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venerdì 20 settembre 2019

#MOSQUITO / L'adulatore come minaccia (Plutarco)

Il ruffiano, per conquistarci, si aggrappa infatti all’eccessiva considerazione che noi abbiamo di noi stessi. Questo accade perché chi ha un’alta autostima, è il maggior adulatore di sé, e si compiace se qualcuno gli conferma le proprie fantasie e utopie. Chi si fa condizionare dagli adulatori, e viene agganciato da loro per questo, è una persona che si ama, e questo gli crea l’illusione di eccellere in tutto. E’ naturale e logico il desiderio di essere bravi in tutto, ma essere persuasi di essere già arrivati alla perfezione, è un azzardo che non va sottovalutato.

Quindi, se come afferma Platone: “la verità è sacrosanta, ed è la legge di ogni buona azione che deve influenzare l’esistenza degli dei e degli uomini”, l’adulatore rischia di andare contro i principi divini, soprattutto quelli del dio Apollo. Con il suo modo di agire infatti, l’adulatore contrasta quello che Apollo suggerisce, ossia “conosci te stesso”; chi loda gli altri li induce a farsi un’idea distorta di sé, dei propri pregi e difetti, rendendo il bene lacunoso e il male irrimediabile.

Se l’adulatore, come quasi tutte le altre disgrazie, colpisse unicamente e soprattutto le persone stupide e rozze, non sarebbe una minaccia così infida. Ma come i tarli si rintanano più che altro nel legno fresco e tenero, così le persone aperte e di sani principi, ospitano volentieri l’adulatore e quando sono invasi da lui, gli permettono di crescere.

*** PLUTARCO, 45-120, biografo, scrittore, filosofo greco antico, Come distinguere un adulatore da un amico, Easy Reading,  2012


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