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martedì 15 dicembre 2015

#LINK / Umanità, di cosa parliamo (Stefano Rodotà)

A centocinquant’anni dalla morte di Pierre-Joseph Proudhon, una riflessione sul significato di un termine che talvolta viene usato del tutto impropriamente. Il filosofo e anarchico francese temeva che la parola celasse l’intenzione di ingannare. D’altronde, se ben adottata, è un’espressione che può sottrarci a forme di sopraffazione.

Pochi ricordano il nome di Pierre-Joseph Proudhon, morto centocinquant’anni fa. Qualcuno ne incontra lo sguardo nei musei parigini che espongono i due ritratti del suo amico Gustave Courbet. Compaiono ancora nelle discussioni pubbliche alcune sue frasi taglienti – «la proprietà è un furto», «chi dice umanità vuole ingannarvi». Quest’ultima appartiene all’archivio delle denunce dell’uso strumentale e distorcente di grandi parole, come quelle attribuite a Madame Roland mentre veniva condotta alla ghigliottina («O libertà, quanti crimini si commettono in tuo nome») o a Samuel Johnson («il patriottismo, ultimo rifugio di una canaglia»). (...)

Stefano RODOTA', giurista, Di cosa parliamo quando parliamo di umanità, 'la Repubblica', 7 dicembre 2015

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