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domenica 26 giugno 2016

#LINK / Brexit, serve il coraggio degli europeisti (Emanuele Dolce)

La prima reazione di gran parte dei governi europei alla notizia dell’esito del referendum britannico è stata simile a quella espressa dai mercati finanziari: il panico. Al panico hanno fatto seguito le dichiarazioni d’intenti a cui l’establishment europeo e i partiti tradizionali ci hanno ormai abituato: “no al populismo” e “serve più Europa, ma un’Europa dei popoli”.
In queste due risposte – vaghe e destrutturate – si trova l’essenza del fallimento delle governance continentali e della crisi del progetto comune. I cittadini britannici hanno espresso ciò che manifesterebbero anche gli elettori francesi, olandesi o italiani se ne avessero la facoltà: rabbia e delusione per il tradimento della promessa di un benessere diffuso e crescente. Una promessa sconfessata da una crisi economica con radici molto profonde, alla quale finora né i governi nazionali né l’Europa (in ogni sua rappresentazione simbolica o istituzionale) hanno saputo porre rimedio.
In Inghilterra hanno votato “leave” i ceti sociali che più hanno bisogno dell’Europa solidale, a favore del “remain” i più garantiti da questo sistema.
Gran parte di chi ha votato “leave” non lo ha fatto in preda a pulsioni nazionalistiche ma perché ritiene che l’Europa non gli abbia portato né un lavoro, né un reddito, né un modello efficace d’integrazione sociale – ma ulteriori regole e vincoli di bilancio. In un contesto di sfiducia e disaffezione è poi naturale che fioriscano la propaganda razzista e le demagogie nazionaliste delle destre e di un bel pezzo di sinistra “sovranista” – alla Mélenchon o alla Fassina.
Il referendum britannico è la dimostrazione che non serve a niente rispondere a queste sfide come si è fatto fino ad oggi: chi, come noi, sostiene che l’Europa sia in primo luogo foriera di opportunità porta intero sulle spalle l’onere della prova. Ad oggi non siamo stati in grado di produrla. (...)

*** Emanuele DOLCE, Dopo la Brexit serve il coraggio degli europeisti, 'Possibile', 24 giugno 2016, 

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