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sabato 22 maggio 2021

#SPILLI / Tassa sulle eredità, non c'entra la sinistra (Massimo Ferrario)

Forse la proposta di tassare le eredità e le donazioni superiori a 5 milioni, riguardanti l’1% degli italiani, non è neppure di sinistra. Ma si iscrive in una logica di minimo buon senso: in un paese 'civicamente normale', sarebbe di semplice ispirazione liberale. Un liberalismo intelligente, almeno. 

Non bisogna rimpiangere i soviet per dirsi favorevoli. 
Basterebbe affidarsi al cervello. Se continuiamo a ripeterci che le disuguaglianze, nel mondo dell’Occidente avanzato, continuano ad aumentare come mai è avvenuto nella storia recente, un provvedimento, del tutto parziale e minimale come questo, dovrebbe apparire scontato: specie in un momento di epocale emergenza socio-economica prodotta da una pandemia ancora non domata (una pandemia, tra l’altro, colpevolmente e allegramente propiziata attraverso il continuo e crescente saccheggio antropocentrico del Pianeta). 

Una volta tanto che il Pd, sia pure timidamente (come è nelle corde del neosegretario Letta, certo non un comunista bolscevico), prova a fare qualcosa di non usuale in un campo abbandonato da decenni (quello degli interventi economico-sociali, e non solo dei diritti: fondamentali, ma da soli insufficienti a orientare la società secondo un assetto più equo e inclusivo), c’è la sollevazione generale di tutta la destra più becera (l’unica esistente), compresa, ovviamente, caso mai fin qui non avessimo capito il suo collocamento coerente di sempre, quella renziana, abituata a demolire e a lavorare per conto dei ‘poteri forti’ (espressione alla moda, dolcemente vaga, che vuole sostituire i ben più concreti e duri ‘padroni’ di una volta, trasformati, ma non scomparsi anche oggi). 

Ma, ancora più parlante e indicativo del miserevole tempo che stiamo vivendo, c’è pure il no, sotto forma di umiliante schiaffo in faccia a Enrico Letta, del premier Mario Draghi: a conferma della visione sostanzialmente di destra tecnocratica che informa l’attuale governo.

Andrebbe ribadito: non si tratta di ‘mettere le mani nelle tasche degli italiani’, perché non stiamo parlando del 99% degli italiani. 
Si tratta di pretendere un contributo dai super-ricchi nel momento in cui questi lasciano ai figli la loro eredità, o decidono di elargire loro laute donazioni.
Sono gli stessi super-ricchi, padri e figli, che ogni giorno si riempiono la bocca con il valore del merito e della competenza e ci fanno la lezione, col ditino alzato e il cipiglio serioso, sulla necessità di praticare, finalmente, la meritocrazia. 

Forse anche chi non crede più all’esistenza delle classi, perché una sola sembrerebbe ormai aver vinto definitivamente (vedi la famosa confessione di anni fa del miliardario Warren Buffet), dovrebbe convenire che per questa super-classe sarebbe ora di ‘dare’. Qualcosina. Non solo di ‘prendere’. Quasi tutto (come sempre).

Senza contare, poi, che con questo possibile (piccolo) scambio solidale tra casta dei super-ricchi e giovani nullatenenti bisognosi di futuro, si potrebbe contribuire, sia pure in minima parte, a ridurre quel debito italiano (sempre più) ‘cattivo’ che pare essere la sola eredità che, come italiani tutti, trapasseremo a figli, nipoti e bisnipoti. 
Cominciare a lavorare su questa non esaltante e gigantesca ‘eredità passiva’ è una finalità cui ogni buon italiano dovrebbe essere interessato. 
A partire dal nostro ‘migliore’ presidente del Consiglio. Se è 'migliore' davvero.

 *** Massimo Ferrario, Tassa sulle eredità, non c’entra la sinistra, ‘Mixtura’, 22 maggio 2021


In Mixtura ark #Spilli di M. Ferrario qui

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