Il coronavirus si affaccia in America e immediatamente si pone il problema: chi paga? Nella sanità più costosa del mondo, dove senza un’assicurazione non hai nessuna certezza di essere curato, puntuale si è presentata la domanda.
Mentre noi pretendiamo che gli ospedali italiani si attrezzino per garantire che ci siano un numero sufficiente di letti in terapia intensiva, che ci siano cure, ricoveri e test gratuiti per tutti quelli che ne hanno bisogno, il The New York Times racconta la prima storia di un conto salato recapitato a un presunto malato.
Frank Wucinski e sua figlia Annabel, di 3 anni, sono stati evacuati da Wuhan in Cina all’inizio di febbraio ed obbligati a stare in osservazione in una base militare vicino a San Diego.
Durante la quarantena la piccola Annabel ha tossito e allora sono stati trasferiti d’urgenza in un ospedale per essere messi in isolamento. Dopo pochi giorni il test ha chiarito che non erano malati e così sono tornati prima alla base e poi a casa.
A sorpresa è arrivato il conto dall’ospedale, per il trasporto in ambulanza e per una radiografia: 3918 dollari. Frank, che lavora in Cina e la cui assicurazione non lo copre negli Stati Uniti, deve pagare di tasca propria.
E si tratta di un cittadino obbligato ad andare in ospedale dalle autorità che non ha avuto bisogno di cure, immaginate cosa potrà succedere a chi si presenterà con i sintomi della malattia e richiederà un ricovero in terapia intensiva. Il costo medio di un giorno in un ospedale americano è di 4293 dollari.
Per un giorno ringraziamo il servizio sanitario nazionale italiano, la migliore invenzione del nostro Paese, di cui dovremmo andare orgogliosi e ricordarci quando ci tocca pagare le tasse.
*** Mario CALABRESI, 1970, giornalista, saggista, facebook, 1 marzo 2020, qui
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