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martedì 28 marzo 2017

#SENZA_TAGLI / Giovani e lavoro, se si mobilitassero (Enrico Mentana)

(1) - Ennesimo promemoria per i giovani; secondo i dati dell'Aran, l'agenzia per la rappresentanza nella pubblica amministrazione, su 3 milioni di dipendenti pubblici gli under 30 sono solo 80mila. Meno del 3%. Vuol dire che non c'è nessun meccanismo di ricambio generazionale. Ma anche che nessun dipendente della pubblica amministrazione è nativo digitale. Due pessime notizie per il paese, due ulteriori strilli di sveglia per chi si dovrebbe battere per il suo diritto al futuro

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, 'facebook', 27 marzo 2017, qui

(2) - Chissà perché, tutte le volte che metto il dito sulla piaga della mancanza di lavoro per i giovani si alza qualcuno a dire che la colpa è del blocco delle assunzioni, dell'età pensionabile troppo alta, o addirittura degli stessi giovani. 
Sul dato che ho riportato nel post precedente (meno del 3% dei dipendenti pubblici sono under 30) e sulla constatazione che così si sclerotizza - come in tutti gli altri comparti - l'intero settore, escludendo proprio i nativi digitali, c'è stata la solita levata di scudi di quelli che, insegnanti in testa, scambiano il fatto di saper usare un computer o installare un programma col fatto di essere nativi digitali. 
Non è così ovviamente. La cultura digitale è patrimonio dei giovani di oggi, che invece non avranno mai la stessa propensione intellettuale alle libere associazioni tra idee fatti tendenze e personaggi che i motori di ricerca hanno piallato. Le rivoluzioni culturali fanno sempre guadagnare qualcosa e perdere altro. L'azienda Italia ha bisogno dei giovani ancor più di quanto i giovani non abbiano bisogno di un lavoro per diventare indipendenti, adulti, artefici della loro affermazione e di un progetto familiare proprio. Un solo dato: l'età media dei lavoratori americani è di 42 anni, quella degli occupati nella Silicon Valley di 30 (31 la media di Apple, 30 quella di Google, 29 quella di Facebook). 
Lo fanno per interesse loro, no? Noi invece preferiamo tutelare solo chi lavora già e quindi lasciamo tarlare le aziende nella routine di un'età media che nella pubblica amministrazione supera i 50 anni, e nel privato è solo 3-4 anni di meno. Ma, ci dicono gli insegnanti, sono i giovani che non sanno nemmeno districarsi nel nuovo mondo digitale. Non so se sia vero: so però che la percentuale di insegnanti sotto i 30 anni è più vicina allo 0 che all'1%, e che nella scuola primaria i maestri under 30 sono uno su 200 (in Gran Bretagna uno su 5). In Italia i giovani tra i 18 e i 34 anni sono circa 11 milioni. Hanno mille modi per farsi sentire. Se si unissero formerebbero il primo partito italiano, o il primo sindacato. Se si mobilitassero riempirebbero tutte le piazze dei capoluoghi. Almeno un terzo di loro non ha lavoro, e un'altra fetta sta girando nel circuito secondario degli stage. Molti di voi sanno che non perdo occasione per spronarli, ma ormai è tempo che decidano il loro destino da soli

*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, 'facebook', 27 marzo 2017, qui


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