La cupa rassegnazione
di esseri dimenticati
nati in terre desolate
senza una nuvola
che si apra e dissodi
la crosta spaccata
dell’arido suolo
di pietre roventi
ora che sta crollando
l’ultima speranza
di riscatto e di scampo
per chi le abita
invade come macchia che si allarga
nera di petrolio nell’acqua del mare
anche il più ostinato
desiderio di libertà.
Non c’è purgatorio né limbo
ma solo un inferno e le fiamme
bruciano più del sole d’Equatore.
Consumano inesorabili
filari e filari di uomini
prosciugando l’ultima acqua
rimasta nelle vene ormai secche.
Si resta circondati da nemici spietati
e l’assedio regalerà l’inedia
che presto segnerà la fine
dei figli dei nostri antenati.
*** Remo UMILE, Noi non possiamo entrare, 'facebook', 31 gennaio 2017, qui
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