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martedì 1 ottobre 2019

#MOSQUITO / Meritocrazia cinese contro democrazia occidentale (Daniel A. Bell)

In Cina, si riconosce in genere che paesi diversi con culture, storie e condizioni diverse debbano adottare sistemi politici diversi, mentre un pluralismo politico di questa specie è relativamente raro (come sistema di credenze) negli Stati Uniti. In più, la Cina è una cultura che impara, e i suoi leader si adoperano costantemente per innovare e imparare dal resto del mondo politico. Anche durante questo periodo buio di rallentamento economico e di aumentata repressione, la Cina continua a inviare i suoi funzionari pubblici all’estero per imparare le pratiche migliori e accoglie di buon grado input da parte di stranieri nel processo di elaborazione di relazioni di lavoro del governo. Ma le democrazie sono piagate da una specie di compiacenza autocelebrativa che segna la fine politica del futuro. Quando vi è esigenza di un fondamentale cambiamento politico, tende ad assumere la forma di un populismo arrabbiato e insulare che guarda soltanto all’interno per individuare soluzioni. Se la meritocrazia politica in stile cinese continuasse a innovare e fare riforme, mentre le democrazie non fanno nient’altro che dormire sugli allori, chiudersi invece che imparare dal resto del mondo e calunniare le alternative politiche, alla fine perderanno il sostegno dei “cuori e delle menti” e la meritocrazia politica diventerà il sistema politico dominante a livello globale. Sembra inconcepibile ora pensare che i cittadini accetterebbero loro sponte di autolimitare il proprio potere di scegliere i governanti, ma queste convinzioni possono cambiare se i paesi meritocratici surclassassero costantemente quelli democratici nell’andare incontro alle necessità delle persone. Forse fra cento anni sembrerà del tutto ovvio che i vertici politici debbano essere scelti attraverso esami e valutazioni delle loro prestazioni ai livelli più bassi di governo, e ci chiederemo come sia stato possibile che gli esseri umani siano arrivati a pensare che la logica “una persona, un voto” fosse il solo modo legittimo per scegliere i leader politici.

*** Daniel A. BELL, 1964, canadese di origine e residente in Cina, preside della Facoltà di Scienze Politiche e Pubblica Amministrazione della Shandong University e professore alla Tsinghua University, saggista, Il modello Cina. Meritocrazia politica e limiti della democrazia, 2015, traduzione di Gabriella Tomoli, Luiss, 2019


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