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venerdì 27 febbraio 2015

#SPILLI #IMMAGINI / Leader tossico


Ovvio.
Eppure.
Non avremmo, in politica, Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini (e avanti il prossimo...)
E non avremmo, nelle imprese, tanti leader padronali: che ci chiamano 'collaboratori', ma ci vogliono 'dipendenti'.

Perché se siamo senza testa, restiamo con la pancia.
E allora per il leader tossico è semplicissimo manovrarci: pieni di pancia, privi di testa.
Marionette. (mf)



Jon Moo Kang,
'The New York Times', 5feb12

4 commenti:

  1. la capacità dei tuoi post di scuotere le nostre coscienze è portentosa. Sei sempre molto incisivo, un formatore di ampia contamizazione culturale che semplifica le linee guida per un comportamento critico, etico e sostenibile.
    Buona giornata
    Francesco

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  2. Francesco, ammetto che hai 'titillato' il mio narcisismo.
    Anche perché hai colto esattamente quello che da sempre, ieri per mestiere (e quindi 'pagato') e oggi per impegno dilettevole (e quindi da 'volontario'), cerco di fare: il 'formatore'.
    Un termine orribile, che evoca l'azione, potenzialmente arrogante specie se riferita a persone, di 'dare forma' (quando non di 'plasmare'), ma che continuo ad usare, per rapidità, in assenza di un'altra definizione che rimandi, più che al versante dell'insegnare, a quello dell'apprendere (la 'vecchia' espressione 'facilitatore di apprendimento' rischia di essere troppo forbita e leziosa, anche se traduce esattamente ciò che appunto dovrebbe essere l'obiettivo di un coseddetto 'formatore').
    Al di là delle definizioni, comunque, ciò cui aspiro è non dimenticare mai di 'disturbare' me stesso e i miei interlocutori su quanto ci accade intorno. Per farlo accadere meno, molto spesso. O, se possibile, alcune volte, non farlo accadere del tutto. E invece per fare accadere di più ciò che a parole, spesso, tutti diciamo di volere.
    Mi pare l'unico modo per alimentare consapevolezza e tentare di produrre, in noi e negli altri, quel sovrappiù di 'minima' coerenza tra il dire e il fare che sarebbe già 'massima'. E ci consentirebbe una rivoluzione di comportamento.
    La mia speranza è sempre più disperata. Ma insisto.
    Lo so, spesso 'disturbo'. Perché pensare e far pensare può irritare lo 'spirito del tempo', sempre più spensierato: e perciò appunto depresso e impotente.
    Ma continuo a credere in questa 'arma'.
    Sono parecchio in controtendenza. Ma ci sono abituato. E alla mia età ormai questa abitudine è diventata 'coazione a ripetere'.

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    1. credo che il termine "disturbo" in realtà si traduce in regalo, in quanto quello che tu ci offri sono occhiali speciali per interpretare la realtà e il nostro comportamento relazionale.
      ciao
      Francesco

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  3. Ri-grazie, Francesco...;-)
    Spero che anche altri la pensino come te.
    E che questo blog possa sempre più svolgere questa funzione, che almeno noi due qui ci stiamo dicendo 'utile'...

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