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sabato 19 novembre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / La sete della rosa (Massimo Ferrario)

In una terra lontana, a tratti desertica, cresceva un tempo una bellissima rosa rossa, orgogliosa delle sue forme e del suo colore sgargiante. La sua unica lamentela era che aveva accanto a un cactus: brutto e pungente. 

Ogni giorno, la rosa insultava e derideva il cactus per il suo aspetto, ma il cactus rimaneva tranquillo e silenzioso. 

Le piante vicine avevano cercato di far vedere alla rosa un significato in questa strana vicinanza, ma lei era troppo presa dalla sua bellezza e non capiva altro che pavoneggiarsi al sole, magnificando sé stessa.

Quell’anno, però, fu un’estate torrida e la terra si fece secca: le ultime piogge erano un ricordo lontano. Ogni segno di umidità nel terreno era sparito e la rosa iniziò rapidamente ad appassire. I suoi bellissimi petali persero il colore rosso lussureggiante: si piegavano ogni giorno di più verso il terreno.

La rosa guardava il cactus, sempre tranquillo e silenzioso. Conservava la sua bruttezza, ma era vivo, incurante del caldo: eretto quasi a sfidare i raggi del sole con gli aculei delle foglie. 

Un passero atterrò dal cielo. Zampettò fino al cactus: lo guardò, come a chiedergli il permesso. Poi immerse il becco in una delle sue tante foglie per bere un po’ dell’acqua che sapeva c’era al suo interno. 

La rosa seguì vogliosa la bevuta del passero: che dopo essersi dissetato volò via, ringraziando la pianta con la piccola ala. Il cactus non aveva dato segni di risposta all’uccellino, ma l’uccellino sapeva che era stato contento che lui avesse potuto bere. Come se la sua vita di cactus, brutto e irto di spine, avesse trovato un senso.

La rosa per un po’ si trattenne. Poi, non resistette alla sete e domandò al cactus se poteva regalarle un po’ della sua preziosa acqua. Glielo chiese sottovoce: un po’ perché era sfinita e un po’ perché si vergognava.

Anche stavolta il cactus rimase silenzioso. Ma parlò con il comportamento: facendo un certo sforzo, perché le piante non si muovono facilmente come gli animali e gli uomini, avvicinò lentamente alla rosa la sua foglia migliore, quella che conservava più acqua. 

La rosa bevve quel giorno e tutti i giorni che seguirono. E i suoi petali ripresero colore e vigore. 

Il cactus non la sentì più magnificare la sua bellezza. E soprattutto non venne più insultato per la sua bruttezza. 

Allora la rosa ricordò e capì quando le altre piante, lì vicino, l’avevano invitata a vedere un significato nel loro strano accoppiamento.

*** MASSIMO FERRARIO, La sete della rosa, per ‘Mixtura’. Libera riscrittura di un breve racconto tratto da Shannon Serpette, scrittrice ed editor statunitense, The Proud Rose, da 20 Good Short Moral Storie for Kids, in ‘momlovesbest.com’, 1 febbraio 2021


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