’intera Legislatura, salvata dal voto – come dicevamo – di Movimento Democratici e Progressisti, da Maria Cecilia Guerra a Miguel Gotor, per capirci.

Un voto assolutamente dirimente, che segna il confine non solo politico, ma sociale e culturale, tra chi propone una gestione dell’immigrazione legata a doppio filo con la sicurezza, sulla quale scaricare tutte le cause di tutti i problemi del nostro paese (ed ecco perciò i nuovi CIE e l’investimento sui rimpatri forzati), e chi crede che la gestione dell’immigrazione debba passare da misure aderenti alla realtà e non ideologiche.

E sì, cari Senatori che «avete scelto ancora la sicurezza, la disciplina», il vostro voto è un voto ideologico, della peggiore ideologia che gonfia le vele dei populismi europei. Rimpatriateli tutte, ora, le almeno 400mila persone che risiedono in Italia senza documenti. Quadruplicando (quadruplicando! Ma chi ci crede?) il ritmo dei rimpatri potremo finalmente rispedire 20mila cittadini sudanesi, afghani, nigeriani all’anno nei paesi dai quali scappano e che li perseguitano. Fatelo voi il conto: nella migliore delle ipotesi, in venti anni avremo risolto il “problema”.

Eccola qui la vostra sicurezza e la vostra disciplina. Le stesse che vi hanno spinto a ridurre le garanzie processuali dei richiedenti asilo eliminando un grado di giudizio e la possibilità di ascoltare di persona il richiedente. Uno sfregio alla nostra cultura di paese liberale e di stato di diritto, prima che ai principi di pace e accoglienza che dovrebbero ispirare l’azione di una politica anche solo moderatamente progressista.

Avete vinto voi. Gli stessi che hanno mantenuto intatta la Bossi-Fini. Gli stessi che non hanno superato il reato di immigrazione clandestina. Gli stessi che fanno, disfano e rifanno accordi con la Libia sulla pelle dei migranti. Gli stessi che fanno la guerra ai poveri invece che alla povertà. Siete gli stessi di sempre.

*** Stefano CATONE, blogger, Fiducia al Decreto Minniti-Orlando: un voto ideologico che gonfia le vele dei populismi, 'possibile', 30 marzo 2017, qui

#VIDEO / Io sono natura (Wwf)


Non si vive di solo lavoro
pubblicità Wvf
pubblicato da AdnKronos, 30 marzo 2017
video 1min14

"Io sono natura" è lo spot della campagna del Wwf che fa riflettere sul cortocircuito della vita moderna. 
Si vive per lavorare o si lavora per vivere? Tra email, chiamate del capo e l'ossessione dei social network, secondo il Wwf si sta perdendo il vero valore di ciò che siamo e del mondo che ci circonda.

#SORRISI_CONTAGIOSI / Perù, India

Perù
(via pinterest)

° ° °

India
(via pinterest)

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#STREET_ART / Banksy

BANKSY, 1974
artista e writer inglese
(via pinterest)

° ° °
BANKSY, 1974
artista e writer inglese
(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Il coraggio più grande, sai (Maurizio Mattiuzza)

Il coraggio più grande, sai,
lo abbiamo all’inizio
quando nasciamo come erba
e passiamo sull’orlo
di tutte le cose
visibili
poi impariamo a parlare
a scrivere, a essere
scaltri
prudenti
a mostrarci di sasso, farci
accorti
ed è come imparare
a sognare da morti

*** Maurizio MATTIUZZA, 1965, poeta, Il coraggio più grande, sai, da Gli alberi di Argan, La vita felice, 2011, segnalato in 'ipoetisonovivi.com', 22 aprile 2014, qui


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#SENZA_TAGLI / Sinistra, crisi irreversibile? (Enrico Mentana)

L'allarme risuona da tempo, ma ora la caduta sembra accelerarsi ogni volta. I partiti della sinistra europea sembrano seguire la parabola che porta al tramonto di quello che fu nelle speranze di tanti milioni di uomini e donne il sol dell'avvenire. Nelle recenti elezioni olandesi i socialisti hanno perso tre quarti dei seggi in parlamento, superati non solo da liberali, conservatori e destra populista, ma anche dai verdi, com'era già avvenuto alle presidenziali austriache. E già segnato è il destino dei socialisti francesi, che pure furono i vincitori delle scorse elezioni parlamentari e presidenziali: al voto del 23 aprile il loro candidato Hamon arriverà desolatamente quinto, secondo i sondaggi, superato perfino dall'irregolare Melenchon. È la crisi che agita i socialisti spagnoli, e ancor di più i laburisti inglesi: un altro sondaggio pubblicato oggi da yougov mostra che solo per il 13% degli elettori Jeremy Corbyn sarebbe il miglior premier (contro il 51% per Theresa May). Perfino tra coloro che nel 2015 votarono Labour prevarrebbe la May. 

Su questa pagina ho già affrontato più volte la questione della crisi della sinistra. Irreversibile? Voglio ricordare che l'anno scorso c'è stato almeno un leader socialista che è andato al di là di ogni speranza, nel luogo più inatteso. Un giovane? No, Bernie Sanders.

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, 'facebook', 29 marzo 2017, qui


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#SENZA_TAGLI / Non erano albanesi (Michele Serra)

Non erano albanesi. Nessun movente etnico dietro la morte del ragazzo di Alatri, smentendo quanto era stato prontamente ventilato da qualche fonte facilona, oppure scientemente razzista. Cose di giovani maschi un poco ubriachi, e molto alterati dal bisogno di dire "qui il capo sono io". Nemmeno l’omertà di chi c’era, e non ha detto niente, è imputabile agli albanesi. È omertà a maggioranza italiana: “prima gli italiani”, lo dice anche lo slogan. La maggior parte delle nostre disgrazie, a partire dalle mafie, a partire dall’opportunismo servile, è imputabile a noi stessi.
Vuol dire che tutti gli albanesi sono brava gente? No.

Vuol dire che tutti gli italiani sono disposti a fracassare la testa di un ragazzo? No. Vuol dire un’altra cosa: che le responsabilità, sempre e comunque, sono delle persone. Che i diritti e i doveri, sempre, sono delle persone. Che niente, in sede di logica come in sede di politica come in sede di diritto, è imputabile alle “razze” (che non esistono) o alle etnie, che invece esistono. Tutto è imputabile sempre e solo alle persone: il bene e il male, la dignità e l’ignobiltà, la virtù e la violenza. È un concetto che vale la pena ripetere fino allo sfinimento, fino alla noia. Perché da quel concetto dipende la democrazia, e più in esteso la nostra civiltà.

*** Michele SERRA, giornalista e scrittore, 'l'amaca', 'la Repubblica', 29 marzo 2017, qui


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#VIDEO / Il monaco che sbagliava (Tom Long)


Il monaco che sbagliava
animazione e direzione di Tom Long
artista statunitense, specializzato in film di animazione
diffuso da Tom Long, youtube, 17 giugno 2009
video 3min19

Un vecchio monaco e un cagnolino: per ripensare a come utilizziamo il tempo della vita...

#SGUARDI POIETICI / La notte è mia sorella, io nel profondo (Edna St. Vincent Millay)

La notte è mia sorella, io nel profondo
dell’amore annegata, giaccio a riva,
acque ed alghe a fior d’onda mi lambiscono,
mi ferirà la draga, e c’è di più:
lei, solo braccio teso dalla sabbia,
unica voce il cui respiro sento
a sgelarmi le nari, ad aprirmi la mano,
lei potrebbe avvisarti, se tu udissi.
Ma di certo è impensabile che un uomo
in sí dura tempesta lasci il quieto
focolare e s’imbarchi al salvataggio
di un’annegata per portarla a casa,
sgocciolante conchiglie sul tappeto.
Buia è la notte, e per me piange al vento.

*** Edna St. Vincent MILLAY, 1892-1950, poetessa statunitense, La notte è mia sorella, io nel profondo, da L’amore non è cieco, Crocetti, 2001, traduzione di Silvio Raffo. Segnalato in 'interno poesia', 15 marzo 2017, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Edna_St._Vincent_Millay


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#LINK / Personalità, cambiare cadendo in un precipizio (Oliver Burkeman)

Che cosa fa diventare cattive le persone buone? Tendiamo a pensare che la strada verso la depravazione e la corruzione sia una china pericolosa: bastano pochi comportamenti immorali e le cose precipitano, e prima di accorgercene finiamo travolti dalle cateratte (per essere più precisi, la china pericolosa è vicino a una centrale idroelettrica, e quindi si spiegano le cateratte. Senza contare che sta anche diluviando).

Ma secondo un recente studio olandese, una metafora più appropriata potrebbe essere quella della caduta da un precipizio.  (...)

*** Oliver BURKEMAN, giornalista e saggista britannico, Per cambiare personalità basta la spinta giusta, 'internazionale.it', 28 marzo 2017.

LINK articolo integrale qui


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#SENZA_TAGLI / Amici, si affittano a 1000 euro l'uno (Riccardo Lestini)

Prima o poi doveva succedere. E infatti succede. Per ora – ma è bene sottolineare “per ora” almeno una decina di volte – soltanto in Giappone. 

Esiste infatti, nel paese del Sol Levante, un avviato e floridissimo mercato in cui aziende specializzate “vendono”, o per essere più precisi “noleggiano” “amici”, da sfoggiare in particolari eventi (compleanni, san Valentino, inaugurazioni di casa nuova e via dicendo) e con cui farsi foto e video da postare poi sui social. 
Obiettivo: qualora tu avessi pochi amici reali, salvare le apparenze e salvarti da una brutta figura sociale.

Il sistema è semplice e agghiacciante. 
Si contatta l'agenzia, che puntualmente, alla bisogna e per ogni occasione, fornisce “modelli”, ovvero maschi e femmine di bell'aspetto, vestiti che paiono usciti fuori da un catalogo di moda. Il cliente non deve far altro che postare e condividere sui social immagini di sé, attorniato da questi bellissimi figuranti entusiasti che sorridono ammiccanti esibendo coppe di champagne e segni di vittoria. E far così bruciare d'invidia il resto del mondo o far ricredere quelli che non ti invitano mai a feste e aperitivi. Ma non solo: con questo meccanismo, dando un'immagine “vincente” e “cool” di se stessi, qualcuno spera anche di ottenere successi lavorativi, attirare l'attenzione dei dirigenti per una promozione, convincere i direttori del personale per un'assunzione. 
Operazione non proprio economica, visto che ogni intervento di “restauro sociale” costa all'incirca un migliaio di euro. 

Eppure, anche se economicamente non alla portata di tutti, il sistema degli amici a noleggio ha comunque un grandissimo successo popolare. Perché, come sempre accade, non conta che tutti se lo possano permettere, ma che tutti lo desiderino. Dice Yoshi, 23 anni, studente (uno che, per intenderci, non ha soldi da buttare via), intervistato da “il Venerdì”: “chi non ha amici è un perdente. Meglio affittarli, almeno si salva l'apparenza”.
Affinché questo mercato dal Giappone arrivi in tutto il mondo, c'è da scommetterci, è solo questione di tempo. 

L'estremo trionfo dell'apparire sull'essere. L'ennesima rivoluzione, e svalutazione, del concetto di amicizia. Ieri un amico era colui con cui condividere ideali e percorsi di vita. Oggi, con i social, si è passati dalla selezione all'accumulo compulsivo e a condividere selfie, catene e fake news. Domani risorgerà Blockbuster, e non andremo più a sceglierci i film, ma gli amici con cui immortalarci nel prossimo fine settimana.

*** Riccardo LESTINI, scrittore, regista, insegnante, Vendo amici a mille euro l'uno, 'facebook', 28 marzo 2017, qui


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#MOSQUITO / Figli, non devono essere tutto (Joan Garriga)

Quando un figlio è più importante di chiunque altro per uno dei due genitori, al figlio non si fa un regalo, ma si impone un peso e un sacrificio; non si dà del fertilizzante, ma lo si costringe a una siccità mascherata da incantamento. 
I figli non hanno bisogno di sentirsi speciali, né devono essere tutto per i genitori. Questo è troppo per loro. 

Succede spesso che uno dei genitori chieda inconsapevolmente al figlio ciò che non ha ricevuto dal partner, o dai genitori, o dalla famiglia di origine, o da quel sogno che non è riuscito a esaudire. E che il figlio, per amore, accetti la richiesta. Al prezzo, chiaramente, della sua libertà e della forza piena necessaria per affrontare il suo cammino a modo suo. 

I figli hanno bisogno di sentirsi liberi per vivere pienamente la loro vita. E va meglio quando hanno l’appoggio dei genitori e della famiglia e quando si collocano al posto giusto rispetto a loro. Al contrario, soffrono quando uno dei genitori disprezza l’altro o entrambi si disprezzano reciprocamente. Se entrambi i genitori si disprezzano, il figlio avrà difficoltà a non disprezzare se stesso e a non incarnare la peggiore versione disegnata dal padre o dalla madre per l'altro genitore. 

*** Joan GARRIGA, psicologo umanista spagnolo, saggista, 'facebook', 16 gennaio 2017, qui

martedì 28 marzo 2017

#SENZA_TAGLI / Giovani e lavoro, se si mobilitassero (Enrico Mentana)

(1) - Ennesimo promemoria per i giovani; secondo i dati dell'Aran, l'agenzia per la rappresentanza nella pubblica amministrazione, su 3 milioni di dipendenti pubblici gli under 30 sono solo 80mila. Meno del 3%. Vuol dire che non c'è nessun meccanismo di ricambio generazionale. Ma anche che nessun dipendente della pubblica amministrazione è nativo digitale. Due pessime notizie per il paese, due ulteriori strilli di sveglia per chi si dovrebbe battere per il suo diritto al futuro

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, 'facebook', 27 marzo 2017, qui

(2) - Chissà perché, tutte le volte che metto il dito sulla piaga della mancanza di lavoro per i giovani si alza qualcuno a dire che la colpa è del blocco delle assunzioni, dell'età pensionabile troppo alta, o addirittura degli stessi giovani. 
Sul dato che ho riportato nel post precedente (meno del 3% dei dipendenti pubblici sono under 30) e sulla constatazione che così si sclerotizza - come in tutti gli altri comparti - l'intero settore, escludendo proprio i nativi digitali, c'è stata la solita levata di scudi di quelli che, insegnanti in testa, scambiano il fatto di saper usare un computer o installare un programma col fatto di essere nativi digitali. 
Non è così ovviamente. La cultura digitale è patrimonio dei giovani di oggi, che invece non avranno mai la stessa propensione intellettuale alle libere associazioni tra idee fatti tendenze e personaggi che i motori di ricerca hanno piallato. Le rivoluzioni culturali fanno sempre guadagnare qualcosa e perdere altro. L'azienda Italia ha bisogno dei giovani ancor più di quanto i giovani non abbiano bisogno di un lavoro per diventare indipendenti, adulti, artefici della loro affermazione e di un progetto familiare proprio. Un solo dato: l'età media dei lavoratori americani è di 42 anni, quella degli occupati nella Silicon Valley di 30 (31 la media di Apple, 30 quella di Google, 29 quella di Facebook). 
Lo fanno per interesse loro, no? Noi invece preferiamo tutelare solo chi lavora già e quindi lasciamo tarlare le aziende nella routine di un'età media che nella pubblica amministrazione supera i 50 anni, e nel privato è solo 3-4 anni di meno. Ma, ci dicono gli insegnanti, sono i giovani che non sanno nemmeno districarsi nel nuovo mondo digitale. Non so se sia vero: so però che la percentuale di insegnanti sotto i 30 anni è più vicina allo 0 che all'1%, e che nella scuola primaria i maestri under 30 sono uno su 200 (in Gran Bretagna uno su 5). In Italia i giovani tra i 18 e i 34 anni sono circa 11 milioni. Hanno mille modi per farsi sentire. Se si unissero formerebbero il primo partito italiano, o il primo sindacato. Se si mobilitassero riempirebbero tutte le piazze dei capoluoghi. Almeno un terzo di loro non ha lavoro, e un'altra fetta sta girando nel circuito secondario degli stage. Molti di voi sanno che non perdo occasione per spronarli, ma ormai è tempo che decidano il loro destino da soli

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, 'facebook', 27 marzo 2017, qui


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#SGUARDI POIETICI / E se domani non ci fossi più (Francesco Tomada)

E se domani io non ci fossi più
per un incidente o qualsiasi cosa che ora non immaginiamo
o perché la rabbia mi ha formato un coagulo nel cuore

dopo il tempo che ti serve tu comunque vai avanti
trova un altro uomo che sia un padre
se possibile migliore per i nostri figli

per favore non far recitare quelle messe
a cui tutti devono venire senza averne voglia
non tenere i miei ricordi in un cassetto
perché di buio allora ne avrò già abbastanza

e non dire a nessuno se mi pensi
piuttosto custodiscimi come una seconda adolescenza
qualcosa che ti porti sempre dentro
anche se non sei più tu

*** Francesco TOMADA, 1966, poeta, E se domani non ci fossi più, da Portarsi avanti con gli addii, Gattili - piccole edizioni numerate a mano, 2010, segnalato in 'ipoetisonovivi.com', 26 marzo 2014, qui


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#SENZA_TAGLI / Ignoranza, arroganza, furbizia (Andrea Scanzi)

La natura sostanzialmente irredimibile di questo paese la capisci anche da piccole cose. Per esempio dal fatto che mai - mai - riesci a trovare connazionali che rispettino l'area silenzio nei Frecciarossa. E se glielo fai notare (io sempre) ti guardano pure infastiditi. Ormai siamo intrisi di ignoranza, arroganza e quella compiaciuta deficienza di chi è convinto d'esser furbo se prova a fottere il prossimo. Alieni, invadeteci.

*** Andrea SCANZI, giornalista e scrittore, 'facebook', 26 marzo 2017, qui


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#SENZA_TAGLI / Donne musulmane, solidarietà alle vittime di Londra (Marco Furfaro)

Si sono riunite alle 16, sul ponte di ponte di Westminster per manifestare solidarietà alle vittime dell’attentato avvenuto il 22 marzo. Un gruppo di donne e bambine musulmane - molte delle quali indossavano un velo blu in segno di speranza - si sono tenute mano nella mano per cinque minuti, proprio quando il Big Ben ha scoccato le quattro di pomeriggio.

Piccoli grandi gesti, per dire no alla paura, per ricordarci che insieme le ferite si sopportano meglio e che solo insieme si costruisce speranza. Sempre.

*** Marco FURFARO, politico, 'facebook', 27 marzo 2017, qui



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#MOSQUITO / Pena di morte, taglione, vendetta (Albert Camus)

[La pena di morte] chiamiamola col suo nome che, in mancanza di una qualsiasi altra nobiltà, le restituirà almeno quella della verità, e riconosciamola per quel che essenzialmente è: una vendetta. Infatti, il castigo che sanziona senza prevenire si chiama vendetta. E' una risposta quasi aritmetica che la società fornisce a chi infrange la sua legge primordiale. Questa risposta è antica come l'uomo: si chiama taglione. Chi mi ha fatto del male, deve averne; chi mi ha strappato un occhio, deve perderne uno dei suoi; chi ha ucciso, deve morire. Si tratta di un sentimento, e particolarmente brutale, non di un principio. (...)

Il taglione rientra nell'ordine della natura, dell'istinto, non rientra nell'ordine della legge. La legge, per definizione, non può obbedire alle stesse regole della natura. Se l'assassinio è nella natura umana, la legge non è fatta per imitare o riprodurre questa natura. È fatta per correggerla. Ora, il taglione si limita a ratificare e a dar forza di legge a un puro movimento naturale. Noi tutti abbiamo conosciuto questo impulso, spesso a nostra vergogna, e conosciamo la sua potenza: ci viene dalle foreste originarie. (...)

Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della pena capitale molto tempo prima di morire. Gli si infliggono due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello. (...)

Per finirla con questa legge del taglione, bisogna constatare che, persino nella sua forma primitiva, essa non scatta che tra due individui di cui il primo sia assolutamente innocente, e l'altro assolutamente colpevole. La vittima, certo, è innocente. Ma la società che si presume debba rappresentarla, può forse sostenere di essere innocente? Non è forse responsabile, almeno in parte, del crimine che reprime con tanta severità?

*** Albert CAMUS, 1913-1960, scrittore, drammaturgo, saggista, filosofo francese, premio Nobel per la letteratura nel 1957, Riflessioni sulla pena di morte, 1957. Anche in 'aforismario.net', qui


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#SENZA_TAGLI / Benedizioni a scuola (Anna Mallamo)

Il Consiglio di Stato: "Legittime le benedizioni religiose a scuola". 
Restano l'unica misura pensata dal governo per trovare lavoro, dopo.

*** Anna MALLAMO, 'facebook', 27 marzo 2017, qui  - Vedi notizia qui


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lunedì 27 marzo 2017

#SPILLI / Lui insiste e io insisto: le mie ossessioni (M. Ferrario)

Leggo:
«Volevo mollare dopo il risultato del referendum costituzionale, ma cosa avrei detto ai miei figli?»
(Matteo Renzi, campagna per le primarie a Modena, 'la Repubblica', 26 marzo 2017)

Semplice. 

Avrebbe potuto dire di essere uno che rispetta gli impegni, formali e solenni, presi ripetutamente in pubblico, anche in un consesso istituzionale come il Senato. 

E avrebbe potuto aggiungere di non essere uno sbruffone che ha tante facce quante quelle che usa per prendere per i fondelli chi lo ascolta. 
Come quando, ad esempio, disse a Letta di 'stare sereno' prima di soffiargli il posto. 
O che mai sarebbe andato al governo se prima non fosse passato dal voto. 

Ma finché politici, media, cittadini non gli ricordano ogni giorno le panzane raccontate, mettendolo di fronte ai fatti duri e non smentibili che lo riguardano, lui fa bene a fregarsene. 
E a fregare chi si lascia fregare.

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Qualche amico dice che sono 'ossessionato' da Renzi
In passato altri mi accusavano di analoga ossessione per Berlusconi
Può essere: accomuno entrambi nel disprezzo e non ne faccio mistero. 

Ma questo disprezzo non nasce solo per le scelte specifiche di politica da loro messe in atto, in ambedue i casi lontane dalla mia visione del mondo. 
C'è un 'prima', per me fondamentale, che è condizione indispensabile perché un uomo politico, di qualunque visione o colore, possa 'fare politica': vera, seria, credibile. E questo 'prima' è costituito da una dimensione etica in buona sostanza riconducibile al 'rispetto' dell'altro.

Sogno un Paese in cui se un uomo pubblico, con ruoli cruciali in politica (ma pure negli affari), racconta frottole e manca clamorosamente agli impegni solennemente presi, per giunta violandoli con quell'atteggiamento arrogante di impudenza e strafottenza cui ormai troppi ci hanno abituato, quanto meno venga costretto a cambiare mestiere, sparendo per sempre dalla ribalta del potere e del successo.
Non sogno la galera, ma, in mancanza di autocritica da parte dell'interessato, sogno la 'sanzione sociale': quella riprovazione, ferma e senza sconti, di noi cittadini che sola è in grado di riaffermare il primato di un'etica che fa stare insieme una comunità.

E' un sogno, lo so. 
E forse è questo sogno che mi ossessiona. 
Peraltro so di essere incurabile. E mi va bene di essere incurabile.

*** Massimo Ferrario, Lui insiste e io insisto: le mie ossessioni, aggregazione di due 'post' diffusi su 'facebook' (Lui insiste, io insisto, 26 marzo 2017, qui; e Ossessioni, 27 marzo 2017, qui



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#SENZA_TAGLI / Responsabilità (Lloyd - Simone Tempia)

“Lloyd, quante fermate mancano?”
“Poche, sir. Ha preso una decisione molto diretta che porterà a breve a delle conseguenze”
“E una volta lì, Lloyd?”
“Secondo il programma dovrebbe trovarsi di fronte alle sue responsabilità, sir”
“Tutto chiaro Lloyd. Strano però che siamo i soli in tutto il vagone…”
“Non particolarmente, sir. Certi viaggi hanno un prezzo molto alto”
“Dipende dalle distanze Lloyd?”
“Dipende dalla classe, sir”

*** LLOYD (Simone TEMPIA), giornalista e scrittore, fondatore del progetto Vita con Lloyd, Responsabilità'facebook', 26 marzo 2017, qui


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#SGUARDI POIETICI / Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti (Patrizia Cavalli)

Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti
castrati e paralleli: dormono in fila infatti
e fanno i gatti solo di nascosto
quando non li vedi. Ma io non sarò mai
castrata e parallela. Magari me ne vado,
ma tutta di traverso e tutta  intera.

*** Patrizia CAVALLI, 1947, poetessa, Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti, da Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi, 2006, in 'ipoetisonovivi.com', 13 dicembre 2014, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Patrizia_Cavalli


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#SENZA_TAGLI / Il bravo campeggiatore (Cecilia Strada)

Chi è il bravo campeggiatore? È quello che lascia un posto migliore di come l'ha trovato. La regola del buon campeggiatore si può applicare a qualsiasi cosa - un bosco, lo spazio pubblico, i rapporti umani, l'azione politica o la relazione intima, qualunque cosa - e basterebbe questa a cambiare il Pianeta. Se lo facessimo tutti, non vivremmo in un postaccio e non ci sarebbe bisogno di eroi, angeli e salvatori da invocare e ringraziare; basterebbe comportarsi da buoni campeggiatori, e si può fare.

*** Cecilia STRADA, presidente di Emergency, 'facebook', 25 marzo 2017, qui


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#MOSQUITO / Ma non vogliamo tutti le stesse cose (Tony Judt)

Perché, negli ultimi tre decenni, è stato così facile per chi era al potere convincere i propri elettori della saggezza (e comunque della necessità) delle politiche che voleva portare avanti? Perché non c'era a disposizione nessuna alternativa coerente. Anche quando esistono differenze marcate nei programmi dei principali partiti, queste vengono presentate come versioni diverse di un unico obiettivo. È diventato un luogo comune dire che vogliamo tutti la stessa cosa e abbiamo solo modi leggermente diversi per giungere a essa. Ma è semplicemente falso. I ricchi non vogliono le stesse cose che vogliono i poveri. Chi dipende dal posto di lavoro per la propria sussistenza non vuole le stesse cose di chi vive di investimenti e dividendi. Chi non ha bisogno di servizi pubblici (perché può comprare trasporti, istruzione, e protezione sul mercato privato) non cerca le stesse cose di chi dipende esclusivamente dal settore pubblico. ... Le società sono organismi complessi, composti da interessi in conflitto fra di loro. Dire il contrario (negare le distinzioni di classe, di ricchezza, o di influenza) è solo un modo per favorire un insieme di interessi a discapito di un altro. Un tempo una simile affermazione era scontata: oggi ci incoraggiano a liquidarla come un incitamento irresponsabile all'odio di classe. 

*** Tony JUDT, 1948-2010, storico britannico, Guasto è il mondo, 2010, Laterza, 2011, citato da Tomaso Montanari, Si può ancora credere a Matteo Renzi?, 'L'Huffington Post', 11 marzo 2017, qui


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#SENZA_TAGLI / Genitori, se sono 'incompiuti' (Bino AG Nanni)

Nel corso di 43 anni d’attività clinica, ho avuto modo d’osservare, nelle generazioni più recenti, un crescente numero di persone insicure, prive di una sostanziale autonomia e libertà interiore, oppure completamente assorbite dal compito di sopperire alle proprie carenze ed incapaci di dedicarsi ad altri. 
L’origine di tutto questo è da porsi nelle crescenti défaillances, se non in veri e propri processi di dissoluzione, della famiglia. 
Quando siamo bambini, abbiamo bisogno d’essere “completati” dai nostri genitori. Abbiamo, perciò, bisogno che i nostri genitori siano persone cresciute, ossia che siano compiuti e definiti come individui autonomi. In un primo momento, ci si sente come tutt’uno con le qualità individuali di papà e mamma; successivamente, crescendo, assimileremo (faremo nostre) selettivamente le qualità che più si adattano alla nostra particolare natura, definita principalmente dalla costituzione e dal sesso che ci appartengono. Altre qualità si svilupperanno dal contatto con altre persone che contribuiscono alla nostra formazione; esse sono comunque costruite, per analogia o per contrasto, sul modello delle caratteristiche di chi ci ha messo al mondo. 
Se, da questo processo, emergono precise ambizioni, attitudini, interessi, e mete ideali, ciò costituirà il fondamento di un nuovo individuo “compiuto” come tale e sicuro di sé; ossia un individuo che non ha più bisogno di prendere a prestito le qualità altrui, e che possiede la saldezza interiore che lo rende capace di dedicarsi ad altri, in particolare ai suoi figli. I genitori costituiscono, quindi, l’origine prima della nostra ricchezza interiore. 
Se, viceversa, i genitori sono individui “incompiuti” (bisognosi di appoggiarsi ad altri o ad altro, oppure impegnati a tempo pieno a sopperire alle proprie carenze ed incapaci di dedicarsi ai figli) ciò che essi ci trasmetteranno, non sarà la loro ricchezza, ma la loro povertà interiore; povertà che si trasmetterà, di generazione in generazione, nelle persone del futuro. 
Ho l’impressione che ciò costituisca il primo fondamento della decadenza dell’intera comunità.

*** Bino AG NANNI, psichiatra, 'facebook', 25 marzo 2017, qui


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#CIT / Furbizia e debolezza (Italo Svevo)

citazionbe da 'aforismario.net', qui

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#SPOT / Europa, Refugee Crisis (Tjeerd Royaards)

Tjeerd Royaards
disegnatore olandese
Refufgee Crisis, 3 settembre 2015

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