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venerdì 13 marzo 2020

#FAVOLE & RACCONTI / Il maestro Whu Zhi e il Giovane Ribelle (Massimo Ferrario)

Glielo avevano preannunciato. 
Prima o poi, il Giovane Ribelle che girava per le valli della regione con spirito tracotante e modi spicci e aggressivi si sarebbe fatto vivo ad una delle sue lezioni pubbliche e si sarebbe divertito a metterlo in imbarazzo, contestandogli l'autorevolezza di saggio che tutti gli riconoscevano.

Era accaduto più volte: diversi maestri, mentre tenevano i loro interventi pubblici, dopo essere stati sbeffeggiati, avevano dovuto interrompere i loro discorsi. In alcuni casi la folla presente aveva cercato di zittire e spingere via il Giovane Ribelle, ma lui si era difeso bastonando chi gli si avvicinava. In altri, la gente, spaventata, neppure aveva tentato di opporsi ed era rimasta indifferente, di fatto godendosi il trattamento volgare cui veniva sottoposto il maestro di turno, contestato senza il minimo rispetto. 

Li Min, il discepolo che seguiva il maestro Whu Zhi ormai da anni nei suoi spostamenti di villaggio in villaggio, era preoccupato: ogni volta, sia prima degli incontri, mentre era intento ad allestire il piccolo palco dal quale Whu Zhi avrebbe parlato, sia dopo, mentre le parole del maestro incantavano la folla con l'eloquio semplice, autentico e profondo che faceva accorrere anche gli ascoltatori più scettici, scrutava ogni angolo delle piazze, per vedere se da qualche parte si nascondesse qualcuno con le sembianze del possibile contestatore. Ma il Giovane Ribelle non aveva caratteristiche particolari; e tra l'altro Li Min non aveva mai avuto occasione di conoscerlo.

Quel pomeriggio, mentre imbruniva, Whu Zhi stava per concludere: dopo la lezione, molti presenti, interessati dal tema e dal modo limpido e accattivante con cui l'argomento era trattato, avevano posto domande di approfondimento e a ognuno, come sempre, il maestro aveva dato la risposta che faceva chiarezza: non forniva certezze, ma stimolava l'interlocutore a ripensare, e questo veniva molto apprezzato.

Fu in quel momento che una parte della piazza ondeggiò, cedendo spazio a chi urlava e si faceva avanti con foga, roteando un bastone e avvicinandosi al piccolo palco dal quale Whu Zhi stava finendo di parlare. 
Li Min non ebbe dubbi: doveva essere il Giovane Ribelle. 
Ed entrò in agitazione. 

Whu Zhi aveva colto da subito che qualcosa stava disturbando la folla e anche lui aveva immaginato che la causa potesse essere il giovane di cui si raccontava in ogni angolo della regione.

Smise di parlare. 
Strinse gli occhi per cercare di vedere meglio lontano, tra le ombre di una grande pianta che stava ricevendo l'ultima luce del tramonto, e quando scorse il giovane che si agitava per arrivare sotto il palco, insultando chi non si faceva da parte, si rivolse a tutti, con gentilezza ma anche con fermezza, chiedendo di lasciarlo passare. 
Il suo sorriso era sincero e realmente benevolo: se qualcuno voleva interloquire con lui, doveva avere il diritto e la possibilità di farlo.

Il Giovane Ribelle arrivò, tutto scarmigliato, sotto il palco.
Roteò il bastone e, fissando il maestro, gli urlò che se tutti lo rispettavano, lui non intendeva farlo. Non gli riconosceva alcuna autorità e mai gli avrebbe obbedito.

Whu Zhi lo spiazzò.
"Hai ragione. Sei una persona libera: io non ti voglio ordinare nulla e tu non devi obbedirmi. Qual è il problema?".

Il giovane si guardò in giro.
"Avete sentito? Anche lui dice che non gli debbo alcuna obbedienza. Sono libero. Posso fare quello che voglio. La sua saggezza non conta nulla. Sono io che conto. Conta solo quello che io voglio fare. Voi, che gli date retta, siete dei poveretti: riprendetevi la vostra autorità. Smettete di ascoltarlo e di obbedire ai suoi insegnamenti".

Li Min stava per intervenire: lo sguardo era scuro e minaccioso. 
Ma al maestro bastò un'occhiata per comunicargli, in modo inequivocabile, di restare zitto e calmo.

Il Giovane Ribelle non si accontentava dell'effetto che aveva ottenuto. 
Voleva la sfida in pubblico.
"Avanti, vecchio. Tu che sei convinto di trasmettere la tua saggezza a chiunque, anche a chi non ne vuole sapere nulla, convincimi che le tue parole meritano di essere seguite. E che anche uno indifferente come me alla tua autorità e ai principi che insegni, ti può obbedire".

Il maestro manteneva il viso sereno e sorridente: era il ritratto della tranquillità.
"Nessuno può convincere nessuno, caro giovane: solo noi possiamo convincerci, se riteniamo utile, conveniente, giusto farci convincere. Te lo ripeto: tu sei libero. Io non ti chiedo nulla. Men che meno ti ordino qualcosa. Soltanto, se vuoi qualche mio ulteriore pensiero su questo tema dell'obbedienza che mi pare ti stia tanto a cuore, ti propongo di salire sul palco e di venire al mio fianco, così che ti possa parlare anche guardandoti meglio in faccia. Alla pari. E non dall'alto di una tribuna."

Il Giovane Ribelle si volse verso il pubblico, quasi per raccogliere spunti per decidere che fare. 
La gente, in silenzio assoluto, era curiosa di vedere come si sarebbe sviluppato questo conflitto tra il ragazzo e il maestro.

Il giovane esitò a lungo. 
Poi gettò a terra il bastone, fece un salto e fu sul palco: davanti al maestro.

Whu Zhi annuì con il capo, soddisfatto. E, senza stringere fisicamente il ragazzo, si limitò a fare il gesto di un abbraccio: se non affettuoso, certo cordiale.
"Ti ringrazio, caro giovane, di aver accettato quanto ti ho chiesto di fare: ora sei qui davanti a me. Se però ti sposti di fianco alla mia destra, eviti di voltare le spalle alla folla, in modo che tutti, se vogliono, possono seguire ciò che ci diremo".

Il Giovane Ribelle non ebbe problemi a spostarsi subito come indicato dal maestro.
Whu Zhi, sempre più contento della disponibilità del ragazzo, aggiunse:
"Tu certamente sai chi sono: altrimenti non saresti venuto sin qui. Io però ignoro il tuo nome. Se me lo dici, posso evitare di continuare a chiamarti 'caro giovane'.

Il ragazzo, benché sempre un po' sulle difensive, obbedì.
"Mi chiamo Sun Chen. Ma tutti mi conoscono come Giovane Ribelle: perché faccio sempre di testa mia e non intendo farmi comandare da nessuno".

"Bene, caro Sun Chen, sono felice di poter scambiare con te pensieri sulla questione che evidentemente ti sta tanto a cuore: quella dell'obbedienza. Solo, ti chiedo un'ultima cosa, ancora, prima di iniziare. Prima ho sbagliato, chiedendoti di metterti alla mia destra. Da poco ho scoperto che, come tutti i vecchi, sto iniziando a non sentirci bene da un orecchio. Non me lo ricordo mai, ma è proprio il destro. Così, se ti metti alla mia sinistra, è meglio: l'orecchio sinistro è perfetto."

Sun Chen, senza protestare, cambiò subito posizione, ponendosi alla sinistra del maestro.

Whu Zhi approfittò per ringraziare.
"Sei gentile, Sun Chen: hai seguito tutti i miei desideri. Prima, salendo sul palco come io ti avevo chiesto;  poi, dietro mia richiesta, dicendomi il tuo nome; quindi mettendoti alla mia destra come ti avevo erroneamente detto; e ora spostandoti alla mia sinistra come invece ti ho appena chiesto di fare per il mio problema all'udito. Mi pare che abbiamo già materiale abbondante per riflettere sulla questione dell'obbedienza. Se credi, ne possiamo continuare a parlare quanto vuoi. Qui in pubblico o anche, più riservatamente, nella taverna qui accanto: mi hanno detto che cucinano un pollo alle mandorle che fa resuscitare i morti e si beve il miglior vino della regione."

Quando Whu Zhi e Sun Chen decisero di proseguire lo scambio in taverna, la gente applaudì: e per la prima volta nella sua vita il Giovane Ribelle si trovò ad essere oggetto di un battimano convinto.

*** Massimo Ferrario, Il Maestro Whu Zhi e il Giovane Ribelle, per Mixtura - Libera riscrittura di un famoso racconto zen anche in Nyogen Senzaki e Paul Reps (a cura di), 101 Storie zen (4. Obbedienza), 1957, Adelphi, 1973


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