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mercoledì 6 luglio 2016

#EX LIBRIS / Padroni, tutto il beneficio delle nostre lotte (Alessandro Perissinotto)

«Però adesso, vedendo come stanno andando le cose, mi pento di non aver lottato di più. Pensa che quando c’erano i picchettaggi non sostenuti dal sindacato, io entravo in fabbrica scavalcando il muro di cinta, all’altezza del sanatorio San Luigi; oppure attraverso le fogne, da un tombino. E invece avevano ragione loro, quelli dei picchetti». «E perché?» Avrebbe voluto dire “E perché mai?”, negando con la domanda stessa la possibilità che davvero vi fossero dei motivi condivisibili; il tono però suppliva alla mancanza del “mai”, ed era chiaro che, per lui, quelli dei picchetti non potevano avere ragione. «Perché adesso mi rendo conto che noi ci tenevamo all’azienda più di quanto ci tenessero i padroni; nessuno di quelli della mia età, ma anche di quelli più giovani, riuscirebbe a immaginare Mirafiori senza la Fiat Mirafiori: i padroni invece ci riescono. Tenevamo alla fabbrica, alle fabbriche, come alla nostra casa. Lo so che è difficile da credere, ma, appena finita la guerra, sono stati gli operai, di loro spontanea volontà, ad andare a togliere le mine che i tedeschi avevano messo negli stabilimenti. Io, nel ’45 avevo ventitré anni e, malgrado avessi fatto il partigiano, quando si è trattato di sminare la Grandi Motori mi tremavano le mani, però l’ho fatto. L’ho fatto per Torino, è vero, ma, in fondo, tutto il beneficio è andato ai padroni. E ai padroni di adesso non gli chiedo di andare a rischiare la vita, però un pensiero per la loro città potrebbero anche averlo... Diofà.» 

*** Alessandro PERISSINOTTO, 1964, scrittore, Le colpe dei padri, romanzo, Piemme, 2013

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