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venerdì 4 novembre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Noi dentro l'acqua che bolle (Massimo Ferrario)

Emma, sempre più infelice e depressa, si rivolge a un amico fidato perché la aiuti a superare il brutto momento. 

L’amico la invita una sera a cena, anticipandole che le avrebbe proposto un’esperienza su cui avrebbe potuto riflettere. 
Chiarisce che non ha bacchette magiche: né è uno psicologo che scrive libri sulle dieci mosse per vincere la depressione.

Lei sorride: “Non ami gli psicologi?”
Lui è netto: “Dipende. Quando sono 'psicofili', mi piacciono.”
“Psicofili”, chiede lei senza capire. “Chi sono?”
Lui le risponde con piacere: è un tema cui è affezionato. 
“E’ un termine che mi sono inventato io. Significa ‘amici della psiche’. Il contrario di quelli che catalogano, definiscono, razionalizzano, fissano. Come chi infilza le farfalle per conservarle in una teca. Un’etimologia di ‘psichè’, parola che viene dal greco antico, rimanda appunto a ‘farfalla’. Io amo le farfalle: vive. Che volano. E ancor più amo chi le lascia vivere e non pretende di farle volare dove lui vuole. Sono per il rispetto, vero e non solo proclamato, del ‘volo libero’ di noi umani. Un supporto discreto, indiretto, va bene. Se l’interessato lo vuole, naturalmente. E niente aiuti invasivi, men che meno ‘a fin di bene’. Che prescrivono in base a modelli precostituiti. Ma il discorso sarebbe lungo. Ne riparliamo a cena, se vuoi.” 

E infatti, a cena, ne parlano a lungo.
Al termine l’atmosfera è calda e accogliente, anche perché favorita da giusti calici di vino e qualche bicchierino di wikskey torbato. 
Poi la ragazza si ricorda della promessa: l’esperimento annunciato. L’amico confessa che stava per dimenticarsene. O forse voleva che fosse lei a ricordarglielo: così da essere sicuro che davvero fosse interessata.

Vanno entrambi in cucina. E lui prende dalla dispensa tre cose: un uovo, due foglie di tè e una patata. Poi accende l’acqua sotto tre pentole differenti. Quando l’acqua bolle, in una pentola mette l’uovo, in un’altra due foglie di tè e nella terza la patata. 
“Adesso tieni d’occhio la bollitura e il tempo”, lui avverte Emma. “Tra una decina di minuti, spegni e togli tutto dalle pentole.”
Emma esegue. Allo scadere del tempo, estrae uovo, foglie di tè e patata dall’acqua  che bolle e pone tutto con cura in tre piatti piani sul tavolo.

“E adesso?”, chiede l’amica curiosa.
“Semplice”, dice l’amico. “Non c’è che da guardare. I tre oggetti hanno ‘goduto’ della stessa circostanza: l’acqua bollente ne ha condizionato la cottura. Quindi ne ha favorito la risposta. Puoi notare tu stessa la differenza: l’uovo era morbido e ora è duro. La patata era dura e ora è morbida. Per le foglie di tè, osserva l’acqua rimasta nella pentola: ne è cambiato il colore ed è diventata tè.” 

Emma rimane in silenzio. 
Poi pone all’amico una domanda: che peraltro suona un po’ retorica, come quelle che studiava in latino al liceo, con il ‘nonne’ che andava tradotto con il rituale ‘non è forse vero che…?”.
“Vuoi dire che noi rispondiamo alla realtà nello stesso modo? E che sta a noi essere uova, patate o foglie di tè?”
“Infatti. Magari non è tutto così facile e meccanico: perché non sempre ci è dato decidere cosa e chi vogliamo essere, più o meno pesantemente influenzati come siamo dalla nostra identità (il noi più profondo) e perché non siamo solo condizionati dal contesto esterno (l’acqua che bolle). E poi perché, più spesso di quanto crediamo, siamo degli ibridi: più cose insieme. Uova e patate e foglie di te e tanto altro. Sia chiaro: non sono tanto ottuso da 'prescriverti' nulla, facendo bollire tre cose dentro una pentola. Però l’esperimento può comunque far pensare: grazie a una metafora sulla cottura ci domanda se siamo, o tendiamo a voler essere, uova, patate o foglia di tè. O altro ancora. E ci ricorda pure una cosa importante: che la foglia di tè non ‘risponde’ solo all’acqua, come fanno uova e patate, ma ‘agisce’: cambiando l’acqua in tè. Dunque la foglia di tè potrebbe essere un bel riferimento: anche per chi non è un fan britannico o un innamorato ‘perso’ dell’oriente…”.

*** Massimo FERRARIO, Noi dentro l’acqua che bolle, per ‘Mixtura’. Libera riscrittura creativa di un racconto famoso, di autore anonimo, diffuso in rete da parecchi siti, sia italiani che stranieri.


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